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Da Gary Hurst a Formula B: il padre dei distorsori mezzo secolo dopo
Da Gary Hurst a Formula B: il padre dei distorsori mezzo secolo dopo
di [user #116] - pubblicato il

Un visitatore davvero speciale si aggirava tra le sale del primo Custom Shop Milano, lo scorso 15 marzo. Gary Hurst, creatore di un capostipite della distorsione come il Tone Bender, ha visitato lo stand Formula B, che realizza cloni fedeli con componentistica NOS. Abbiamo intervistato entrambi per voi.
Un visitatore davvero speciale si aggirava tra le sale del primo Custom Shop Milano, lo scorso 15 marzo. Gary Hurst, creatore di un capostipite della distorsione come il Tone Bender, ha visitato lo stand Formula B, che realizza cloni fedeli con componentistica NOS. Abbiamo intervistato entrambi per voi.

A cinquant'anni di distanza dalla nascita del suo primo effetto, abbiamo incontrato Gary Hurst al Custom Shop Milano 2015.
Gary ha creato il Tone Bender nel 1965, realizzando quello che oggi viene considerato un riferimento universale per i fuzz e distorsori a venire, in campo vintage. Da alcuni anni, è tornato a supervisionare la produzione di riedizioni ufficiali dei suoi pedali storici e il suo interesse non poteva che portarlo a visitare lo stand di Formula B Elettronica.
Marco Bovelli di Formula B costruisce cloni Fuzz e Bender imitando gli originali sotto ogni aspetto, fino alla cura nella selezione dei componenti NOS e nella realizzazione degli chassis.
Abbiamo rubato a Gary un commento in video sulla realtà odierna dell'effettistica, e abbiamo approfondito con Marco la storia delle sue particolari repliche.

Da Gary Hurst a Formula B: il padre dei distorsori mezzo secolo dopo

Molti si ispirano a progetti vintage, ma l'idea di replicarli al dettaglio è singolare. Quando hai deciso di lavorare in questo senso? Raccontami l'inizio della tua avventura.
Premesso che anche io sono un musicista, mi ero messo alla ricerca di un distorsore che non si trova più un commercio: il Pro Co Rat. Dopo aver acquistato provato e riprovato i vari surrogati e i nuovi Rat in circolazione, praticamente il suono che volevo sentire non veniva fuori. Allora, visto che di mestiere faccio il tecnico elettronico, mi dico: perché non provare a costruirlo?
Faccio qualche ricerca, trovo vari schemi del circuito ma tutti diversi tra loro e nessuno affidabile. Dopo altre ricerche trovo le foto dell'Interno di un Rat originale del '79 e grazie a queste
con non pochi sforzi riesco a riprodurre il circuito e ad assemblare il pedale!
Inserisco il jack nella mia Stratocaster che sembro un bimbo che sta aspettando di scartare i regali di Natale, accendo il tutto con ansia e... chitarra muta, zero, nessun suono.
Delusione assoluta! Faccio vari controlli: tensione ok, masse ok poi... cazzo, avevo dimenticato di inserire l'integrato LM308 nello zoccolo! Sistemo tutto e poi... finalmente! Power on!
Un suono stratosferico da far venire la pelle d'oca ricco di sfumature, sustain e di personalità.
Nei giorni seguenti chiamo un mio vecchio amico chitarrista e gli racconto che ho costruito il Rat, lui un po' scettico mi dice "sì, sì, ci sono i kit in giro sul web, tanti costruiscono i pedali oggi, ecc.".
Viene a suonare nella mia città e gli faccio provare il mio pedale.
Risultato: "Marco, ma come hai fatto a costruire un pedale così?! Il suono è quello giusto! Uguale al sound di Gilmour!", e lo sostituisce al suo Rat surrogato che aveva in pedaliera assemblato con i blasonati kit in commercio.
Il giorno dopo mi chiama e mi sfida a costruire il Tone Bender MKII, l'effetto dei suoi sogni, quello che usavano nei Led Zeppelin. Io, facilone, gli rispondo "e che ci vuole? Lo schema del circuito è molto più semplice del Rat".
Invece scopro che il difficile di questi effetti chiamati fuzz è selezionare e soprattutto trovare i transistor al germanio, quasi introvabili e costosi.
Nasce così in me una vera e propria passione per la ricerca e la selezione dei vecchi componenti elettronici che utilizzavano allora per realizzare questi effetti a pedale.
Infine mi è venuta l'idea di costruire l'enclosure dei miei pedali dandogli esteriormente un tocco vintage.
Forse questa è realmente un'attività singolare, mai vista, così che i miei pedali diventano realmente hand built e totalmente diversi da quelli comuni, standardizzati dalle scatole in alluminio che conosciamo tutti.

Raccontami com'è andato il tuo incontro con Gary Hurst e com'è stato per te mostrargli i tuoi lavori.
L'incontro con Gary è stato divertente... perché io non l'ho riconosciuto subito!
Lui è passato dal mio stand e in sordina si è messo a vedere i miei pedali. Poi ha fatto provare a un suo amico prima il Tone Bender MKI e poi il TB professional MKII e mentre bisbigliavano e si scambiavano pareri continuamente tra di loro è arrivato Giuliano di Spaghetti che mi ha detto: "ma lo sai che quello è Gary Hurst del Tone Bender?!".
Io, impallidito per la figuraccia, ho iniziato i discorsi con il farmi fare foto e autografo... invece lui, persona molto simpatica, mi ha detto "fammi vedere quello che combini con queste scatole!".
E così ci siamo scambiati in discussioni elettroniche, mi ha chiesto dove trovavo i transistor e i vecchi condensatori Mullard, abbiamo provato i miei strumenti per testare i componenti e abbiamo fatto altre chiacchiere su come era una volta e su come è adesso il mondo elettronico degli effetti.
Per me è stato un incontro insperato e posso dire che ho conosciuto il padre del mio effetto preferito!


Alcuni attribuiscono ai componenti elettronici d'epoca caratteristiche introvabili oggi, mentre altri dicono che sono semplicemente "meno efficienti e precisi". Cosa ha in realtà un componente NOS che non si può trovare in qualunque equivalente moderno?
È vero che i componenti NOS sono meno affidabili e meno precisi di oggi, questo per un motivo puramente di fabbricazione. Infatti cinquant'anni fa non c'erano macchine a controllo numerico comandate da computer e quindi le tolleranze sui valori finali dei componenti erano e sono altissime. Perciò, per risolvere questo problema, i componenti NOS vanno selezionati e scelti in base al valore che deve essere il più possibile vicino a quello dichiarato nel progetto originale.
È per questo che la circuitazione analogica fatta a mano con componenti NOS discreti ha il suo fascino e una sua personale caratteristica.
Se ci pensi bene, qualcuno preferisce ascoltare il fruscio del vinile piuttosto che l'alta fedeltà di un Compact Disc! E ancora, parlando di elettronica, oggi si preferisce suonare con un ampli valvolare che ha un suono più caldo, vero, caratteristico, che con uno a transistor, al contrario più freddo e piatto. I progetti valvolari esistono da almeno 70 anni!
Nel mio caso, per esempio, se nel realizzare un fuzz inserissi dei moderni transistor al silicio,
non avrei mai il suono prodotto dalla saturazione dei transistor al germanio.

Da Gary Hurst a Formula B: il padre dei distorsori mezzo secolo dopo

Davanti agli strumenti d'ispirazione vintage, i chitarristi si dividono. Alcuni ritengono che, fino agli anni '70, la chitarra elettrica (amplificatori, effetti...) abbia dato il massimo. Altri sostengono che la strada sia ancora lunga e che restare legati al passato sia limitante per l'evoluzione stilistica dello strumento. Convincimi che "suonare vintage" non è una scelta retrograda.
Certamente possiamo affermare che se un musicista è alla ricerca del sound di Jimmy Page, certamente non potrà trovarlo con una Les Paul del 2015 e un moderno multieffetto. Questo perché sia il legno sia i pickup moderni non suonano come quelli degli anni '70.
I legni erano pregiati, selezionati, gli avvolgimenti sui vecchi pickup PAF davano allo strumento una personalità e un calore che non puoi ottenere con i lavori di oggi, fatti in serie da macchine a controllo numerico e da artigiani orientali che mirano solo alla quantità piuttosto che alla qualità.
Suonare vintage significa anche suonare uno strumento vero, parlando di chitarre, realizzato in unico corpo magari, quello che non hai con uno strumento standard di oggi.
Anche le grandi case hanno coniato diciture come: VOS, Custom Shop o Relic, questo per dimostrarti ancora una volta che lo strumento vintage è "lo strumento". Mentre ormai lo standard è diventato economico, di serie, senza alcuna personalità. Naturalmente non bisogna generalizzare perché non tutti i tipi di musica si devono per forza suonare con uno strumento "speciale".
Poi arriviamo noi artigiani, con il nostro Made in Italy, a costruire strumenti ed effetti fatti a mano come una volta, dove ogni pezzo è diverso dall'altro per la sua personalità o per una sua caratteristica speciale.

Da Gary Hurst a Formula B: il padre dei distorsori mezzo secolo dopo

Su cosa si concentra la tua produzione attualmente? E a cosa stai lavorando per il futuro?
In questo momento in produzione, su richiesta di musicisti e amici, realizzo le repliche del Fuzz Tone, Tone Bender, Pep Box, Fuzz Face e RAT. Mentre per il futuro sto lavorando su dei miei progetti personali.
Ho ideato infatti un paio di enclosure e un circuito fuzz tutto mio, Con transistor al germanio nPn.
Inoltre sto realizzando degli alimentatori studiati per essere inseriti in pedaliera, per alimentare sia i vecchi pedali con positive ground sia i nuovi con negative ground e con varie tensioni.
Infine mi diverto comunque sempre a replicare qualsiasi effetto a pedale che mi viene in mente o che mi viene consigliato da qualche amico. Prossimamente voglio studiare il circuito del Big Muff e del Mosrite Fuzrite.
Concludendo, anche dopo l'esperienza al Custom Shop, ho capito che oggi il musicista vuole sempre di più "personalizzare" la sua musica, cercando di trovare per questo il suo strumento speciale, fatto su misura, che sia effetto, chitarra o amplificatore.

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