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Leaving the table: ci lascia Leonard Cohen
Leaving the table: ci lascia Leonard Cohen

di LaPudva [user #33493] - pubblicato il 11 novembre 2016 ore 21:24
Tra spinose questioni politiche nazionali e internazionali, catastrofi naturali e quant’altro, questo 2016 sembra voler mettere alla prova l’umore di noi tutti. Se state leggendo questo articolo, sarete sicuramente tra i tanti che hanno patito con particolare intensità anche la serie incredibile di scomparse che ha piagato il mondo della musica negli ultimi mesi, l’ultima delle quali è quella di Leonard Cohen.
Come riporta un comunicato pubblicato sulla sua pagina Facebook e come ha confermato il figlio Adam, l’artista canadese è morto serenamente all’età di 82 anni nella sua casa di Los Angeles. Le fonti ufficiali non ne fanno menzione, ma a quanto pare l’artista si è spento a causa di un cancro che, tra l’altro, lo ha costretto a realizzare il suo ultimo disco, “You Want It Darker”, uscito appena un mese fa, nel soggiorno di casa sua, impossibilitato a spostarsi a causa di lancinanti dolori alla schiena. 

Il susseguirsi di tributi al grandioso artista è partito la notte scorsa e, comprensibilmente, non si è ancora spento. Mi permetto una nota: al contrario di quel che ho letto nei tantissimi necrologi celebrativi che stanno saturando il web in queste ore, Cohen non è autore di brani popolarissimi. Magari lo fosse. I brani di Dylan sono popolarissimi; quelli di Cohen non vengono canticchiati in tutto il mondo né vengono celebrati trasversalmente, ma sono apprezzati da una fetta di pubblico attenta al valore letterario che certa musica può avere, tra cui una nutrita schiera di colleghi che hanno sempre riconosciuto il loro debito nei confronti del maestro. Il termine cantautore, infatti, suona stranamente limitativo per un artista come lui, persino un po’ fuori luogo. Quello di oggi è l’addio a un grandioso uomo di parole, un’importante voce letteraria nella più ampia delle accezioni del termine, oltre che a un uomo davvero unico, come il suo percorso.

Cohen nasce al pubblico come poeta verso la metà degli anni ’50 (dopo un’infatuazione con Garcìa Lorca che lo spinse a cercare una sua voce, «un sé che lotta per la propria esistenza») e arriva “tardi” alla musica. Nel ’67, al momento della pubblicazione del suo primo disco (il meraviglioso “Songs of Leonard Cohen”), ha già 33 anni e una serie di pubblicazioni alle spalle, ma si era già reso conto da tempo che non sarebbe riuscito a campare di sole parole. Segue, dunque, il consiglio dell’amica cantante Judy Collins e si fa violenza per battere la terribile paura del palcoscenico e dare inizio alla sua carriera di musicista. Da quel momento, Cohen ha alternato pubblicazioni letterarie e discografiche fino a pochissime settimane fa. Questa foga di scrivere e comunicare forse derivava, per sua stessa ammissione, dal dolore prematuro per la perdita del padre quando era solo un bambino, che lo aveva spinto a trovare un canale di sfogo tutto suo. 
La sua sensibilità complessa, il suo spirito critico, l’amore per le donne, l’impronta malinconica e depressiva dettata dalla pulsione a esprimere la grande sconfitta che tutti noi dobbiamo inevitabilmente affrontare vivendo (ma sempre «entro i ristretti confini della dignità e della bellezza»), un immaginario variegato, le meditazioni religiose imbevute di teologia ebraica (proveniva da una benestante famiglia ebraica di Montreal) ma arricchite da un forte interesse per altre dimensioni cultuali (per un periodo si avvicina a Scientology, ma, soprattutto, nel ’94 si ritira nel centro zen di Mount Baldy, dove rimane fino al ’99, facendo voto di silenzio), filtrati da un’ironia e un’intelligenza superiori – e trasmessi dalla sua voce baritonale ruvida eppure caldissima – rendono Cohen uno dei pochi davvero degni della doppia cittadinanza nelle sfere più elevate della musica e della poesia. 

Non elencheremo i brani più celebri, non commenteremo i dischi più venduti e non analizzeremo le sue raccolte poetiche; va da sé, sono meritevoli di attenzione. Banalmente, oggi vi invito a cercare online le sue interviste scritte, audio o video, soprattutto quelle più recenti: scoprirete un uomo che non ha perso la brillantezza nonostante le asperità della vita, messa a dura prova per lunghi anni dalla depressione e, in ultimo, dalla malattia. In una di queste, risalente a pochissimo tempo fa, si dichiara serenamente pronto a morire, anche se ha lasciato qualcosa di incompiuto. 

Tutto è relativo: 82 anni sono tanti e sono pochi. Sicuramente, però, Cohen è morto sazio di giorni.
 

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di Pietro utente non più registrato
commento del 11/11/2016 ore 22:55:30
Geazie,bellissimo articolo,come sempre! E comunque quelli come Leonard anche se passati a miglior vita,resteranno sempre dentro di noi ;-)
Rispondi
di LaPudva [user #33493]
commento del 12/11/2016 ore 11:15:19
Grazie a te!
Cohen - e quelli come lui - non non sono entrati nella vita delle persone tramite bombardamento mediatico ma con la sola forza della propria arte, e lì sono rimasti. Questo mi fa pensare che tu abbia pienamente ragione.
Rispondi
di Pietro utente non più registrato
commento del 12/11/2016 ore 11:17:30
Esatto! :-)
Rispondi
di maxventu [user #4785]
commento del 12/11/2016 ore 00:54:26
Tra le righe di questo articolo sei riuscita, in maniera sintetica, a trascendere e a superare il senso dello stesso omaggio a Cohen, mi par di capire qualcosa che va al di là di quel che è scritto.
Rispondi
di LaPudva [user #33493]
commento del 12/11/2016 ore 11:22:35
Grazie per questo bellissimo commento, Max. La morte di Cohen mi ha colpito davvero molto.
Quando ieri sera mi sono messa a scrivere, appena tornata a casa, ero avvilita. Realizzare il classico articolo commemorativo per un artista del genere mi sembrava davvero sciocco e poco rispettoso. Alla fine ho optato - come spesso faccio - per lasciarmi andare alle sensazioni del momento e condensare le sensazioni e i ricordi come meglio potevo in quel momento. Probabilmente non trasmette un decimo della stima che ho per quest'uomo, ma mi fa piacere che qualcuno abbia colto l'intento!
Grazie ancora.
Rispondi
di Repentless [user #45400]
commento del 12/11/2016 ore 07:06:15
Scusate la banale digressione seriofila ma proprio ieri sera, nella settima puntata del bellissimo The Young Pope di Sorrentino, è partita ad un tratto l'eccezionale Hallelujah di Cohen.
Una coincidenza che ha dell'incredibile. RIP
Rispondi
di LaPudva [user #33493]
commento del 12/11/2016 ore 11:29:51
Ma dai?! Che meraviglia... E che coincidenza commovente...
Un pezzo eccezionale.
Rispondi
di Repentless [user #45400]
commento del 12/11/2016 ore 12:30:26
Sì è verissimo, quando la ho sentita ho pensato agli incredibili casi della vita.
Grazie per il bell'articolo, un prezioso omaggio anche per chi come me non lo conosceva benissimo come artista.
Rispondi
di rickyfigoli [user #36535]
commento del 12/11/2016 ore 09:21:03
Fede i tuoi articoli sono sempre un piacere da leggere...
Rispondi
di LaPudva [user #33493]
commento del 12/11/2016 ore 11:31:30
Ciao caro Ricky, come stai?!
Grazie, sei sempre così carino. Mi fa davvero piacere che tu li legga e che li apprezzi!
Rispondi
di rickyfigoli [user #36535]
commento del 12/11/2016 ore 19:29:19
Bene, a parte la fatica nel trovare ritagli di tempo per suonare e curare le mie passioni, ma purtroppo la "vita da grande" è così.... Ma prima o poi manderò tutto all'aria e tornerò a Sante...
Rispondi
di LaPudva [user #33493]
commento del 12/11/2016 ore 21:57:25
E noi ti aspettiamo a braccia aperte! :D
Rispondi
di prada [user #19807]
commento del 12/11/2016 ore 10:09:00
Bellissimo articolo. Grazie.
Rispondi
di LaPudva [user #33493]
commento del 12/11/2016 ore 11:31:45
Grazie a te, Prada! Un abbraccio
Rispondi
di maccarons [user #20216]
commento del 12/11/2016 ore 11:51:08
Chapeau!
Rispondi
di LaPudva [user #33493]
commento del 12/11/2016 ore 21:57:46
Ciao maccarons! :D
Rispondi
di Oblio utente non più registrato
commento del 12/11/2016 ore 14:40:23
Fino a ieri ho solo saputo della sua morte senza aver conosciuto nulla della sua vita !
Mi unisco anch'io a ringraziare LaPudva per avermelo fatto conoscere nel suo modo cosi' coinvolto e profondo
Rispondi
di LaPudva [user #33493]
commento del 12/11/2016 ore 22:00:12
Ciao Oblio! A volte la notizia di una scomparsa può farci "incontrare" un artista e fornire l'occasione per parlarne. Un modo per trasformare una perdita in qualcosa di positivo, in qualche modo.
Un salutone e buon weekend! :D
Rispondi
di Oblio utente non più registrato
commento del 12/11/2016 ore 22:37:31
A te......... un abbraccio !! :)
Rispondi
di Tubes [user #15838]
commento del 13/11/2016 ore 10:47:3
Bellissimo pezzo scritto da una delle penne più sensibili della redazione ! Ho un'ignoranza musicale pazzesca e me ne vergogno ( figurativamente parlando ) ; pensa che a volte ascolto dei pezzi alla radio che conosco da una vita ignorandone titolo e artista e solo grazie a santo Shazam vengo a scoprire che era una canzone dei Beatles (sic!) o magari un pezzo dei Led Zeppelin e via giganteggiando . Di Cohen conoscevo solo l'aspetto letterario, perchè noto ai giornalisti di cultura nei più popolari quotidiani nazionali che spesso ne riportavano le attività, e la bella faccia espressiva e signorile, ma la sua produzione musicale mi era perlopiù sconosciuta . Poi, a seguito della sua scomparsa, tra alcuni commenti scopro che una delle title-track di una serie televisiva andata in onda un paio d'anni fa ( True Detective ) era la sua ; mi incantavo ad ascoltarla e,quando la puntata me l'ero registrata, non facevo mai avanzare veloce le immagini per non perdermela !
Faccio un piccolo p.s. : alla radio ho sentito le parole che lui dedicò in morte della sua amata compagna , sono di una semplicità e di una bellezza unica e ovviamente gli occhi si fanno lucidi mentre immaginiamo alle circostanze nelle quali si dedicano ad una persona dei versi così intimi e definitivi ; io li ho considerati,per un momento, come un piccolo e delicato fiore poggiato da un uomo sul velo delle terribili violenze subìte tutti i giorni dalla nostra metà del cielo .
Grazie ancora per il tuo contributo alla conoscenza dell'opera di questo artista .
Rispondi
di jackvance [user #34268]
commento del 15/11/2016 ore 09:27:28
as usual.. bell'articolo: malinconico come l'artista che descrive. A me i suoi testi (l' ho ascoltato la prima volta ad inizi '80) sembravano fuori dal tempo: in un momento in cui tutto o quasi appariva andare a gonfie vele, Cohen raccontava dell' individuo con i suoi tormenti e i costi delle scelte. Una melanconia appartata, non gridata ma sussurrata.
Rispondi
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di BBSlow [user #41324]
commento del 15/11/2016 ore 09:35:02
Un articolo che riesce a trasmettere emozione e compassione (nel senso etimologico del termine) senza ricorrere ai soliti, banali, strumenti della retorica del coccodrillo.
Come hai ben scritto, non è mai stato un artista "popolare", per una buona metà di quelli che ne ricordano il nome è "quello che ha scritto l'Hallelujah di Buckley". E però -ho notato nel corso degli anni- chi ne ascoltava un brano senza avere la minima idea di chi fosse quasi mai restava indifferente: melodie semplici senza essere banali, arrangiamenti e sonorità curate senza eccessi, e su tutto quella voce pazzesca che, come si direbbe in musica "seria", faceva del "recitar cantando" il suo punto di forza; un'alchimia che colpiva il cuore, ma passando prima dalla testa.
Dylan è Dylan, non si discute, il suo è il songbook più ricco di tutti (si, anche dei Beatles...). Ma il solo fatto che si pensi che nell'uso della parola da cantare Cohen sia stato superiore anche a Dylan, beh, la dice lunga su chi abbiamo perso. Meno male che siamo a metà novembre...
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