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Regent P13 anni '30: rara come il tartufo
Regent P13 anni '30: rara come il tartufo
di [user #43441] - pubblicato il

Non tutti gli strumenti che riemergono dai vecchi ripostigli degli anni '30 per arrivare fino ai giorni nostri provengono dai soliti marchi noti. Il panorama delle pre-war è una fucina di prelibatezze con tante storie alle spalle, e il catalogo Regent ne è un ottimo esempio.
La macchina del tempo virtuale ci porta a Saint Louis nel Missouri, subito a ridosso del crack finanziario del '29. Più precisamente siamo tra il 1934 e il 1935.
Sono anni durissimi, gli Americani non se la passano bene, ma si stanno pian piano riprendendo dalla grande depressione. La disoccupazione è al 22 per cento, siamo ancora sotto il proibizionismo e, se di notte ti fermi a guardare i monti Appalachi, puoi intravedere come lucciole i fuochi dei distillatori clandestini di bourbon e brandy. Il presidente Roosvelt, eletto nel '33, dà carta bianca alla nuova nata FBI e ai suoi G men che, sotto la sapiente guida del loro capo John Edgar Hoover, spediscono all'altro mondo John Dillinger e l'audace coppia costituita dai famossissimi Bonnie Parker e Clyde Barrow, in due storiche operazioni. Giusto per non farsi mancare nulla, i G men di Hoover pizzicano anche "pretty boy" Floyd e "baby face" Nelson, entrambi spediti al Walhalla in tempi brevi. Sempre quell'anno, Richard Hauptmann viene arrestato per il rapimento e l'omicidio del figlioletto di Charles Lindbergh. Sarà processato l'anno seguente, nel 1935, e spedito a raggiungere i suoi antenati nel 1936.
Da questa parte dell'Oceano il menù è di tutto rispetto: L'omino coi baffetti fonda il terzo Reich preparando l'Olocausto. Qualche migliaio di Km più a est il leader russo Stalin, per non essere da meno, si è già portato avanti con i compiti e sta già provvedendo allo sterminio che Adolfo sta solo programmando. Se poi ci spostiamo in Cina, abbiamo Mao che ha le redini del Paese saldamente in mano e, di quello che ha combinato in nome del popolo, ancora oggi ne sappiamo il giusto.
Ricapitolando, mentre gli Stati Uniti stanno faticosamente risalendo la china, qui in Europa stiamo mixando gli ingredienti per il disastro. Unica nota di colore in Scozia, dove, a tutto vantaggio del turismo, vengono scattate da tale Robert Kenneth Wilson, un ginecologo londinese, le famose foto del mostro di Loch Ness. Amici, vi butto lì una chicca al volo: nel '34 in America la benzina si paga 10 cent al gallone. Bei tempi! Scherzi a parte, in questo contesto, secondo le mie indagini, nasce la protagonista dell'articolo che oggi vi propongo: la Regent P13.
Vi sfido a trovarne un'altra! Sono impazzito per reperire notizie su quest'oggettino e vi confesso che, non avendo numeri di matricola, la datazione non può essere precisissima.

Regent P13 anni '30: rara come il tartufo

Siamo di fronte a un piccolo capolavoro di liuteria d'altri tempi.
Niente truss rod, a dispetto delle apparenze. Il triangolo bianco che si vede in foto copre solo due ampie fresature parallele nelle quali sono state sapientemente inserite due barre quadre di acciaio per mantenere dritto il manico. La tastiera sembrerebbe essere di palissandro brasiliano, mentre per il corpo e per il manico si parla di acero fiammato con la tavola posteriore quilt.
"Roba seria" direte voi. Nì...

Regent P13 anni '30: rara come il tartufo

In realta direi che si tratta di multistrato e non massello, che mi sarebbe piaciuto di più. Però suona alla grandissima. Le caratteristiche delle acustiche pre-war con buche ad effe sono rispettate totalmente. La chitarra è paragonabile per forma e dimensione a una Gibson ES175 o per meglio dire una L48, di cui questa era all'epoca diretta antagonista.
Bilanciatissima nel suono, risulta mediosa con propensione a esaltare le frequenze acute, ma a mio avviso dà il suo meglio in assoluto se accordata un tono sotto con una scalatura .012 di buona qualità. È solo così che tira fuori una grinta bluesy, inaspettata su uno strumento di questa fattura. Soprattutto accordata un tono sotto, spara fuori dei bassi interessantissimi.

Regent P13 anni '30: rara come il tartufo

Le finiture sono da top di gamma: fasce in acero fiammato, fondo quilt, tastiera e ponte in palissandro brasiliano, nove filetti di binding bianco-nero e una cordiera art deco da paura, di reminiscenza Gretsch. Il manico è dritto come una pista da dragster e grosso come una mazza da baseball. Action perfetta... dopo un passaggio da un amico liutaio.

Di lei sappiamo solo che è una chimera costruita a Saint Louis nel Missouri per contrastare lo strapotere Gibson. Stupenda, è stata fatta con amore per pochissimi anni da un marchio scomparso nei meandri della storia ed è testimone sopravvissuta di un'era che non c'è più, in cui si affogavano i dispiaceri nel blues e nel jazz, in fumosi locali clandestini tra un riff di chitarra e un bicchiere di Moonshine. Tempi duri, dove la pagnotta te la dovevi sudare, ma se potevi permetterti una Regent P13 potevi sentirti come "seduto in cima al mondo".



Non abbiatevene a male ma mi sembra superfluo entrare nel dettaglio dei costi, essendo di fronte a una one of a kind. Posso solo dire che non mi sono certo dissanguato.
chitarre semiacustiche gli articoli dei lettori p13 regent
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di mz2250 utente non più registrato
commento del 20/06/2016 ore 13:40:23
Molto molto bella sopratutto quel ponte mi intriga ,
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 20/06/2016 ore 22:25:09
In effetti colpisce per le sue fattezze.
Rispondi
di emanuelematteocci [user #28211]
commento del 20/06/2016 ore 14:33:07
Infatti, ma se puoi ci mandi i link oppure i nomi di alternative migliori? Io usavo n-track tuner per esempio.
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 20/06/2016 ore 22:46:24
Alternative migliori? Potresti spiegarti meglio per favore. Se posso aiutarti, certamente.
Rispondi
di nawa utente non più registrato
commento del 20/06/2016 ore 15:12:57
quali sono le fonti per l'identificazione? ha qualche scritta da qualche parte? sicurissimo che sia made in Usa?
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 20/06/2016 ore 16:26:53
Le Regent sono da Blues / Jazz USA e scovarne una è al limite del possibile. L'ho vista nominata un paio di volte su magazines tipo Guitar Player ma questa è la prima volta che ne ho vista una in foto! Come si capisce, il mondo era del tutto diverso... non c'erano marche da milioni di chitarre senza fine come ora Gibson / Fender ecc. Il mercato era ristretto a chi suonava per guadagnarsi la pagnotta. Già che c'è, Big George ci deve informare su com'era la Regent nelle classifiche e cos'altro c'era sul mercato. I bluesisti erano one-man band viaggiando in treno ascoltando il famoso ritmo delle Bogie wheels sulle rotaie. Era nato il Folk Blues.
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di biggiorgione [user #43441]
commento del 20/06/2016 ore 22:24:07
Caro Claes, in questo mondo di incertezze, dove in particolare su questa chitarra si sa veramente poco, forse l'amico Nawa ci può portare la "luce". La sua teoria sulla chitarra in oggetto è molto ben formulata e mi convince abbastanza. Sicuramente ha trovato dei dati interessantissimi che rendono ancora più interessante e meno scontato l'articolo. La cosa invece certa è che il folk blues negli anni trenta era ben consolidato e, soprattutto nel sud degli States, dividere l'incasso della serata per 1, era certamente la soluzione migliore, anche perchè guadagnarsi la pagnotta era durissima. Per quanto riguarda la Regent, come detto non ho trovato grandi riscontri e deduco che parlando di numeri, che sia stata una perla anteguerra o un gioiello dell'oriente, come sostiene Nawa,per altro con ottime argomentazioni, di certo non ha influenzato il mercato.
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 20/06/2016 ore 21:18:41
All'interno vi è l'etichetta con il marchio e il modello che appena si legge ma è rovinatissima. Gli unici dati li ho trovati su un forum, dove si parlava di marchi semi sconosciuti e si accennava al marchio Regent a St. louis nel Missouri. Per cui ben vengano ulteriori info. Ad aggiungere ulteriore mistero, io non ho trovato traccia di numeri di serie.
Rispondi
di nawa utente non più registrato
commento del 20/06/2016 ore 15:52:55
Biggiorgione! tieniti forte. secondo me non ne hai azzeccata una :-) per la mia sensibilità la chitarra è molto più rara e preziosa di quello che pensi. l'attaccacorde non è il suo ma è l'elemento determinante per l'identificazione. è di almeno 20 anni più giovane. non è statunitense, né la produzione, né il brand ma è facile che venga dagli States. se la vendi la prendo io :-)
Rispondi
di rockit [user #11557]
commento del 20/06/2016 ore 16:50:35
Qua (vai al link) le danno per Guyatone rimarchiate, quindi giapponesi...
Rispondi
di nawa utente non più registrato
commento del 20/06/2016 ore 16:55:41
però a noi di quello che dicono gli altri non ci può interessare troppo. e se si sbagliassero? quali sono le fonti? dobbiamo imparare a leggere le chitarre come se fossero dei piccoli misteri e usare il metodo di Sherlock Holmes. Infine dagli indizi trovare riscontro nei documenti.
Rispondi
di rockit [user #11557]
commento del 20/06/2016 ore 17:00:10
Diciamo che sono in parecchi a dirlo, forse si copiano uno con l'altro :-) Comunque qui c'è un'elettrica vai al link magari tu che sei esperto dell'epoca puoi ricavarne qualche certezza in più.
Rispondi
di nawa utente non più registrato
commento del 20/06/2016 ore 17:04:56
io so cos'è, nel senso che ho la mia teoria abbastanza robusta :-) ma aspetto biggiorgione per iniziare la discussione. magari lui ha indizi che cambiano il quadro. dal mio punto di vista la storia è molto più interessante e come collezionista nato a Napoli mi piacerebbe averne una. Spero che biggiorgione, accettando per buona la mia versione, rimanga così deluso da disfarsene per pochi euro. qui c'è posto.
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 20/06/2016 ore 21:44:32
Già vista anche questa. Posto che trattasi di chitarra elettrica con caratteristiche totalmente differenti, vale quanto detto sopra. I giapponesi sono maestri della riesumazione. Come già detto non escludo che Nawa abbia ragione, però qui siamo in un caso in cui anche internet non aiuta più di tanto. Io ho scartabellato tutti i miei libri di chitarre e non ho trovato nulla a riguardo, quindi ho basato l'articolo solo su quei 2 dati in croce che avevo.
Rispondi
di rockit [user #11557]
commento del 21/06/2016 ore 09:52:46
Già, la versione di nawa mi pare probabilmente la più credibile.
E sinceramente sono d'accordo con lui che spostare l'origine dagli USA al Giappone renda lo strumento ancora più interessante: se di chitarre economiche made in USA o di elettriche giapponesi dei primordi qualcosa si trova, le archtop degli anni 50 paiono praticamente introvabili e sconosciute fuori dal ristretto giro di appassionati, per cui secondo me, al di là del valore economico, come testimonianza storica diventa ancora più importante, una delle poche rimaste a raccontarci il primo periodo di quella che adesso è una potenza delle sei corde...grazie per avercela presentata!
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 20/06/2016 ore 21:29:0
Sicuramente arriva dagli States, più precisamente da un pawn shop di Springfield nel Missouri (dove l'ho comperata) e anche il venditore conferma che il marchio risale a prima della guerra a St Louis. Ciò detto, non ho trovato altri riscontri o foto ed è la prima volta che ne vedo una. Le caratteristiche sono coerenti con una chitarra di quel periodo, tuttavia qui di certo c'è veramente poco. Se puoi aggiungere qualcosa ben venga il tuo apporto.
Rispondi
di nawa utente non più registrato
commento del 20/06/2016 ore 21:37:3
Proviamo a leggere gli indizi come farebbe Sherlock Holmes. L’attaccacorde è molto particolare. Ma non è il suo, le corde arrivano troppo vicine al ponte. L’ho già visto da qualche parte, ci pensiamo dopo. Se fosse stato messo dal proprietario non ci direbbe niente della chitarra. L’elemento chiave sono le buche a effe in tre parti, non propriamente americane, venivano usate quasi esclusivamente dai siciliani. Una furbata per agevolare la produzione industriale economica. Altra cosa molto poco americana sono la posizione dei pallini sulla tastiera. Ergo: non è americana. Cosa può essere allora? giapponese o europea. Tedesca o svedese no. Chi altro c’era? gli italiani, perbacco. Ma sono sicuro che non è italiana anche se rimane fortissima la caratteristica mediterranea e più specificatamente napoletana. Quindi rimane il Giappone. Mistero risolto, elementare Watson. Basta riscrivere la storia mettendo tutti i pezzi nella loro giusta luce.

La macchina del tempo virtuale ci porta a Shumokucho, Higashiku, prefettura di Nagasaki. Il generale McArthur sta mediando la fine dell’occupazione del Giappone da parte delle forze armate statunitensi. Più precisamente siamo tra il 1950 e il 1951. L’indipendenza arriverà nel 52.

Sono anni durissimi, i giapponesi non se la passano bene, ma si stanno pian piano riprendendo dalla grande guerra e forse i tempi sono maturi per camminare da soli. Gli obiettivi dichiarati dell'occupazione statunitense del Giappone erano la democratizzazione dell'ordinamento dello Stato giapponese e il ristabilimento di un'economia industriale di pace. Un programma di riforma agraria, inteso a promuovere la proprietà contadina della terra, fu avviato nel 1947 e nell'aprile 1946 alle donne fu concesso il diritto di voto nelle prime elezioni generali del dopoguerra.

A Nagasaki fin dal 1908 esiste la Hoshino Gakki Ten che negli anni diventerà il più grande polo industriale della chitarra in Giappone e per qualche periodo, forse, nel mondo.

Nel 1929 inizia a importare un marchio spagnolo di chitarre classiche, Ibanez, e dal 1935 acquisendone il nome inizia a produrre internamente. Scoppia la guerra.

Nel 1950 rifornisce di tristi copie economiche i grandi distributori statunitensi. Manca di credibilità e di tradizione ma non manca l’intraprendenza e si avvia una produzione di arch-top sul modello delle napoletane Calace, famosa per il suo modello n. 2000 che viene riproposto come top di gamma sotto il brand Ibanez. Da Calace i giapponesi prendono la caratteristica decomposizione in tre parti delle buche a effe e lo strano attacca-corde che fa uso di cilindretti per agganciare le corde.

Appaiono per la prima volta nel catalogo 1950/51 Star Musical Merchandise n. 591.

Questo esemplare è importato con il marchio Regent forse dalla K. & K. Musical Instrument Co., Inc. 1441 Broadway - New York. Probabilmente in fabbrica è stato adattato l’attacca-corde del modello 109 su un più economico modello. Azzarderei che sia stato fatto nella metà degli anni ’50 e che il copri truss-rod sia stato messo per non farla sfigurare tra le chitarre della concorrenza che ormai ne avevano uno. Dai Giapponesi o dall’importatore?

Furono distribuiti alcuni esemplari anche in Europa col marchio Morena e l’attacca-corde a teschio del modello no. 7 che possiamo vedere in azione nel duo indo-rock olandese JACK & BILL. dovrebbe pesare tra i 2.3 e i 2.6 kg.

vai al link
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di nawa utente non più registrato
commento del 20/06/2016 ore 21:41:20
e ovviamente fetishguitars vai al link
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 20/06/2016 ore 22:04:59
Storia molto interessante e plausibilissima. Intanto la cordiera è certamente la stessa e nell'insieme la chitarra è certamente simile. Il coperchietto che normalmente protegge il truss rod, mi sembra posticcio e siamo coerenti con la tua versione. La paletta differisce da quelle che mi hai linkato e ricorda più qualcosa di derivazione Harmony, ma nel suo insieme, sicuramente hai portato dei dati interessantissimi. Potresti senza dubbio avere ragione. A questo punto ti faccio una domanda commerciale: A tuo avviso una chitarra così, con tutti i dubbi che si porta dietro, che valore indicativo potrebbe avere?
Rispondi
di nawa utente non più registrato
commento del 20/06/2016 ore 22:16:18
tieni presente che rispetto ai cataloghi c'erano sempre delle differenze e che alcuni particolari venivano variati per rifornire più distributori dando loro l'esclusiva. prova a vedere se il truss-rod è come quello illustrato in sezione sul catalogo. dal mio punto di vista ci sono tutti gli elementi per considerarla un pezzo da 90. è molto molto rara. delle Morena ho solo due foto d'epoca e c'è un esemplare in olanda. È una testimonianza dei primissimi passi dell'Ibanez e dell'industria giapponese in generale. Ha il dna di una grande liuteria italiana e la qualità era comunque molto alta rispetto i prodotti economici. Io ho scoperto la storia Ibanez/Calace tanti anni fa nei forum di Mandolin Cafe. Mi pento ancora di non aver preso la Calace che c'è su fetish per 3000 sterline. Forse non sarà facilissimo trovare il compratore (a parte me, ma per cifre umane) ma sicuramente è molto più interessante della solita chitarrella anni 30 americana "che non sfigura con le gibson etc etc etc.

PS i dubbi sono veramente pochi e basta consultare gli esperti. se mi dai il permesso di usare le foto dovrebbero esserci due persone che ne sanno più di me a cui posso chiedere :-) scherzo naturalmente!!!!!
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 20/06/2016 ore 22:40:5
Ovviamente puoi utilizzare le foto come ti pare e se ne vuoi altre mi scrivi che te le mando subito. Di certo la tua versione mi convince molto. D'alto canto i dati che mi ha fornito il venditore sono questi: "This is a vintage Regent acoustic guitar model P-13. It stands 42" tall and is 16 1/4" wide. It is 3 3/8" deep. There is some surface scratching in the finish. It also has some bowing on the neck. The neck does not have an adjustable rod going thru it. This guitar is still a nice collectible. According to the internet, early Regent guitars were made in St. Louis, MO." La chitarra l'ho pagata poco e con una modica spesa da un amico liutaio ho sistemato manico e tastiera senza rovinare la vernice. Ora sono a caccia delle meccaniche originali, visto che queste non sono bellissime e almeno di una foto del battipenna, così da poterlo far fare da un amico che in queste cose è maestro. Ti posso dire che mi piace molto il risultato finale e come suona la chitarra. Se ti interessa, dopo che ho finito di sistemarla , ovviamente in maniera coerente e senza alterarne l'originalità, se passi da Bologna dimmi qualcosa che te la faccio provare. Se poi ti piace e la vuoi prendere penso che l'accordo si possa trovare a cifre "umane". Se avrai modo di conoscermi di persona ti renderai conto che non sono il tipo che fa cadere le cose dall'alto. Sono inoltre d'accordo sul fatto che sia un oggetto interessante e diverso dal solito....nei limiti del possibile.
Rispondi
di aleck [user #22654]
commento del 20/06/2016 ore 23:16:5
Bello l'articolo, ma questa volta la vera perla sono i commenti :)

Discussione/indagine interessantissima!
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 20/06/2016 ore 23:56:05
Concordo. Le indagini su strumenti semi sconosciuti portano a interessantissimi brain-storming per saperne di più e in questo caso stiamo portando a galla la storia di una chitarra che a dispetto della provenienza è comunque rarissima...
Rispondi
di LordAxel [user #32439]
commento del 21/06/2016 ore 08:19:02
Articolo e commenti spettacolari. Seguo con interesse.
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 21/06/2016 ore 18:25:44
Questi sono i momenti che mi piacciono di più. Si parla di oggetti rari, strani, di ottima fattura e super controversi! Il top! Sono i momenti di "crescita"
Rispondi
di Sparklelight [user #41788]
commento del 21/06/2016 ore 09:38:59
Rarità nella rarità ... chissà come andrà a finire :-)
Rispondi
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di biggiorgione [user #43441]
commento del 21/06/2016 ore 18:27:52
Questa volta i dati in mio possesso erano scarsissimi e basati su testimonianze di persone, mentre Nawa mi ha portato dei "fatti" concreti e convincenti. Vuoi vedere che alla fine mi compra la chitarra a cifre umane o a scambi?
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 21/06/2016 ore 10:37:0
A questo punto ci vorrebbe una specie di "Treccani" della chitarra - una encicopledia della chitarra e 10 volumi da 1000 pagine non basteranno! Per la Regent vi sono aspetti storici nel senso che nel '39 i rapporti USA / Giappone erano già tesi prima dell'attacco a Pearl Harbor. Insomma, una esportazione di chitarre giapponesi era improbabile. Nel dopoguerra la situazione è diversa del tutto...
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 21/06/2016 ore 18:46:2
A questo punto, Nawa potrebbe avere ragione; la sua descrizione è plausibile. Purtroppo è difficile dargli ragione in assoluto, ma solo perchè i dati accertabili sono scarsissimi. Il marchio è americano e ha prodotto pochi esemplari per pochi anni all'uscita dalla grande depressione del 29. I Giapponesi hanno riproposto il marchio nel primo dopoguerra, le caratteristiche della chitarra sono compatibili con una costruzione anni 30, ma gli esempi di Nawa sono inconfutabili e ad aggravare la situazione , i giappo, copiavano addirittura dalla liuteria italiana anteguerra. Il mistero si infittisce. Ma, in questo inizio di estate, con i misteri che si porta appresso, questa "lettura sotto l'ombrellone " diventa sempre più interessante ad ogni apporto. Posto che io stesso penso che Nawa possa aver colto nel segno, trovo che questa volta non è solo un articolo scritto da una persona, ma un articolato puzzle dove ognuno di noi aggiunge una tessera al mosaico, sollevando un suo dubbio, o analizzando un aspetto che magari fino a quel momento era stato sottovalutato o era sfuggito e, questo a mio modesto parere arricchisce notevolmente il forum. Lo rende interattivo.
Rispondi
di agnocaster [user #10508]
commento del 21/06/2016 ore 11:12:18
... che dire...?? ... articolo e commenti interessanti ed affascinanti come un bel servizio di Piero/Alberto Angela... :-)
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 21/06/2016 ore 18:47:15
Secondo me qui è ancora meglio, perchè interviene attivamente il pubblico.
Rispondi
di paolo53 [user #2456]
commento del 21/06/2016 ore 12:56:5
Tra l'altro non sapevo e non immaginavo che l'Angela padre fosse stato e/o forse lo è ancora un ottimo pianista jazz...quando la musica è cultura! Salutones
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 21/06/2016 ore 18:47:45
E anche piuttosto capace.
Rispondi
di aleck [user #22654]
commento del 21/06/2016 ore 19:17:56
Caro amico, tra l'altro, dell'inestimabile Franco Cerri! :)
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 21/06/2016 ore 19:26:55
A proposito di chitarristi jazz con gli attributi...
Rispondi
di mmas [user #15948]
commento del 21/06/2016 ore 14:33:12
Ciao Big e Ciao Nawa, complimenti a tutti e due, per la passione, l'interesse e la voglia che avete di conoscere e di condividere con gli altri.
Grazie mille, bell'articolo e bei commenti.
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 21/06/2016 ore 19:29:46
Beh credo che il vero obiettivo sia quello di scrivere cose interessanti che stimolano la conversazione e ci fanno conoscere cose nuove. Ritengo che in fin dei conti sia l'obiettivo cui ogni forum dovrebbe aspirare. Quindi grazie a te che segui con attenzione e partecipazione gli articoli.
Rispondi
di gl68nav [user #9185]
commento del 21/06/2016 ore 15:30:30
Nonostante gli articoli di Big Giorgione siano sempre molto ben scritti e ricchi di informazioni, questa volta temo che la descrizione del contesto storico in cui la chitarra sarebbe nata sia poco azzeccato. E ciò sia perché forse la chitarra ha origini diverse, come acutamente messo in evidenza da altri; sia perché Mao Tse-tung nella prima metà degli anni Trenta non aveva saldamente in pugno le redini della Cina; sia perché in Europa non c'è solo l'ascesa di Hitler, ma il consolidamento del Fascismo in Italia e la vittoria delle sinistre in Francia e in Spagna, con la conseguente guerra civile spagnola del triennio 1936-1939. In oriente, nel frattempo, si coltivano i sogni imperialisti del Giappone (che, condividendone gli appetiti espansionistici, diverrà alleato di Germania e Italia) e quelli nazionalistico-reazionari del presidente Chiang Kai-shek.

Anche se non c'entra molto con la bellissima chitarra illustrata dall'articolo, penso fosse doveroso puntualizzare che i fatti storici sono narrati un po' alla rinfusa. Non vorrei che qualcuno retrodatasse il governo comunista cinese di oltre dieci anni! :-)

D'altra parte, se la chitarra fosse davvero di origine giapponese e risalisse agli anni Cinquanta... allora i riferimenti a Mao sarebbero corretti e tutto il resto sarebbe errato! :-)
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 21/06/2016 ore 19:05:33
Lungi da me il voler polemizzare su eventi storici. Scevro da giudizi di merito, cito due dati al volo, presi da wikipedia: "dal 1931 al 1934, Mao contribuì a fondare la Repubblica Sovietica Cinese della quale venne eletto presidente." "Mao venne rimosso dalla sua posizione e sostituito da individui (fra cui Zhou Enlai) fedeli alla linea ortodossa sostenuta da Mosca e rappresentata all'interno del Partito Comunista Cinese da un gruppo noto come i "28 bolscevichi". Chiang Kai-shek, che aveva in precedenza assunto il controllo nominale della Cina, in parte grazie alla "spedizione settentrionale", era determinato a eliminare i comunisti. Per sfuggire alle forze del Kuomintang i comunisti si impegnarono nella "Lunga Marcia", una ritirata dalla provincia dello Jiangxi nel sud-est, verso quella dello Shaanxi nel nord della Cina.

Fu durante questo viaggio, lungo 9.600 km e durato un anno dall'ottobre 1934 all'ottobre 1935, che Mao emerse come capo dei comunisti cinesi, aiutato dalla conferenza di Zunyi e dalla defezione di Zhou Enlai, alleatosi con lui. Dalla sua base a Yan'an guidò la resistenza comunista contro gli invasori nella guerra sino-giapponese (1937-1945). Mao consolidò ulteriormente il potere sul Partito Comunista Cinese nel 1942 lanciando la Cheng Feng (o "campagna di rettifica") contro i rivali interni, come Wang Ming, Wang Shiwei e Ding Ling."
Ora, forse non è esattamente avere in mano le redini della Cina, però il ragazzo "aveva fatto i compiti a casa", o no? per quanto riguarda l'innominabile baffetto, il 2 Agosto del 34 si era proclamato Fuhrer... Avrei potuto dire che L'Italia di Meazza E Piola aveva vinto il mondiale contro la Cecoslovacchia, non volermene se non ho citato tutto quello che è successo in Europa. Ho pensato che i guai fatti dall'omino baffuto fossero già di per se abbastanza significativi. Del resto per quanto ami la storia siamo sempre su un forum di chitarre. ;-) trovo carino il fatto che in tutto questo burridone su cosa cavolo è sta benedetta chitarra , il cinesino in un modo o nell'altro salta sempre fuori ...Ahahah.

Rispondi
di nawa utente non più registrato
commento del 21/06/2016 ore 17:12:10
un poco di dati in più. Calace e i giapponesi non ebbero mai rapporti ovviamente. Fu Salvador Ibanez a fare copie delle Calace. Comprando marchio, prodotti e know-how dello spagnolo acquisirono anche le copie e le influenze italiane. (non credo sapessero leggere bene i cartigli in corsivo). vai al link

Le Calace archtop sono degli anni '30 quindi comprensibilissima l'attribuzione a quel periodo. non mi stancherò mai di ammirarle. date un'occhiata al ponte e ai dettagli.

vai al link
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di biggiorgione [user #43441]
commento del 21/06/2016 ore 19:15:27
Eri già stato piuttosto convincente ieri. Oggi proponi immagini di una bellissima chitarra che in effetti per certi versi ricorda questa anche se la Calace è tanto più bella. Un solo appunto su un dettaglio che hai citato ieri: anche la tradizione americana ha chitarre con il pallino della buca a effe staccato,non solo la tradizione nostrana. Ne cito con cognizione di causa un modello prodotto sempre nell'anteguerra dalla ditta Conn, più nota per gli ottimi strumenti a fiato, sto parlando della Continental Soloist. Ne saprai qualcosa in più in un mio prossimo articolo, visto che ne sto finendo di restaurare una. vai al link Tolto questo hai veramente dato vita all'articolo, grazie come sempre.
Rispondi
di nawa utente non più registrato
commento del 21/06/2016 ore 19:35:38
è stata purissima fortuna e ho un po' romanzato a posteriori il processo logico. Mica sono sherlock holmes. Ho riconosciuto le effe e ho controllato il catalogo ibanez che avevo in archivio. solo il caso ha voluto che abbia passato dieci anni con un amico olandese a identificarne una, la Morena. su quasi tutto il resto sono abbastanza ignorante, in particolare non riesco ad appassionarmi alle chitarre americane, fatte le dovute eccezioni.
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di biggiorgione [user #43441]
commento del 21/06/2016 ore 22:14:0
Guardiamo il bicchiere mezzo pieno: su questa abbiamo risparmiato 9 anni e 364 giorni per capire cosa abbiamo per le mani, o per meglio dire cosa ho per le mani ora e cosa potresti avere per le mani tu se mi fai un offerta...ahahah! Per quanto riguarda le chitarre americane, è semplicemente questione di gusti. Beato te! A me interessano di qualsiasi provenienza, anzi ultimamente mi intriga l'est Europa... territorio chitarristico semi inesplorato!
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di Claes [user #29011]
commento del 21/06/2016 ore 20:27:20
La Regent e quella sorprendente Calace hanno in comune quelle belle buche a effe - elegantissime! Mai viste prima. Insomma, un elemento extra in questo puzzle tra guerra e pace. Mi pare un pò strano che non siano diventate il look standard... peccato. Che vi sia un problema acustico con le buche tonde? Che sia difficile produrli su catena di montaggio???
È interessante il confronto stilistico e di look tra una chitarra da Blues e una per professionisti con paga assicurata da musica in alberghi e ristoranti. Io voto per la Regent e sono sicuro che ha un sound brutale e scanzonato di quelli giusti. Big George ci deve un rapporto su questo.
Giappone / dopoguerra: si sono sorprendentemente "americanizzati" ben presto nonostante Hiroshima e, passo per passo, sono diventati un fattore dominante in un nuovo loro impero elettrico che ha conquistato il mondo intero già da tempo!
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di biggiorgione [user #43441]
commento del 21/06/2016 ore 23:07:50
In effetti pare che le guerre fra i popoli servano a creare in seguito solide trame commerciali...controsensi della vita... Non saprei dire perchè le buche ad effe siano in linea di massima diventate lo standard, ma sono propenso a credere che seguano logiche commerciali, legati al gusto della maggioranza. Non dimenticare che la Gretsch aveva sperimentato le buche a virgola nelle syncromatic e Gibson le buche a rombo nelle Trini lopez e che dire di Rickenbaker che ha sempre osato tanto...a scapito di vendite che non rendono piena giustizia all'eccelsa qualità costruttiva del brand. E vogliamo parlare della Gibson h-g 24? Qui per non sbagliare ci sono 4 buche ad effe e una buca tonda al centro!!! Periodicamente qualcuno canta fuori dal coro, ma alla fine il "popolo bue" vuole le solite cose, la coperta di "Linus" con cui scaldarsi ed avvolgersi prima di "ciucciarsi" il pollice! Se ci pensi ad oggi le chitarre che vendono di più sono strato, tele e les paul, nell'ordine che preferisci. Perché, forse una paul reed smith è inferiore??? No di certo, ma un les paul è sempre un les paul e venderà sempre di più. Ho fatto un esempio ma potrei citarne 1000. Quindi no, non credo che sia un problema di realizzazione,ma solo un fatto puramente di gusti della maggioranza. Per ciò che riguarda il sound della Regent, riprende le caratteristiche delle chitarre anteguerra. All'epoca i gusti erano diversi, meno pretenziosi; per fare lunghe camminate dovevi avere scarpe robuste, Oggi devono essere del brand giusto sennò sei additato come un poveraccio. Per fare musica bastavano due legnetti da percuotere, un flauto ricavato da un pezzo di canna e una corda da inchiodare alla parete esterna della casa e una bottiglia di vetro da usare come ponte per tenderla. Oggi, se non hai la chitarra di massello con l'action che quasi non senti le corde, le corde da 200 euro a muta "perchè provate queste , le altre non le vorrai mai più vedere", l'impianto super figo perchè capta anche le note oltre i 100000 hertz, manco sentissimo gli ultrasuoni, come i cani; se non hai questo non puoi suonare. Abbiamo perso il senso della misura, ma soprattutto la poesia, l'emozione primordiale che ti prende allo stomaco quando senti il suono della vera musica che racconta di vita vera e di gioia, di sofferenza, di malinconia o d'amore. Io quando sento questi strumenti e il loro timbro, sincero, schietto come il vino del contadino, senza solfiti, quando si suonava e basta e lo si faceva con quello che c'era, ritrovo quel tipo di emozione e mi piace cercare di trasmettere questo sentimento con le mie parole. Spero di riuscirci. Voglio allegarti due link di youtube, per darti l'idea di cosa sia il suono anteguerra. Nel primo ti metto John Fahey, un grandissimo ricercatore musicale, esperto di stumenti anteguerra e di accordature aperte. Forse non sarà il miglior fingerpicker che tu possa sentire in vita tua, ma di certo se tu non lo sentissi ti perderesti qualcosa. Nel secondo link ti metto lo stesso pezzo, suonato in modo identico con una chitarra Ark New Era, stupenda, replica della Bacon e Day senorita suonata da Fahey. Ascoltali in silenzio e senti il timbro povero ma genuino di un tempo, rispetto al suono potente , aperto, ricco di armonici di uno strumento di oggi. Sarà come vedere una Ferrari del tempo di Nuvolari ed una del tempo di Vettel: vai al link vai al link Spero di aver reso pienamente l'idea. Ciò detto diventa questione di gusti personali
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di Claes [user #29011]
commento del 22/06/2016 ore 10:52:46
Wow, che bella la Señorita pur essendo in età avanzata! Un suono ideale per il suo modo di suonare - molto bilanciato e ideale per un basso da Raga. Poi, le alte sono ottimali per quei pezzettini con i tocchi melodici a fuoco. La giovincella ha da imparare... che le corde siano nuovissime? Bilanciata non è e neppure matura. Che sia migliore quando avrà l'età di 80 anni e educata a dovere? Boh... imprevedibile.
Questa mattina mi sono svegliato con la musica di Hank Williams e promo per un film con esperti intervistati in TV! Country and Western autentico e ora continuo dato il tuo link! Grazie di cuore.
Torno dopo / il mio keyboard mi sta dando problemi proprio in questo esatto momento per accenti fondamentali e le funzioni Alt e Alt Gr.
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di Claes [user #29011]
commento del 22/06/2016 ore 13:51:48
Capitolo 2 con batterie nuove per la tastatura. Senza misura è quello che mantiene in vita Accordo! È da molto tempo che i cliché LP, Strat a seconda di cosa si suona e il P-bass imbattibile sono "fissi". Questo soggetto merita un articolo a parte. Pure la musica Country che è poco rappresentata su Accordo.
Dunque, da tifoso Ferrari, del rosso corsa e automaticamente di Nuvolari, voto per la '35.
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di biggiorgione [user #43441]
commento del 22/06/2016 ore 19:30:57
Beh, vedrò di fare il possibile per vivacizzare il forum e parlare anche di cose unpo' meno viste... E se capita ci butterò dentro anche un po' di country, che alla fine non guasta...
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 22/06/2016 ore 20:44:09
Parlare di cose un pò meno viste... Certo! Ci vorrebbe una nuova sezione su Accordo dedicata appunto a cose meno viste. Country: lavorando per una casa discografica l'interesse era unicamente hits-hits-hits per l'Europa. Neanche in USA mi sono interessato. Era per me musica orribile. Vedere Dolly Parton di continuo su Billboard e BMI ancor di più... sinché mi è capitato di ascoltare "Coat Of Many Colors" vai al link che tra l'altro ha un testo imbattibile - a long story. Infatti i testi country si basano cose realmente vissute. Sono di certo molti di questi che hanno suonato una Regent!
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 22/06/2016 ore 21:15:36
Niente di più facile. Tra l'altro nel country le chitarre con finiture particolari e binding abbondanti, no sono mai mancate
Rispondi
di LordAxel [user #32439]
commento del 21/06/2016 ore 19:12:58
Ma i dot al decimo e quattordicesimo sono normali per l'epoca?
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di biggiorgione [user #43441]
commento del 21/06/2016 ore 19:18:10
In effetti non so dirti quando gli standard attuali siano diventati tali, ma su parecchie chitarre anteguerra era abbastanza comune trovarli in quelle posizioni.
Rispondi
di LordAxel [user #32439]
commento del 22/06/2016 ore 08:22:19
Grazie dell'info. ;-)
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 22/06/2016 ore 19:28:4
Figurati. Per me è sempre bello condividere le info su questo mondo.
Rispondi
di nawa utente non più registrato
commento del 21/06/2016 ore 19:46:26
ma perché binding a 9 strati sono normali su una chitarra in laminato? :-)
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 21/06/2016 ore 22:22:19
Possiamo estendere il concetto: quante ne ricordi,così,al volo che abbiano un binding a 9 strati? A me non ne viene in mente nessuna. Forse la super 400 Gibson...ma non ci metterei la mano sul fuoco...in questo potrebbe aiutarci fbass se è sintonizzato e legge questo commento. Se non sbaglio ho letto su Accordo, qualcosa di suo a riguardo di l5 super 400 e loar. Roba di un paio di anni fa...
Rispondi
di Luder [user #45160]
commento del 23/06/2016 ore 15:53:13
..Beh Giorgione che dire! Quando ci si trova davanti ad uno strumento che è così raro da non saperne praticamente niente, è un po’ come scoprire la tomba di qualche presunto faraone sconosciuto . E pur non sapendone mezza rimango rapito dai vostri commenti e dalle investigazioni come davanti a un film di Indiana Jones. E da incompetente uomo della strada mi interrogo sul tema della “rarità”. La rarità dà già di per se un valore? Cosa vuol dire raro? Un qualcosa di molto vecchio, di cui è stato prodotto poco e di cui sono rimasti pochi esemplari? Sono già elementi sufficienti a dare valore e dignità collezionistica ad uno strumento? E in questi casi in cui è difficile ricostruirne origini e storia chi, cosa o come se ne ne decreta il valore? Chi pone l'asticella? Grande Big George!
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 23/06/2016 ore 19:29:18
E qui, come al solito, la risposta non è così banale! Occorre porre un distinguo di disambiguazione. Ehhh che parolone!!!! In parole più semplici: Bisogna fare una distinzione ponendo dei parametri di riferimento, per far comprendere meglio il problema. Partiamo dal primo parametro: raro non significa prezioso. Una foto di mio nonno con i baffi è rarissima, ma non preziosa. In tema di chitarre vi sono chimere prodotte per pochissimo tempo ma di scarsissimo valore e di bassa qualità. Chitarre già ignobili al momento della creazione, che tali restano nel tempo. Poi vi sono oggetti di altissimo livello prodotti in pochi esemplari e, questi, nel tempo aumentano notevolmente il loro valore. Poi ci sono le icone: chitarre di riferimento che seppur di produzione seriale sono nell'immaginario collettivo, i punti di arrivo di un chitarrista, ad esempio le les paul "burst" costruite tra il 1958 e il 1960, che sono considerate al pari di un Santo Graal e costano il prezzo di un appartamento. O peggio ancora le tele e le strato anni 50, che costano cifre da inchiesta e sono qualitativamente pezzi di falegnameria. Ma hanno fatto la storia della musica moderna e quindi vengono ampiamente sopravvalutate. Ciò non toglie che personalmente le adoro, proprio per la loro essenzialità. Poi ci sono i pezzi di moda perchè riesumati da qualche chitarrista "cool" e che quindi diventano immediatamente di tendenza. Inspiegabilmente le chitarre di liuteria, costruite a regola d'arte e ad un pezzo alla volta, nel mondo chitarristico non hanno alcun valore e sono commercialmente i cosiddetti "ossi". A Bologna Stanzani era solito definire le chitarre invendibili :" Chi la Ciàpa l'é la Sò", non credo necessiti di traduzione, comunque il concetto è che a differenza degli strumenti ad arco, dove solo la liuteria è sinonimo di professionalità, qui chi ha lo "Stradivari" delle chitarre, ha di fatto un oggetto invendibile, magari eccezionale, ma di fatto che non vale i materiali con cui è fatto. Anche qui però può esserci la variabile. Se il liutaio ha successo in America, le sue chitarre vanno a prezzi stellari. Qui se hai una chitarra di Stanzani o meglio ancora, di Tomassone, hai per le mani un oggetto ottimo, che non riesci a vendere neanche se piangi in turco. La Regent di questo articolo, al di là dell'incertezza sulla fabbricazione, tolto che personalmente, ritengo molto convincenti i dati espressi da Nawa, è rarissima e ben fatta, nonchè decisamente vintage, ma se dovessi dire una cifra di riferimento, non azzarderei più di un millino, delle due anche un filino sotto. Perchè arrivo a questa cifra? Perchè la tipologia di chitarra va ad inserirsi nella fascia delle concorrenti della Gibson, di chitarre come la L48, o, la L50. Essendo queste ultime appetibili dal punto di vista collezionistico, hanno quotazioni stabili, tra i 1500 e i 2500 euro a seconda delle condizioni. Questa, come la Cromwell g4 o come la Continental Soloist, di cui vi parlerò in un prossimo articolo, visto che una ce l'ho,o piuttosto la Harmony broadway o le regal (queste ultime 2 un gradino più sotto, per via di finiture più economiche), essendo alternative di ottima fattura a una cifra più appetibile, devono necessariamente costare qualcosa meno, rispetto alla cifra minima di riferimento del modello e marca più appetibili. Non dimentichiamo poi, il bacino di utenza, decisamente inferiore, che si rivolge a questo tipo di strumento. Nawa ci parla di una Calace anni 30 in asta a 3000 sterline. Una cifra di tutto rispetto, ma chi c'è disposto a investire una somma di denaro così su una chitarra di quel tipo? E su questa, a maggior ragione? In virtù di quanto detto, ritengo che una cifra tra i 7/800 e i 1000, sia più che ragionevole, tenuto conto delle condizioni, della rarità e del mistero che circonda questa meravigliosa chitarra, che per altro suona moooolto bene. Rimane il tuo ultimo quesito: chi stabilisce i valori? La risposta è : la legge della domanda e dell'offerta, che regola normalmente il commercio. Il Les Paul anni 70, che negli anni 80 ti tiravano nella schiena perchè brutto e pesante, ora è "vintage" perchè ha quasi 50 anni e come crisalide si trasforma in farfalla, il brutto anatroccolo diventa cigno! In realtà è ancora con tutti i suoi difetti,ma si sa il chitarrista ama le favole e chi dice di no fa come "la volpe e l'uva" non può spendere e allora disprezza, ma posto nelle giuste condizioni cade anche lui nel "trappolone". Scherzi a parte, gli strumenti anteguerra, fascino a parte, chè diventa una questione molto soggettiva, hanno oggettivamente delle matrici timbriche comuni che li caratterizzano e li collocano nel loro tempo. Se apprezzi queste caratteristiche, fatichi a riscontrarle in strumenti attuali. Attenzione, si badi bene, non sto facendo una questione di migliore o peggiore, ma semplicemente di differente e complessivamente è la soggettività del singolo a determinare la maggiore o minore appetibilità.
Rispondi
di Luder [user #45160]
commento del 23/06/2016 ore 19:49:35
Grande big Giorgione, super esaustivo come al solito! Grazie mille!
Rispondi
di biggiorgione [user #43441]
commento del 23/06/2016 ore 21:35:18
Dovere
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