Le scale, specie quelle a tre note per corda, sono tra gli elementi più utilizzati per studiare la tecnica.
La loro natura ne agevola esecuzioni meccaniche strutturate in pattern organizzati che consentono di raggiungere buone velocità e fluidità.
Il limite però, è spesso la sonorità "da esercizi" che a fatica questa tipologia di studi riesce a scrollarsi di dosso.
Ecco uno spunto da affiancare agli esercizi sulle scale che già praticate. L'idea è quella di riorganizzare le scale omettendo delle note.
Prendiamo come riferimento una scala di C major a tre note per corda; questa è la diteggiatura di C Ionico. Consideriamola divisa in tre set da sei note l’una. Il primo set disposto sulla copia di corde di E e A; il secondo su D e G; l’ultimo sulle corde di B e E.
Per agevolarci, nominiamo le sei note che compongono ogni set come: 1, 2, 3, 4, 5 e 6.
Ora, assecondando un principio esclusivamente geometrico/visivo vediamo cosa succede se iniziamo a omettere da ciascun set di corde, lo stesso numero di note, nella stessa posizione.
Partiamo omettendo da ogni set le note 2, 4 e 6. Vedremo spuntare su ogni set la triade corrispettiva alla nota di partenza. Otteniamo tre triadi: C (C, E, G); Bdim (B, D, F) eAm (A, C, E). Se le suoniamo in successione avremo il suono di un arpeggio di Cmaj13: C, E, G, B, D, F, A.
Questo, tra l’altro, è uno degli approcci più facili e funzionali per imparare a visualizzare gli arpeggi modali.
Facciamo la stessa cosa partendo dalla posizione successiva, quella di
Dm Dorico.
Troveremo tre triadi Dm, C e B dim che assieme suggeriranno un arpeggio di
Dm13.
Ora omettiamo dal set le note 1, 3 e 5. Usciranno ancora delle altre
triadi che avranno come fondamentale sempre la nota di partenza. Anche in questo caso otterremo l’
arpeggio modale della nota di partenza.
Vivacizziamo lo studio e, con un pizzico di
creatività, mescoliamo tra loro le posizioni ottenute fino ad ora,
alternando le diverse diteggiature di triadi ricavate.
Ecco due possibili
arpeggi che possiamo ottenere.
Continuiamo a
sperimentare: proviamo a omettere da ogni set le note 3 e 5. Su ciascuna delle tre posizioni si creerà una
quadriade con la settima al basso.
Vediamo cosa succede se, invece,
tagliamo le note 1 e 4.
Otterremo piccole
cellule melodiche che sintetizzano
arpeggi sospesi e con l’estensione della quarta.
Interessanti e gradevoli per certe sonorità ammiccanti alla
fusion.
Come detto il fine, ultimo di questi studi è stimolare la creatività nell’elaborare sonorità differenti
visualizzando le scale in maniera alternativa e più snella.
Ma questi esercizi gioveranno anche alla tecnica visto che dovremmo rompere i soliti cliché esecutivi sulle scale per assecondare le nuove diteggiature ottenute.
Per rendersi conto del potenziale di questi esercizi nella creazione di nuovi pattern e fraseggi, ecco un lick dove tutte le forme di triade e arpeggio estrapolate sui vari set sono mescolate assieme.
Applichiamo questo tipo di studio a ogni diteggiatura della scala. Non limitiamoci poi alle sole scale maggiori: sperimentiamo anche con la minore melodica e armonica, e tutte le scale che riusciamo a diteggiare a tre note per corda (pentatoniche estese, scale blues, simmetriche...). Serviamoci di questi studi anche per trovare nuovi pattern meccanici per affinare la tecnica. Buon lavoro!