Chi non ha mai preso in braccio una archtop vecchio stile potrebbe rimanere perplesso nel sapere che, per tradizione, le chitarre di quel tipo non hanno il ponte né avvitato né incollato, bensì semplicemente poggiato sulla tavola armonica bombata. Il compito di tenerlo al suo posto è lasciato alle corde che vi premono contro, ancorandosi alla paletta da un lato e al tailpiece dall'altro.
Indicato nei manuali anglofoni come "floating bridge", si tratta di una caratteristica ereditata dagli strumenti ad arco ed è comune pressoché a tutte le jazzbox e dintorni. Fanno eccezione alcuni modelli più moderni, le thinline e quelle che, in generale, usano ponti stile Tune-o-matic con stoptail abbinato: in questo caso, l'hardware è avvitato nel legno (pinned bridge).
Potrebbe sembrare una scelta costruttiva bizzarra, ma ha delle motivazioni ben precise.
Montare corde di dimensioni o materiali diversi altera degli equilibri su una chitarra e ne può compromettere l'intonazione: vale a dire che, anche quando lo strumento è perfettamente accordato, le note finiscono per essere crescenti o calanti man mano che si procede a suonare lungo la tastiera. Questo accade perché probabilmente, con il cambio corda, la chitarra ha ora bisogno di un diapason leggermente diverso, cioè la distanza tra il punto in cui ogni singola corda fa contatto con il capotasto e quello dove tocca il ponte deve essere modificata per assecondare il nuovo assetto. Qualcosa del genere può accadere anche solo quando si alza o abbassa l'action, e bastano pochi millimetri di regolazione sul diapason a fare la differenza.
A questo scopo, su una chitarra elettrica moderna, siamo abituati ad agire sulle sellette del ponte, una per ogni corda, allontanandole o avvicinandole dal manico con delle viti apposite.
Però le chitarre archtop più fedeli ai progetti d'epoca con ponte floating, solo poggiato al corpo senza alcun fissaggio permanente, di solito non sono provviste di sellette individuali per la regolazione dell'intonazione. Hanno invece una sella unica, simile a quella delle chitarre acustiche, sagomata per seguire a grandi linee quelle che comunemente sono le distanze "giuste", ma potrebbe non bastare a garantire sempre un'intonazione ottimale. Averla solo poggiata al top, senza fissaggio, permette di avvicinare o allontanare l'intero ponte fino a raggiungere l'intonazione perfetta (o quasi).
Se si possiede una archtop o si ha intenzione di acquistarne una, è bene avere ben chiaro come si fa a posizionare il ponte, a regolarlo e ad assicurarsi che, durante i cambi di corde o quando le si smonta per qualsivoglia ragione, questo non se ne vada per i fatti suoi perdendo l'assetto faticosamente individuato in fase di setup o, peggio, cadendo rovinosamente a terra col rischio di rompersi.
Epiphone è partita in soccorso dei chitarristi meno esperti di archtop, armata di un video che illustra il funzionamento di un ponte floating da jazzbox e con alcuni consigli su come trattarlo per costruirci un rapporto piacevole e duraturo.
Il tema è un evergreen, ma raccogliere nuovi spunti da un costruttore con una storia alle spalle lunga quanto quella che ha Epiphone in fatto di archtop è sempre un plus per la propria preparazione.
Il video è stato preparato per accompagnare il lancio delle archtop Masterbilt Century, , ma può tornare utile a chiunque si interfacci con una chitarra dalle caratteristiche simili e a chi, quando ha smontato per la prima volta tutte le corde dalla sua prima archtop, un brivido gelido gli ha attraversato la schiena alla vista del ponte che vola via. |