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La mia Sciàtt 999: rozza e un po' aristocratica
La mia Sciàtt 999: rozza e un po' aristocratica
di [user #17844] - pubblicato il

Conciliare liuteria e prezzi concorrenziali non è da tutti, ma Sciàtt ha messo a punto una formula che potrebbe stuzzicare il palato di molti. Con me c'è riuscita, e questa è la storia della mia 999: una solid body custom, italiana e artigianale costata meno di mille euro.
Sognavo di portarmi a casa una chitarra da SHG fin dal lontano 2009 ma, una volta per indecisione, un'altra per il poco tempo a disposizione da dedicare a prove approfondite sul posto, ho sempre desistito. C'è voluto il buon Giacomo, Jackdynamite su Accordo, insieme a una manciata di edizioni e qualche quintalata di messaggi scambiati su Facebook, per farmi tornare finalmente a casa con, in custodia, una sei-corde nuova di zecca, per di più completamente disegnata su mie specifiche e finita in rastrelliera per un prezzo che non mi sarei mai aspettato.

Giacomo Salmoiraghi, insieme al suo socio Giorgio De Lucchi, sono i volti dietro alle chitarre e ai bassi Sciàtt, che in poco tempo hanno imparato a farsi conoscere dagli affezionati di SHG e Custom Shop Milano grazie alle loro forme improbabili e a un DNA vintage-postmoderno che non può passare inosservato neanche nel mare sterminato di strumenti da sogno dei due show.
Giacomo si è fatto voler bene da subito, e ho seguito da vicino e con interesse la sua crescita come liutaio. Ha sempre avuto fisso in testa un unico shape: una chitarra puntuta e affusolata che ottimizzasse l'ergonomia e il bilanciamento dell'insieme. Quando mi ha accennato del suo progetto battezzato 999, le mie orecchie si sono drizzate: la serie Sciàtt 999 sarebbe diventata una linea di chitarre solid body completamente fatte a mano, di liuteria italiana pura ma che, grazie a una serie di accorgimenti, sarebbero state offerte al pubblico a partire dalla cifra di 999 euro.
Con quello che costa il lavoro in Italia, parlare di liuteria sotto i 1500 euro sembra fantascienza, così ho voluto mettere alla prova il suo senso degli affari. Ci siamo scambiati un po' di opinioni e, nel giro di qualche settimana, il disegno era definito.

La mia Sciàtt 999: rozza e un po' aristocratica

La mia sarebbe stata una chitarra interamente in mogano, con manico incollato e con tastiera in ebano. Nessun segnatasto, solo i dot sul bordo e un numerino impresso a caratteri dorati a ridosso del 24esimo tasto (perché di fret ne abbiamo voluti 24, anche se raramente mi ritrovo a posare i miei goffi polpastrelli oltre il 15esimo). In piccolo e solo per occhi attenti, la scritta recita "17844": è il mio numero di iscrizione ad Accordo, un tributo dovuto a una chitarra che, di fatto, esiste solo grazie a queste pagine virtuali.

La mia Sciàtt 999: rozza e un po' aristocratica

Una caratteristica legata alla serie 999 è il body particolarmente sottile, utile a contenere i costi dei materiali ma anche gradito per il peso ridotto che ne deriva (parliamo di una scheggia da 2,4kg). Una scelta tutta mia è invece quella di adottare una scala da 25 pollici in stile PRS (chi mi conosce sa che è un mio pallino da sempre). Il manico l'ho voluto a C, spesso ma non troppo, e devo ammettere che il lavoro di Giacomo in questo è stato impeccabile: la chitarra è suonante e suonabile in tutta la sua estensione, senza zone morte e con un capotasto in ottone che rende piacevolmente uniforme il timbro delle corde a vuoto, oltre a contribuire a una quantità di vibrazioni imponente, anche da spenta.

Giacomo, amante dei pickup "non standard", sa del mio debole per i Filter'tron e mi ha subito proposto di montarne un paio: due repliche in Alnico V. Ho acconsentito senza esitare e ho appoggiato anche la scelta di abbinarci un ponte fisso in stile hardtail: tra Tremolo e Bigsby, le mie chitarre hanno tutte ponti mobili, e quella che prendeva forma sui nostri appunti era una sfumatura che proprio mi mancava in tavolozza.
Così messa, la chitarra avrebbe lasciato il banco al prezzo di 999 euro, ma Giacomo aveva un ultimo asso nella manica: l'hardware dorato, dalle manopole alle meccaniche fino anche ai fret, è stato un suo regalo. È da sempre una mia fissazione e, abbinato col nero satinato a poro aperto in cui ha confezionato il tutto, ammetto che mi ha strappato qualche attimo di commozione quando, la mattina di sabato 19 novembre, l'ho vista per la prima volta con i miei occhi, esposta al centro dello stand Sciàtt durante l'ultimo SHG.

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Quella che state leggendo non è una vera e propria recensione: non troverete un altro strumento come questo nei negozi, e se lo volete uguale dovrete rivolgervi solo a Giacomo. Sarebbe superfluo spiegare quanto asciutti e definiti suonino i bassi anche in distorsione, o come le note cantino fino agli estremi di banda, risuonando con vigore anche sugli acuti in cui molte concorrenti perdono corpo. Sarebbe inutile descriverne i suoni o la loro collocazione in un repertorio che fa capo solo al musicista che l'ha commissionati, quando tra l'altro ho visto chitarristi shreddarci sopra da matti mentre la provavano a SHG, quindi anche in questo la demo allegata lascia un po' il tempo che trova. Qui si tratta piuttosto di me che condivido con i vecchi amici di Accordo un'esperienza unica, che consiglio a tutti, cioè quella di veder prendere forma giorno dopo giorno la chitarra che si ha in testa, tra continui aggiornamenti, foto, pareri e messaggi in chat (per lo più vocali, preferiti da Giacomo quanto odiati da me).



Ci voleva Jackdynamite per convincermi, e ci voleva la sua idea delle 999 per smuovere la mia curiosità, ma l'avventura è stata ripagata. Le sue Sciàtt hanno raggiunto un livello di cura ragguardevole e non ho paura di dire che, a quel prezzo, non troverete una chitarra industriale con la stessa attenzione per i dettagli funzionali.
Molta carne, poco fumo. Giacomo mi ha assicurato che il body è in due pezzi, ma ancora non riesco a individuare la giunzione per quanto è incollato con attenzione, e persino il manico: anche grazie al tacco schiacciato e smussato contro il body sottile, se mi dicessero che è un neck thru, ci crederei.
Tuttavia si tratta di uno strumento spartano, con un solo volume e un tono più un selettore a tre vie di qualità degna. Niente orpelli estetici, hardware più che dignitoso e un solo shape a disposizione (strano sulle prime, ma vi assicuro che ci si fa presto l'occhio e ancor prima si impara ad apprezzarlo sulla pancia), ma tanto basta a farne un'ascia da guerra in piena regola. Quanto al progetto di sfornarle a 999 euro l'una, non so come riuscirà a far quadrare i conti, ma gli auguro di dover mettere da parte tanti "un euro" di resto, perché il ragazzo ha fatto davvero centro.
999 chitarre elettriche sciatt
Link utili
Sito Sciàtt
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