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La pedalboard made in Italy di Steve Vai
La pedalboard made in Italy di Steve Vai
di [user #17844] - pubblicato il

Il 14 maggio Steve Vai farà tappa in Italia per una clinic a Roma. Per l'occasione l'organizzazione dell'evento si è rivolta a un marchio di riferimento per la realizzazione della sua pedaliera. Guido Michetti di Vinteck ci spiega tutti i segreti della nuova pedalboard.
Il 14 maggio Steve Vai farà tappa in Italia per una clinic a Roma. Per l'occasione l'organizzazione dell'evento si è rivolta a un marchio di riferimento per la realizzazione della sua pedaliera. Guido Michetti di Vinteck ci spiega tutti i segreti della nuova pedalboard.

Il setup di un chitarrista come Steve Vai è spesso elaborato e complesso, e anche una pedaliera "da viaggio" necessita accorgimenti particolari. Con l'obiettivo finale di massima qualità anche per le piccole occasioni, è indispensabile prestare attenzione a ogni dettaglio, dal cablaggio all'alimentazione fino alla disposizione dei pedali e il loro fissaggio sul pannello.
Per la sua prossima clinic italiana, la crew di Steve si è rivolta Vinteck, uno dei maggiori esperti riconosciuti a livello italiano e non in fatto di pedalboard e di quanto vi gravita intorno.
Guido Michetti è la mente e il braccio dietro il marchio. Nell'intervista che segue ci racconta la realizzazione della pedaliera assemblata per Steve Vai e condivide con noi alcuni consigli per una miglior resa del proprio setup.

Immagino che per te, come per tanti chitarristi, Steve Vai abbia rappresentato un grosso riferimento se non un idolo in gioventù. Ti saresti mai aspettato di mettere le mani nella sua strumentazione un giorno? Questa cosa ti ha messo ansia o sei più gasato all'idea?
Innanzi tutto una premessa fondamentale: questa non è "la" pedaliera di Steve Vai, ma semplicemente una pedaliera che Steve utilizzerà durante una clinic a Roma. Si tratta quindi di un setup piuttosto semplice e minimale, dedicato alla situazione specifica di un seminario.
Questa non è la sua strumentazione, ma un semplice supporto che viene fornito dall’organizzazione per ottemperare al meglio alle richieste.
Naturalmente mi ha fatto molto piacere essere interpellato e fare la mia parte nell’evento. Voglio ringraziare Stefano Sebo Xotta per avermi chiamato.
E comunque, vabbeh, alla fine è un lavoro come un altro. Dovessi suonare insieme a Steve Vai sarei molto più teso, anche perché di fatto non saprei cosa fare, sono abituato a cose più grezze, chessò, Motorhead... ecco.

La pedalboard made in Italy di Steve Vai

Puoi illustrarmi effetti e routing della pedaliera di Steve?
Certamente. Come detto è un setup relativamente semplice. Parte con un wah come primo effetto, del tipo ad attivazione automatica, seguito da un doppio overdrive Ibanez Gemini signature. Quindi mandata verso l'ingresso del pre dell’amplificatore.

Rientro dal Send, subito pedale volume, modello attivo, seguito da un chorus utilizzato anche per sdoppiare in stereo il segnale, che va in due delay identici. Da qui nel Return dell’ampli principale e nel return dell’ampli secondario. Quindi configurazione in stereo.

Mentre assemblavo non avevo a disposizione i due ampli per fare alcune verifiche, ho quindi inserito un isolatore di linea Ground Loop Killer sul return dell’amplificatore secondario, per evitare ground loop tra le due testate. È escludibile, così se non serve semplicemente non lo si collega.
Per interfacciare il tutto ho realizzato una piccola patch box, dove collegare tutte le connessioni verso l’esterno. All’interno della patch box ho realizzato una derivazione per l’accordatore che così non rimane in cascata ma sempre attivo, e con il volume si va in silenzioso.

Il tutto viene alimentato da un alimentatore Vinteck modello The Nine che è un po' sovradimensionato per questo setup, ma visto che il modello più piccolo sarà disponibile a giugno, ho preferito inserire questo.

Come supporto, visto che non si tratta di un setup da tour, abbiamo utilizzato, "alla vecchia" una semplice tavola da 15 mm, con i cablaggi a vista. Io prediligo i cablaggi a scomparsa, ma in questo caso non essendo previsto un flight case non era il caso di esagerare.

La pedalboard made in Italy di Steve Vai

Di solito si è portati a pensare che un professionista effettui accorgimenti particolari rispetto a un comune utente. In cosa differisce la pedalboard di Vai da quella di un qualunque amatore?
Come detto, questa pedaliera è realizzata per un impegno specifico che poco si discosta da una di noi chitarristi di tutti i giorni, anzi, tralasciando il concetto stereo, è davvero minimale.

Oltre ai pedali scelti, c'è qualche aspetto su cui Steve ha insistito perché venisse sviluppato in un certo modo?
È stata semplicemente fornita una specifica precisa sia sulla tipologia dei pedali sia del routing che della posizione esatta di tutti i pedali, da sinistra a destra. Non c'erano discusioni possibili, così o così. Ma tutto molto chiaro.

Immagino ti siano passate tra le mani tantissime pedalboard fai-da-te: quali sono i principali errori che vengono compiuti dagli hobbisti e che possono provare a correggere traendo spunto da questa nuova pedaliera?
Mah, gli errori principali sono quattro.
Il più importante che rilevo è la sottovalutazione dell’alimentazione. Un buon alimentatore permetterà di ottenere una pedaliera silenziosa. Un pessimo alimentatore fornirà solo del rumore.
Il secondo errore sta nella qualità dei cavi. Senza andare su cavi esoterici per lo meno dei cablaggi di buona qualità aiutano a mantenere il segnale in maniera decorosa e soprattutto stabile. Utilizzare dei cavetti, per esempio costampati, di bassa qualità metterà a rischio anche solo l’affidabilità della pedaliera.
Il terzo è il fissaggio. I pedali devono essere fissati stabilmente. Il semplice velcro, soprattutto se mal messo, non assicura un fissaggio stabile.
Il quarto più che altro è un consiglio. Realizzare una patch box per i collegamenti verso l’esterno ci permette di ridurre l’usura dei jack dei pedali, fornisce sicurezza e stabilità al sistema, e consente un buona rapidità di collegamenti in fase di sound check. Fondalmentalmente molte pedaliere sono un "casino a cielo aperto". Un po' di ordine è essenziale, sia per la funzionalità sia per l'affidabilità.

Sembra che questa pedalboard non sia particolarmente articolata rispetto a certe "portaerei" che si vedono in giro. Secondo te, quelle grosse pedalboard cariche di effetti servono davvero o sono un pretesto per avere tante scatolette colorate?
No, nessun pretesto. Ogni musicista ha necessità diverse a seconda della situazione. Ci sono pedaliere con montati otto diversi overdrive, per esempio, perché serve avere svariate sfumature sonore.
Oppure svariati delay, per ottenere diversi settaggi senza andare su apparti MIDI più complessi. Insomma, a ognuno il suo.

La pedalboard made in Italy di Steve Vai

Conti che questa collaborazione possa portare a "qualcosa di più" con Steve o altri artisti del suo calibro?
Mai dire mai. In questi giorni sono partite per me alcune collaborazioni internazionali di cui parleremo più avanti, ma in questo caso specifico non credo.
Questo è un semplice lavoro finalizzato a una occasione, quindi con una realizzazione relativamente spartana.
Probabilmente se l’organizzazione avrà nuovamente bisogno in occasioni analoghe si rifarà nuovamente, ben volentieri, qualche cosa.

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palchi e strumentazione steve vai vinteck
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