di Skywalker8 [user #40706] - pubblicato il 29 novembre 2014 ore 16:30
Salve a tutti voi,Accordiani e non. Saltando tutti i convenevoli del caso tenterò di rispondere a questa domanda,convinto del fatto che tutti riuscirete a dare un contributo alla definizione di questo concetto e a sopperire alle mie evidenti lacune. La riserva di pulito è,in parole povere,quella soglia di volume massimo raggiungibile da un dispositivo di amplificazione prima che il segnale sonoro in uscita comprenda caratteristiche di distorsione (voluta o involontaria) del segnale. Viene automaticamente in mente l'immagine,un po' comica ma non troppo,di un inesperto chitarrista alle prese con un piccolo amplificatore valvolare il quale suona a volumi sempre crescenti,girando infinitesimamente la manopola e cercando di capire fin dove potrà spingersi con i deciBel mantenendo sempre un suono quanto più possibile lineare e fedele a quello in uscita dal suo strumento.Ma il concetto di riserva di pulito è chiaramente estendibile a tutti i tipi di amplificazione. Le caratteristiche costruttive di un amplificatore possono,a parità di wattaggio,impedenze e numero di valvole (se valvolari),cambiare drasticamente questo parametro squisitamente empirico. Le mie esperienze contemplano questo quadro sommario:
Gli amplificatori a transistor (finale a transistor e preamplificatore a transistor) finiscono la loro riserva di pulito emettendo un suono zanzaroso e poco lineare sia a livello di percezione acustica sia a livello di spettro sonoro.
Gli amplificatori "ibridi" (una delle due parti è a valvole e l'altra a transistor) terminano la loro riserva di pulito in maniera meno brusca rispetto agli amplificatori completamente transistorizzati e permettono una transizione più dolce,fermo restando che il risultato sonoro terminale è sempre lo stesso.In alcuni piccoli tratti,per via della presenza di valvole termoioniche,si può assistere ad una saturazione progressiva del segnale che inizialmente può non essere sgradevole all'orecchio del chitarrista medio.
Gli amplificatori valvolari possiedono la capacità o il difetto di vedere la riserva di pulito ridursi in maniera progressiva già a volumi molto bassi.E' infatti difficilmente determinabile un "valore soglia" di deciBel oltre al quale il segnale comincia ad assumere connotati di distorsione dati dalla saturazione delle valvole vista la peculiarità dell'orecchio umano e alle differenze nella percezione del suono in ognuno di noi.Questo effetto può essere involontario o voluto perché,nel corso della storia chitarristica,la transizione dal suono pulito ad un suono "diverso" ha rappresentato un effetto voluto e gradevole a tal punto da svilupparci intere e massicce correnti musicali sopra.
Non essendo io un esperto in elettrologia ma solo un chitarrista desideroso di apprendere (come penso tutti) posso aver commesso qualche errore nella spiegazione di tale concetto anche se ho volutamente mantenuto un livello di approfondimento molto basso per non impelagarmi in concetti tecnici che non mi competono.E ho volutamente tralasciato il discorso dell'altoparlante il quale,in ogni caso,riflette in maniera più o meno fedele ciò che viene viene trasmesso dall'amplificatore di segnale nella sua unità di elaborazione (preamplificatore + finale di potenza). Da qui,però,la domanda.
E' possibile stabilire in maniera univoca e attendibile un valore soglia che determini la "riserva di pulito" di un qualsiasi amplificatore?E,se si,quali parametri si possono utilizzare? Quali caratteristiche costruttive possono fare in modo che si realizzi un amplificatore con elevatissima o ridottissima riserva di pulito?