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Viaggio nel primo studio di registrazione d'Italia
Viaggio nel primo studio di registrazione d'Italia
di [user #116] - pubblicato il

Gianni Ruggiero, tecnico del suono nello studio di registrazione più longevo d'Italia, ci guida in un viaggio tra storia, vintage, tecnica e consigli sulla vita in sala d'incisione, nelle grandi produzioni fino all'home studio.
Se vuoi scoprire il jazz devi conoscere New Orleans, comprendere la sua culla per carpirne segreti ed evoluzione, e se vuoi studiare la storia della tecnica del suono devi recarti lì dove tutto ha avuto inizio: a Napoli, agli studi Phonotype Records, seconda casa discografica in Europa, la prima in Italia.

Nata nel 1901, la Phonotype ha registrato e prodotto i più grandi successi della musica classica napoletana e non solo. Ancora oggi è in piena attività e ogni giorno incide musicisti professionisti e giovani aspiranti, offrendo apparecchiature tra le più gustose in circolazione, una sala di ripresa da leccarsi i baffi e tutta l'esperienza di più di un secolo di storia.

Viaggio nel primo studio di registrazione d'Italia

Gianni Ruggiero è tecnico del suono presso gli studi Phonotype e tiene un corso per il Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli. Lo abbiamo raggiunto, approfittando della sua passione per l'insegnamento e dell'entusiasmo per la condivisione di tutto ciò che riguarda storia e tecnica del suono, per un'intensa chiacchierata sulla sala d'incisione. Abbiamo parlato del lavoro nell'epoca d'oro della musica su disco, di cosa è cambiato oggi, di come porsi nei confronti di un'imminente sessione di registrazione e di tutti i vantaggi e i rischi della produzione casalinga in home studio.


Nostra guida in una collezione di articoli che nelle prossime settimane ci porterà dietro e davanti al mixer, Gianni racconta così i suoi primi passi nel mondo della musica: La mia storia comincia all'incirca nel 1974. Tornavo da Londra dove avevo fatto un corso d'inglese poiché stavo entrando nell'Alitalia come tecnico di bordo. Però nel mio viaggio avevo conosciuto delle persone tra cui in particolare un assistente che lavorava presso gli studi Trident di Londra. Dopo un po' di tempo riuscii a convincerlo a farmi visitare le sale per curiosità, per capire cosa fosse la figura del tecnico del suono. Per la maggior parte delle persone all'inizio degli anni '70, quello del tecnico del suono era un mestiere sconosciuto, non si sapeva neanche di cosa si parlasse, e anche io non avevo delle idee molto chiare a riguardo nonostante sia sempre stato un audiofilo, appassionato di ascolto e di apparecchiature. Quando andai in questo studio (visitai poi anche quello di Abbey Road), la cosa mi affascinò tanto da farmi rinunciare alla prospettiva di lavorare all'Alitalia per dedicarmi a questo lavoro.
Ero iscritto a ingegneria e cominciai in uno studio vicino casa mia, la King, ex studi Rai. Era lo studio del famoso Aurelio Fierro. Lì ho fatto un percorso della durata di quasi un anno insieme a un amico e oggi forse il miglior tecnico che conosco, Lello De Luca.
In seguito ebbi la possibilità di andare a lavorare alla Zeus, lo studio che qui a Napoli lavorava di più in assoluto. All'epoca c'era il tecnico Maurizio Roselli dell'RCA, che aveva una scuola di tecnico del suono perfetta. Era il 1975, si lavorava col camice bianco, e io lì facevo l'assistente. Andavo ancora all'università e non mi vergogno di dire che per tanto tempo mi è capitato di andare a comprare le sigarette, fare le pulizie in studio... Amavo così tanto quel tipo di lavoro che non me ne fregava, potevo anche stare lì solo ad ascoltare e a vedere, mi sarebbe bastato.

Viaggio nel primo studio di registrazione d'Italia

Dopo circa un anno, Maurizio decise di passare a un altro studio, e io mi ritrovai con l'intera orchestra di Roberto De Simone, che aveva fino da poco La Gatta Cenerentola, e la domanda da parte del proprietario dello studio: "Gianni, ce la fai? Se non riesci, ho già detto al Maestro che proviamo, altrimenti si ferma tutto e bisogna chiamare un freelance da Roma".

In quell'anno passato lì, solo dopo 3-4 mesi avevo schiacciato "play&rec" (capiremo più in là perché si diceva così) e sempre con lo sguardo attento del tecnico che mi controllava. Di punto in bianco mi trovavo ad avere a che fare con un'orchestra di quaranta elementi e almeno 25-30 microfoni, molti dei quali valvolari quindi da regolare alla perfezione, soggetti a qualunque tipo di rumore o fruscio. Mi sono trovato a dover fare la mia prima registrazione con gli occhi puntati del proprietario dello studio e Roberto De Simone che mi guardava dubbioso.
La registrazione fu fatta ed eseguii anche alcuni tagli sul nastro: dopo diverse take si faceva anche una specie di editing, tagliando fisicamente il nastro per prendere le parti migliori, e ricordo lo sguardo gelido di Roberto De Simone ogni volta che mi apprestavo a tagliare quel nastro!
Fortunatamente, ma sarà stata solo fortuna, la registrazione andò bene, hanno continuato ad avere fiducia e da lì non mi sono fermato più.
gianni ruggiero interviste phonotype tecniche di registrazione
Link utili
Phonotype Records
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di strato78 [user #17091]
commento del 14/01/2016 ore 10:10:3
Bellissimo... CI andrei a vivere dentro!
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di swing [user #1906]
commento del 14/01/2016 ore 10:28:52
Mi affascina molto questo mondo. Attendo con ansia i prossimi appuntamenti.
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di Claudio80 [user #27043]
commento del 14/01/2016 ore 10:30:11
Bellissimo!!!Sarebbe il mio sogno poter imparare a fare il tecnico del suono, usare le vecchie macchine a bobine, e imparare tutti i trucchi del mestiere....
Come ha scritto "strato78" anche io vivrei li dentro!
Un saluto!
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di ardez [user #3464]
commento del 14/01/2016 ore 10:31:07
Interessante! Attendiamo i prossimi appuntamenti!
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di rugge78 [user #36021]
commento del 15/01/2016 ore 00:08:23
Il mio sogno!
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di Baconevio [user #41610]
commento del 15/01/2016 ore 07:51:17
a napoli la phonotype è leggenda.
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di scorrazzo [user #37353]
commento del 15/01/2016 ore 21:53:49
Aspetto anke io i prossimi articoli
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di Claes [user #29011]
commento del 17/01/2016 ore 18:11:16
Ci vuole un capitolo dedicato al "decalogo del musicista in studio". Come ci si deve comportare, quanta pazienza ci vuole e bisogna essere preparati a cambiare il set-up e quello che si suona a seconda di come la pensa producer e sound engineer in camicia bianca.
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di viabcroce [user #13757]
commento del 17/01/2016 ore 21:00:3
Che piacere rivedere e rileggere Gianni dopo tanti anni! :)

Attendo il seguito!
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di Claes [user #29011]
commento del 12/05/2016 ore 15:28:35
È tardi ma vi passo cmq una storiella quasi opposta - registrare (1970) un LP col minimo possibile per Blues Right Off. È probabilmente stato il primo LP registrato "on location" in Italia. Il registratore è un Tandberg a 2 piste - una per una band che era un trio e l'altra per la voce - missato in Mono. Microfoni: MD 431 per chitarra (SG Special / P90 +AC30) - anche per voce sovraincisa e per flauto traverso su un pezzo strumentale, Schoeps a nasto per la batteria e un RCF o simile da complessini per il basso (Jazz Bass+ampli Vox con cassa enorme). Il mixer era un piccolo Binson. Lo studio era quello di un pittore inglese e c'erano quadri dappertutto. 2 giorni per trasportare per i canali di Venezia tutto quanto e per registrare. Insomma, da home recording. Durante un pezzo ho sbregato un cantino - il produttore Ermano Velludo ha sentenziato "l'assolo va bene". A Milano hanno detto che "il Blues mai venderà" e l'abbiamo pubblicato noi stessi - forse il primo LP autoprodotto in Italia.
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