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Pirateria (e soluzione alla) secondo Frank Gambale
Pirateria (e soluzione alla) secondo Frank Gambale
di [user #116] - pubblicato il

La pirateria è una preoccupazione per i musicisti ma, se ci si ingegna a dovere, le soluzioni non mancano. "Se un prodotto è raro vale di più" ci ha spiegato Frank Gambale, e ci ha raccontato del suo esperimento di distribuzione autonoma e sostenibile per il prossimo album.
L'ultima data campana di Frank Gambale organizzata con DV Mark è stata un'occasione per fare una lunga chiacchierata con il chitarrista. Si è parlato anche della sua visione della musica nel mercato odierno, di generi e di ciò che il pubblico vuole ascoltare al giorno d'oggi. Si è parlato del suo album Soulmine, e addentrarsi nella produzione di dischi e nella diffusione della pirateria ne è stata una conseguenza logica.
Il suo disco non è facile da trovare in Italia e, alla ricerca di informazioni sui suoi lavori con Boca, moglie di Frank nonché cantante in Soulmine, è impressionante come i primi suggerimenti dati da Google riguardino il download gratuito e illegale dell'album, prima ancora di suggerirne l'acquisto o un programma di concerti per seguirne la trasposizione sul palco.

Pirateria (e soluzione alla) secondo Frank Gambale

Abbiamo voluto parlarne direttamente con Frank Gambale, e il suo punto di vista sulla produzione di dischi e sulla diffusione della musica come professionisti ci ha acceso più di qualche lampadina.
Il punto di vista di Frank è piuttosto negativo, ma le idee non gli mancano, e i suoi progetti futuri potrebbero fare da spunto anche ai musicisti emergenti alla ricerca di canali nuovi per diffondere la propria arte senza finire per essere sfruttati in circuiti viziosi.
Ecco il nostro scambio con Frank, e non dimenticate di attivare i sottotitoli in Italiano nel video!

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di Faus74 utente non più registrato
commento del 01/01/2017 ore 09:59:20
Uhm, esperimento fallito in partenza, secondo me. Sicuramente il grande Frank ha ragione da vendere, troppa musica, ma il "suo" metodo lo trovo inutile. Basterà un qualsiasi software di registrazione ed ecco che l'utente avrà estrapolato l'audio dallo streaming. Questo vale anche per tutto il resto del materiale che intende usare come corollario per l'album. Come può un sito capire se lo sto "registrando"? Personalmente acquisto cd originali dei miei artisti preferiti, cd che poi converto in mp3 da portare ovunque e poterli ascoltare con comodità. Purtroppo la pirateria non é facile da fermare, chiudono un sito che linka materiale protetto da copyright e subito ce ne sono altri dieci pronti a prendere il posto del defunto. All'inizio c'era la scusa del non voler rischiare un acquisto errato, discorso che poi ha perso valore in quanto gli artisti (anche e soprattutto sconosciutiti) offrono subito estratti del nuovo album da ascoltare gratuitamente. Ma la gente se ne frega: "perché pagare qualcosa che posso avere gratis?". Non capiscono che, così facendo, tagliano le gambe alle nuove leve. Sicuramente il discorso é moooolto più ampio, questi erano solo i miei due centro. Buon anno a tutti.
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di aghiasophia utente non più registrato
commento del 01/01/2017 ore 12:44:38
Negli ultimi anni la musica ha socialmente e culturalmente assunto ormai un ruolo estremamente relativo e marginale. Almeno quella legata ai supporti materiali. Nessuno è disposto a comprarla, i pochissimi appartengono a due generazioni precedenti i millenials (come li definì alberto in uno dei commenti al post sulla natura delle recensioni di accordo) e quindi, tra famiglia, pappette e pannolini, utenti sempre meno disposti anche a seguire live e pagare cifre impegnative per un concerto. Di conseguenza é andata perduta una certa sensibilità audiofila che non sfugge anche agli stessi musicisti, i quali (molti dei quali) considerano i dischi come occasioni per rimpinguare il repertorio storico e presentarsi puntualmente in tour ogni anno,dimostrando,forse a ragione, scarso interesse nel chiudersi in studio e tirare fuori opere ben limate, a fuoco, e rappresentative di un percorso creativo. Perché impiegare tre anni di sudato lavoro se non frega una mazza a nessuno sia in termini economici, sia culturali?
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di ion1977 [user #22862]
commento del 03/01/2017 ore 00:34:04
Amen
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di coltrane [user #15328]
commento del 01/01/2017 ore 23:50:12
Ho vissuto in piena persona la rivoluzione digitale, c' è stato uHan tempo in cui in pochissimi avevamo capito quanto questa tecnologia avrebbe impattato su tuttoquanto, ho usato ed imparato tutto quello che mi capitava a tiro ed ahimè mi pento di essermi procurato software e musica in maniera "artigianale", dai tempi in cui copiavo i floppy con i videogame dell' amiga, masterizzavo cd, e poi giù fino a collezionare centinaia di gigabyte con l' avvento dell' adsl. Poi mi sono fermato a pensare che la musica stava morendo, e che era colpa anche mia, che con la scusa morale della libera circolazione delle idee e del fatto che avevo assoluta necessità di farmi cultura di tutto in breve tempo, ho smesso di comprare musica. Qual' è stato il risultato? Che oggi che paradossalmente fare un disco dovrebbe essere alla portata di tutti, più semplice ed economico che in passato sia produrlo che distribuirlo, si rivela invece difficile non dico guadagnarci, ma non rimetterci. Il risultato è che se i market digitali pagano un centesimo di niente a download, solo grosse produzioni con milioni di acquisti su itunes e visualizzazione su youtube fanno soldi a palate, insomma sempre di meno, ma sempre più ricchi. Così non ha più alcun senso puntare sulla qualità dell' offerta perchè tanto la gente ha i cazzi suoi e ascolta e guarda quello che gli passi, mentre invece è importante diventare "virali" . Di musica ce n' è talmente tanta dappertutto che non è oramai scontato venire pagati per vendere musica nuova.

Questo è quanto ed il discorso del buon Frank regge poco, tanto che anche lui alla fine dice che lo fa come un esperimento, della serie "vediamo come va".

Detto questo, le cose potevano andare diversamente? Si, no? Non ha senso chiederselo, guardiamo piuttosto avanti. Se siamo appassionati di musica, andiamo ai concerti, cerchiamo di comprare direttamente dal produttore la musica, che molto spesso distribuisce materiale su supporti virtuali e non, attraverso il suo sito. Facciamo come chi se ne intende di olio buono. Meglio andare dal frantoio che lo vende 10 euro la bottiglia che comprarlo al supermercato a 3 euro, avrai la qualità e farai lavorare un artigiano. Non fate l' abbonamento a spotify. Scusate se sono stato prolisso, ma mi premeva esprimere il concetto.
Rispondi
di Fiordaligi [user #37027]
commento del 06/01/2017 ore 20:42:58
Bravo, infatti i servizi streaming sono una parte importante della problematica perché hanno introdotto l'idea che non serve comprare il disco per averlo in modo legale. Ma neanche puoi pensare di boicottare gente come Spotify e Apple music e compagnia perché il cambiamento culturale ormai c'è stato, qui in Spagna per esempio l'abbonamento a Spotify te lo regalano con la fibra. Quindi ok, è cambiato il modo di ascoltare musica, ma Spotify e co dovrebbero comportarsi come una netlabel vera e corrispondere una parte degli introiti agli artisti che mettono a disposizione i contenuti, riequilibrando in parte il sistema. Questo sì che è un esperimento che mi piacerebbe vedere un giorno.
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di francesco72 [user #31226]
commento del 02/01/2017 ore 09:23:52
Il tema è articolato e la risposta di Gambale è una delle possibili. A mio parere, però, occorre una riflessione più ampia perchè la musica non sta solo nei dischi ed i musicisti possono guadagnare anche altrimenti.
In primo luogo ciò che nessuno potrà mai copiare è il concerto. Agli albori del fenomeno pirateria i Metallica partirono con querele e cause, non risolsero niente e divennero invisi ad una fetta di pubblico; (mi pare) Bon Jovi dichiarò che per compensare il drenaggio di risorse avrebbe aggiunto due date (non venti, due) al tour mondiale. Dunque non dimentichiamo che la pirateria non mette in ginocchio chi ha la possibilità di esibirsi. Se poi pensiamo che i nomi di grandissimo richiamo trattano cachet milionari, mi pare che rimanga comunque un buon margine; facendo i conti della serva: a 1.800€ al mese, 1.000.000 si guadagna in 46 anni di vita ed al momento c'è gente che lo guadagna in meno di un anno di live. Va da se' che chi fa quei numeri può permettersi anche di svendere il proprio repertorio tramite spottify. O, secondo elemento, campare di royalties: secondo Ian Gillan (che parlava in restrospettiva) i Deep Purple avrebbero avuto una vita più che decorosa chiudendo bottega dopo "smoke on the water".
Il discorso cambia per chi non ha quel giro di affari, ma è anche vero che se un artista è "di nicchia" (come Gambale), dovrebbe avere un pubblico affezionato che non trasale se deve pagare quelche euro ed avere il prodotto originale. Il problema (almeno l'economia lo dimostra) è il prezzo del prodotto: a basso prezzo si vendono più articoli. Dato per acquisito che una parte del mercato punta al gratuito sempre e comunque ed un'altra parte all'acquisto, c'è un'ampia fascia di pubblico che rimane nel limbo e decide a seconda del prodotto, della reperibilità e del prezzo. E' chiaro che questi saranno invogliati da un prezzo abbordabile, attenzione non basso: spendere 7/8 euro per un album è affrontabile da quasi chiunque, già andare sopra i 10 è psicologicamente debilitante, dover pagare quasi 20 euro per un cd è fuori mercato.
Infine, ma è il fattore principale, c'è il discorso qualità: se tutti gli album costano uguali pretendo che tutti abbiano la stessa qualità, ma così non può essere. Dunque anche gli artisti devono metabolizzare che il prezzo che l'utente paga sia una media tra il valore della canzone capolavoro e del brano qualunque.
In sintesi, è vero la pirateria è un problema e non si batte con strumenti che vietano o limitano, si batte rendeno l'offerta appetibile; senza dimenticare che un musicista ha anche altre fonti di guadagno, dalle lezioni di musica ai tour, dall'endorsing alle clinics al merchandising.
Ciao
Rispondi
di ndrecchia [user #43094]
commento del 02/01/2017 ore 15:58:19
Gambale non ha compreso la natura della questione. innanzitutto non ha compreso che è semplicissimo creare una copia del file che metterà in ascolto a pagamento (e questo dimostra che Gambale non conosce le tecnologie e non si può lavorare a risolvere un problema senza conoscere a fondo la tecnologia), seconda cosa, se io pago per della musica voglio possedere quella musica, sia pure in solo formato mp3, non voglio dipendere dalla connessione internet per accedere a qualcosa che ho comprato, voglio avere su cellulare e lettore mp3 ciò per cui ho pagato, terza cosa quante persone andranno sul sito di Gambale per comprare qualche brano? non parliamo di un compositore di prima fascia, ma di un ottimo chitarrista fusion che si è messo a fare brani cantati per valorizzare le doti vocali della moglie, insomma parliamo di album da 3000-4000 copie vendute tramite negozi e una campagna pubblicitaria su riviste per chitarristi. Gambale vuole rinunciare a ciò per vendere brani "sfusi" su internet? Quanti ne può vendere? 1000? 2000? È sicuro di poter coprire i costi della produzione? Gambale non ha compreso la natura del problema e naviga nel nulla. La questione non è la superofferta di musica, in passato c'erano molti più musicisti professionisti, c'erano molte più etichette discografiche e questo vuol dire che la produzione musicale era molto ma molto superiore, sia in termini di realizzazione di album che di concerti live. Mai come negli anni '60-'70-'80 si sono prodotti dischi e si sono fatti concerti. La sovraesposizione c'era allora, non adesso. In ogni quartiere c'erano almeno due o tre negozi di dischi, si suonava ovunque. Pertanto il problema non è quello dell'eccesso di offerta o quello di rendere raro il prodotto. La questione è che musicisti non rappresentano più gli ascoltatori e gli ascoltatori non si identificano più nei musicisti, i quali non hanno sostanzialmente più nulla da dire, nè dal punto di vista musicale (si ripetono sempre gli stessi generi con le stesse strutture musicali che si sono ormai esaurite) nè da quello dei contenuti (non esistono più autori in grado di scrivere testi lontamente paragonabili a quelli del passato nè negli ascoltatori c'è interesse ad approfondire l'ascolto dei testi). Diciamo che tra pubblico e musicisti c'è stato un divorzio consensuale per assenza di comunicazione. I musicisti si masturbano con le strumentazioni e la ricerca nevrotica del sound dimenticandosi della musica, e gli ascoltatori preferiscono la play station. Fine della storia. Gambale dovrebbe vivere di lezioni private facendo i dischi congeniali senza pensare al rientro economico.
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di mi_diverto utente non più registrato
commento del 02/01/2017 ore 17:50:52
Sei un musicista? Ti piace suonare ? E allora suona ... il download dovrebbe essere gratuito per far conoscere a più gente possibile i tuoi pezzi, così da invogliare tutti a comprare biglietti per i concerti.
La gallina dalle uova d'oro è morta, e i discografici piangono, ma un musicista dovrebbe imparare che si guadagna suonando, e non facendo il commerciante.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 03/01/2017 ore 09:43:2
Beh, su questo sono solo parzialmente d'accordo. Come puoi leggere nel mio post sopra anche per me il live rimane una fonte di guadagno possibile, ma che la musica debba essere gratuita è sbagliato. In primo luogo perchè, come per tutti i beni o servizi, ci sono delle spese di produzione che vanno ammortizzate. Ma soprattutto perchè si tratta di un bene prodotto in cui l'ingegno dell'autore va ripagato.
Ciao
Rispondi
di mi_diverto utente non più registrato
commento del 03/01/2017 ore 13:33:54
Beni e servizi e spese di produzione sono sostenute dalle case discografiche, che guarda caso sono quelle che più guadagnano. Oggi registrare un disco in uno studio professionale è alla portata di chiunque voglia fare della musica una professione.
Considerare queste spese come parte pubblicitaria per promuovere live e concerti penso sia oggi l'unica via percorribile.
Gambale non fermerà il download, e non lo fermeranno le major.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 03/01/2017 ore 17:31:18
Scusa ma non capisco la tua risposta: poichè le case discografiche anticipano le spese, allora gli utenti non le devono pagare? Mi piacerebbe sapere che lavoro fai e capire se ti andrebbe bene che, siccome manodopera e marteriali li paga un'azienda, allora il prodotto è gratuito, ergo il tuo lavoro non dev'essere remunerato. Inoltre non puoi considerare le spese di produzione di un disco come pubblicità: la pubblicità è uno dei vari costi, ma l'ingegno umano che ha prodotto le canzoni dell'album deve avere una remunerazione.
Ciao
Rispondi
di mi_diverto utente non più registrato
commento del 03/01/2017 ore 18:32:35
Certo che l'ingegno va pagato, ma se faccio il progettista (elettrico, elettronico, edile ecc..) il mio lavoro viene pagato alla consegna e stop. Non mi viene riconosciuta una parte per ogni volta che il mio impianto elettrico viene utilizzato. Potrei fare altri esempi in cui il lavoro dell'artista viene pagato solo ed esclusivamente nel momento della fruizione ,attore di teatro, pittore, musicista classico...
Le case discografiche avevano un senso quando stampare vinili, cassette, cd e supporti fisici in genere aveva un costo elevato. Paradossalmente comprare musica "liquida" oggi dovrebbe costare un centesimo di quando si producevano cassette, dato che i costi industriali sono azzerati.
Oggi invece mi propongono un Mp3 a 1 euro, che significa 15/16 euro per un album intero.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 03/01/2017 ore 19:44:1
Non è proprio così.
Andando per ordine: in primo luogo qui stiamo parlando di chi crea dal nulla, non di chi riprende schemi usuali o standard per adattarli ad una situazione. Sostenere la libera copiabilità delle opere è un reato in qualunque campo: architettura come chimica come elettromeccanica e musica.
Secondo: a parte che il paragone con gli attori non fila (essi sono esecutori di un copione, non gli autori), comunque non sempre artisti e produttori d'arte vengono pagati a cachet; se non erro Tom Cruise è il proprietario dei diritti d'autore sui film Mission Impossible, George Lucas di quelli sul merchandising di Guerre Stellari. Ma anche in questo caso non si deve confondere l'autore col mero esecutore: quando io suono Yesterday al pub avrò concordato un compenso pari alla situazione (nel mio caso una birra è sufficente), ma i Beatles maturano i diritti d'autore. Se però il gestore ed io non compiliamo la dichiarazione Siae, stiamo rubando ai Baronetti il loro compenso per aver scritto il brano; lo stesso avviene se si bypassano i canali ufficiali e si scarica musica (o film o libri o eventi sportivi) altrimenti.
Infine potrei anche concordare che oggi realizzare musica costi meno, ma non certo nulla; confesso, però, che non sono in grado di quantificare se 1 euro sia giusto o meno. Come ho già scritto, io l'album di Nick Jhonston l'ho pagato 8 euro che mi pare un prezzo più che onesto; addirittura l'ultimo di Gianluca Ferro l'ho pagato col crowfounding e non mi sono certo rovinato. Peraltro puoi anche sostenere che i mezzi costino poco (in realtà non è così), ma i professionisti vanno pagati e ti garantisco che un buon missaggio viene fuori solo da un buon produttore, come non puoi pensare di fare un lavoro professionale e chiamare un batterista preso dalla strada o un bassista che fino al giorno prima era impiegato al catasto. Questa pretesa di determinare quanto pagare un professionista mi pare assai ingiusta. Ripeto il paragone: credo che nessuno sarebbe d'accordo a lasciare il proprio stipendio in balia degli utenti del proprio lavoro.
Ciao
Rispondi
di mi_diverto utente non più registrato
commento del 03/01/2017 ore 20:05:03
Evidentemente la pensiamo in modo troppo diverso per trovare un accordo, un progettista elettronico impiega le stesse risorse di un progettista software, gli studi sono ben più approfonditi di quelli di un musicista. Crea qualcosa che spesso non esiste, e non penso che la difficoltà sia minore di scrivere un pezzo con 4 accordi come la maggior parte della musica da 40 anni a oggi.
Ribadisco il mio concetto, ti piace suonare? Fai concerti e ti sbatti per farli ascoltare a più gente possibile.


Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 05/01/2017 ore 10:20:00
Il problema è che non consideri fare il musicista professionista un lavoro di cui la composizione e l'esecuzione dei brani in studio sono una componente (tra l'altro essenziale). Il che, a mio avviso, è una grave mancanza di rispetto del lavoro altrui. Come ho scritto, non so cosa fai per vivere, ma mi piacerebbe sapere come reagiresti se il tuo datore di lavoro o i clienti ti dicessero: "da domani considero 1/3 del tuo lavoro nulla, quindi non te lo pago", perchè è questo quel che stai sostenendo. Peraltro ti lamenti che non ci sono nuove produzioni, poi sostieni idee che disincentivano a produrre novità: perchè sbattersi ad inventare qualcosa di nuovo e realizzarlo se poi non vi è un ritorno? Ti suonerà strano, ma per quanto possano divertirsi a suonare, anche i musicisti mangiano ed abbisognano di un tetto e, per ora, io non ne conosco che paghino i conti suonando al supermercato.
Mi spiace se la musica che ascolti è composta dai soliti 4 accordi, ma questo è quel che conosci tu, non quel che esiste; avendo voglia di ascoltare ci sono in realtà molte novità ogni anno. Se poi ad uno basta "alba chiara" ripetuta all'infinito con il titolo diverso, è un altro conto, ma non incolpiamo i musicisti per la nostra chiusura mentale.
In 20 anni ho visto centinaia di teorici della libertà delle opere dell'ingegno (altrui) rimangiarsi clamorosamente le proprie idee nel momento in cui gli erano sconvenienti. A Bologna c'è un modo di dire che esprime bene come sia facile fare gli splendidi con le risorse degli altri, direi che calza a pennello.
Ciao
Rispondi
di mi_diverto utente non più registrato
commento del 06/01/2017 ore 02:47:54
Non ho mai scritto che considero la professione di musicista facile, tutt'altro...
La produzione in studio è essenziale e ho scritto più su che i professionisti vanno pagati. Ho solo espresso il mio parere su come questi costi debbano essere considerati.
Mi hai chiesto più volte la mia professione, ebbene fino a pochi anni fa ero libero professionista, sono progettista elettronico e programmatore plc, con specializzazione nelle interfacce uomo/macchina. Quando eseguivo un lavoro, sia di semplice routine sia di complessità elevata il mio compenso era esclusivamente basato sul tempo che impiegavo a portare a termine il progetto. Il software o la scheda prototipata venivano consegnati al cliente pagante e ciò che ne faceva dopo erano affari del cliente, non più miei.
Ho pensato più volte di brevettare macchinari o procedimenti industriali (ho sviluppato un software in grado di analizzare dischi diamantati per taglio granito, che permetteva di intervenire sui parametri di un macchinario per "raddrizzare" e "tensionare" in modo completamente automatico queste lame) ma ho preferito costruirmi i macchinari e venderli, fino a che non sono stati copiati e prodotti in cina (con ovviamente costi ridicoli).
Conosco quindi le problematiche di cui parliamo.....
Tu insisti nel dire che il download illegale non faccia guadagnare i musicisti, io sostengo che non dovrebbe essere questa la fonte di guadagno principale.
Ritengo che la musica scaricata possa avere valore come quella ascoltata in radio, che seppur pagata dalla pubblicità, dia un ritorno mediatico prima di tutto.
Non ascolto solo musica "commerciale" ma spazio davvero su tutti i generi, stasera sono di ritorno da un concerto gospel, con il mio gruppo suoniamo dalla musica popolare al rock al pop.
Spiegato ora il mio pensiero ti invito a una riflessione, un brevetto farmaceutico dura 20 anni, dopodichè tutti possono produrre la molecola o principio attivo solo cambiandone il nome commerciale. Hai una vaga idea dei costi e dell'impegno che sono sostenuti per sviluppare un farmaco ? Ti pare adeguato il termine di 20 anni ? Ti pare adeguato che i diritti di "Vamos a la playa" vengano pagati per 100 anni dopo la morte dell'autore?
Facile fare i finocchi ecc. ecc. ecc.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 09/01/2017 ore 12:57:03
Ve beh, dai. Da quanto scrivi è chiaro che non leggi nemmeno i miei post: scrivo che non consideri scrivere musica come professione e tu mi rispondi che non hai mai scritto che sia facile. Dimmi tu cosa c'entra se è facile o meno? Ti propongo di decurtare il tuo stipendio di una frazione, come tu vuoi fare coi musicisti e mi sciorini le tue competenze, di cui sinceramente facevo a che a meno, ma non rispondi alla domanda. Insomma direi che vai dritto per la tua strada e basta. Nulal di male, per carità, però non mi intasare la mail con risposte a capocchia, per favore.
Del tutto fuori luogo è la riflessione sui brevetti: in primo luogo stai paragonando settori tra cui esiste un abisso, ma soprattutto beni che hanno una ricaduta sociale assai diversa: i farmaceutici tutelano la salute che (se non ho perso qualche passaggio) è il bene primario per eccellenza; prova a pensare un vincolo di 100 su un farmaco salva vita e poi conta i morti che nel frattempo non si possono permettere le spese derivanti dal monopolio. Vamos a la Playa può non piacere, ma che io sappia non ha ancora ucciso nessuno.
Ciao
Rispondi
di mi_diverto utente non più registrato
commento del 09/01/2017 ore 17:25:24
Mi hai chiesto che lavoro facessi, ho risposto. Per il resto come dicono dalle mie parti.... hai proprio ragione tu.
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 05/01/2017 ore 16:00:19
"gli studi sono ben più approfonditi di quelli di un musicista."

Cioè?
Rispondi
di mi_diverto utente non più registrato
commento del 06/01/2017 ore 02:17:45
cosa non è chiaro esattamente ?
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 06/01/2017 ore 09:21:03
Spiega questa cosa degli studi. E' una iperbole o cosa? Gli studi di un progettista sono più approfonditi di quelli di un musicista: perchè, in quale contesto...?
Rispondi
di mi_diverto utente non più registrato
commento del 06/01/2017 ore 10:25:37
Ovviamente era una iperbole per meglio spiegare il mio pensiero. Diciamo che non ci sono significative differenze nel percorso di studi, se prendiamo in esempio però un diplomato al conservatorio e un laureato. Mi chiedo però quanti di noi sono diplomati in uno strumento? E quanti musicisti (compreso Gambale) sono usciti da un corso di studi accademici?
Per lavorare in alcuni campi è necessario una laurea, un periodo di apprendistato e tenersi aggiornati su nuove normative e tecnologie. Sono davvero amante della musica e per ritornare all'articolo da cui è partita la querelle, non ho mai scaricato illegalmente. Vanto una collezione di centinaia tra vinili e cd, solo volevo esprimere la mia opinione sui costi e sui benefici che si potrebbero avere permettendo il libero download.
Faccio un paio diesempi nel mio campo e poi chiudo la questione, Siemens faceva pagare la licenza del software con cui programmare Plc svariate migliaia di euro, precludendosi di fatto il vantaggio di vendere i sui prodotti ai privati o agli appassionati. Ora sviluppa un prodotto dando in omaggio il software, e questo prodotto è il più venduto in ambito hobbistico e di domotica, in pratica regalando le licenze guadagna più di prima. Una invenzione tutta italiana si chiama Arduino, è completamente open source, ed è stato il prodotto elettronico più innovativo degli ultimi 20 anni, viene venduto l'hardware solo grazie al fatto di avere software libero e condiviso. Potremmo pensare di limitare i guadagni sugli Mp3 e concentrarci su quello che più ci piace fare cioè suonare ?
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 06/01/2017 ore 12:25:39
"E quanti musicisti (compreso Gambale) sono usciti da un corso di studi accademici?"

Vabbene che comparare una materia tecnica/scientifica con una artistica è profondamente insensato (anche se c'è chi lo fa con convinzione...), ma probabilmente saprai che per arrivare al livello di un Gambale, come di qualsiasi altro preparato strumentista, servono anni ed anni di studio, esercizio, mantenimento. Poi uno può tirar fuori cose ottime anche con 3 accordi in croce, ma è un discorso complesso.
Rispondi
di mi_diverto utente non più registrato
commento del 06/01/2017 ore 13:04:12
Ti rispondo con una frase che lo stesso Gambale ripete spesso:
“Non riesco a credere che si possa essere pagati per fare quello che io faccio; vorrei che quello che faccio non si vendesse in nessuna parte del mondo”.
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 06/01/2017 ore 15:50:41
Si, però si arrovella il cervello per aggirare la pirateria...!
Rispondi
di FenderStratoFender [user #29391]
commento del 02/01/2017 ore 18:38:00
Ma come si fa a dire "c'è troppa musica?". Cioè questo già all'epoca dei Virgin Megastore la pensava così? Oltretutto quelli erano il segnale che almeno c'era un mercato florido e in perfetta salute, infatti oggi hanno chiuso....

Si è sempre copiato tutto a mani basse, solo che un volta la musica era una parte fondamentale della vita delle persone e quindi c'erano gli appassionati. Negli anni '90 i ragazzi passavano i pomeriggi a guardare le copertine dei dischi che giravano sullo stereo. Oggi ascolti un mp3 rarefatto dalle casse del pc mentre fai mille altre cose. In più è epoca di musica elettronica, per definizione più legata alla club culture. (ri)stancherà pure quella e si mescoleranno ancora le carte...
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 02/01/2017 ore 22:28:14
Così in generale, si guadagna mille volte di più andando live alla Rolling Stones che su royalties di vendite. Poi, un concerto da 100.000 persone dà Siae in grande scala. La pirateria non è altro che pubblicità per l'artista del caso... ma le case discografiche hanno ovviamente un problema. Vivono di vendite e basta - nessuna percentuale su live, merchandising o vendite tribute guitar.
Anni '90 alla Mega c'era Ace Of Base partito da "All That She Wants": ci sono arrivati rapporti e copie di cassette fuorilegge venduti su mercati africani o in Russia. Ci sono fans che pure oggi farebbero soldi falsi per averne uno! Pur avendo già l'originale devono completare la loro collezione.
Non intaccava il mercato - adesso l'è però dura per artisti underground a livello di vendite e che non riempiono uno stadio...
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di francesco72 [user #31226]
commento del 03/01/2017 ore 09:59:06
In generale concordo con te, come puoi leggere nel mio post sopra. Però mi permetto di fare notare che non è proprio come un tempo: quando avevo 14 anni uno (a turno o a gusti) comprava un LP e altri 10 ne traevano la copia in cassetta. Ma in primo luogo la qualità ne risentiva pesantemente: già la conversione vinile/nastro perdeva qualità, per non parlare poi delle copie delle copie; oggi invece un mp3 o wav (o il formato che preferisci) copiato è identico all'originale e questo anche alla copia 200 della 200. Inoltre i nastri si rompevano e si deterioravano col caldo e col freddo mentre i file audio sono virtualmente eterni, quindi una volta copiato, copiato per sempre; cosa che (come sai bene) con le audiocassette era utopia pura.
Infine il rapporto economico è un po' diverso: al tempo un LP costava circa 15.000 lire che oggi sarebbero circa 18 euro, invece la musica digitale costa molto meno: l'ultimo album che ho acquistato (In a locked room on the moon - nick jhonston) mi pare mi sia costato 8 euro, meno della metà. Il che non rivoluziona i tuoi argomenti, ma forse li ridimensiona un po'.
Ciao
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 03/01/2017 ore 12:11:24
Hai totalmente ragione per quanto riguarda com'è la situazione 2017! Si copia (idealmente) da un WAV e il risultato è 100% identico al CD originale... Le case discografiche hanno ancora da scovare un sistema di protezione contro copie di qualsiasi tipo e immune da by-passare tramite software "free download".
Copie su nastro: sono partite dal "Gelosino" anni metà '60 e costoso - bisognava averne due per fare una copia meno che meno decente!!! Senti questa: con le prime 2 band da aspiranti dilettanti a Venezia siamo partiti da copie nastro nel senso che mi arrivavano nastri dalla Danimarca copiate dalla radio - Chuck Berry, Jerry Lee Lewis, varia musica Blues (persino "Crossroads" originale) e tutto quanto pezzi USA introvabili in Italia. I pezzi interessanti venivano copiati al registratore Geloso del bassista - piccolo e facilmente trasportabile per prove in un antro raso acqua. Pirateria utile!
Rispondi
di TonySanfilippo [user #45296]
commento del 05/01/2017 ore 10:38:0
È importante che chi si imbatte in questo tema non si soffermi a pensare solo dal lato del beneficiario.... mi spiego di chi compra o spudoratamente scarica gratuitamente....(senza farsi tanti scrupoli).... produrre un brano è un lavoro come tutti gli altri ci sono tante persone che collaborano e passano ore ed ore a studiare soluzioni e impiegare strumenti e tanto tempo che si traduce in tanti soldini...perché qualsiasi lavoro va pagato. Immaginate se tutte queste figure non facessero più nulla perché non è conveniente....LA MUSICA SPARIREBBE NEL TEMPO. Perché andare a fare un concerto se i miei fan sono i primi a rubargli nelle tasche....TUTTI sono liberi di rubare (fin quando non ti acciuffano) io sono della idea che se un artista mi piace compro il suo materiale perché questo è un modo per aiutarlo a produrne di altro che appagherebbe il mio gusto musicale. Chi scarica tanta roba poi alla fine si trova con tanto di quei file che non ascolterà o non apprezzerà.
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di geronimetto [user #37297]
commento del 06/01/2017 ore 00:53:56
Quando ero un ragazzino ci si duplicava di tutto: c'erano le musicassette e si viveva di copie con i titoli scritti a mano sulla copertina. Poi sono arrivati i CD e la minestra era sempre quella: CD anonimi con i titoli scritti a penna. I più evoluti perdevano tempo a tentare una copia a colori della copertina originale e incollavano anche adesivi sul dorso del CD (con amare sorprese quando lo inserivano nel lettore!).

Io col tempo, come i miei coetanei, ho comprato un bel mucchio di CD originali. Perché? Non bastava una copia fedele del CD, ad un costo risibile? No, non bastava. Perchè ci si sentiva degli "sfigati" a vivere di copie. Parlo per la mia esperienza, non so quanto sia comune.
Chi si professava appassionato di un certo genere o di un tale artista era visto come un micragnoso taccagno, un millantatore: in sostanza, uno sfigato, non un appassionato.

Questo perché ci si identificava con un artista o un genere. L'album originale era un segno distintivo.

Io non so quali siano le soluzioni, se il mondo della musica così come è congegnato oggi le può permettere. Sono convinto però che se è vero che la musica non è solo "musica", non è solo un sottofondo per quando si va a fare la spesa, si viaggia in macchina o si naviga su internet, allora va valorizzato questo aspetto.
Se sento che con un album originale entro un po' anch'io a far parte di un mondo immaginario e immaginato che quella musica mi ispira allora lo desidererò, pagherò per averlo. Altrimenti di sottofondi più o meno piacevoli ce ne sono fino a stufarsi...
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di TonySanfilippo [user #45296]
commento del 08/01/2017 ore 19:38:08
Comunque il tema della discussione non era paragonare mestieri o professioni. Ricordiamoci che suonare al livello di un Gambale o come lui non è raggiungibile da tutti c'è uno studio profondo è una pratica intensa... è i guadagni possono essere molto più elevati di un ingegnere.... è stato stimato pochi minuti fa che Prince ha lasciato un monte di 150 milioni di dollari. Il problema è sociale... civico.
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di miziofisio [user #24748]
commento del 08/01/2017 ore 23:13:52
Bei commenti, ottime congetture, gran belle frasi.... Solo che nessuno di voi è chitarrista di professione (ne tantomeno musicista di professione) e non ne sa ASSOLUTAMENTE niente di come si vive con questo mestiere. Personalmente credo che siano le solite chiacchiere da bar dove tutti pensano di essere allenatori solo perchè pagano l'abbonamento allo stadio o vedono tutte le partite in televisione. Svegliatevi, qualunque lavoro fate se non vi pagassero per quello che avete fatto, per quanto avete studiato, per l'esperienza accumulata nel settore, vi girerebbero di molto le scatole. Il mondo del lavoro è cambiato??? Si ma non l'adeguato compenso se avete investito tempo e denaro in quello che fate.
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di mi_diverto utente non più registrato
commento del 09/01/2017 ore 13:00:22
Come dicono dalle mie parti... hai ragione
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di miziofisio [user #24748]
commento del 10/01/2017 ore 02:02:22
credo sia meglio che continui a fare il programmatore, magari sfoggiando la tua incredibile preparazione in software nei siti dedicati... Comprendo che pensi di aver ragione e dandola agli altri li prendi in giro, probabilmente è il tuo modo di comunicare. Giudicare è molto più semplice di comprendere e a quanto leggo non fatichi più di tanto.... Resta sulle tue opinioni, buona partita a briscola (al bar...)
Rispondi
di mi_diverto utente non più registrato
commento del 10/01/2017 ore 06:13:26
Hai ragione. Se passi dalle mie parti fammi un fischio, ti offro volentieri un buon bicchiere
Pace
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di cosmo2000 [user #22183]
commento del 09/01/2017 ore 14:58:37
Io sono dell'idea che la pirateria non sia il problema, ma il sintomo di un problema più grave: oggi ci sono pochissimi appassionati di musica. Sarà che qualche decennio fa c'erano meno distrazioni, ma oggi molta gente si svaga e si "diverte" con altre cose.
Secondo me chi si accontenta degli mp3 (che è il formato pirata più utilizzato) non avrebbe comunque acquistato l'originale.
Temo che questo disinteresse verso la musica sia solo un aspetto dell'abbrutimento generale che ha colpito la società.
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di screamyoudaddy [user #37308]
commento del 09/01/2017 ore 18:26:49
Anch'io non essendo più giovincello ho attraversato tutte le fasi. Le cassette, sia audio che del C64, i floppy, i vinili e i cd.
Forse il momento più bello che ricordo è quando affittavano i cd. Potevi sentire un artista e decidere se comprarlo o copiarlo.
Lo facevo ma di rado, perché se mi piaceva lo compravo se no nemmeno sprecavo una cassetta (ed un cd poi).
Sicuramente internet ha aiutato la diffusione di molte cose tra cui la musica, ascoltabile da chiunque ovunque, rendendo accessibili i lavori di artisti di nicchia fino a quel momento introvabili, e a far emergere anche piccole band che non potevano permettersi chissà quale pubblicità. Ma il rovescio della medaglia è che tutto è diventato libero, scaricabile e secondo me anche di dubbio valore. Non dico che non ci si impegni più a fare un album, ma sicuramente non ci si dedicano più anni, e il risultato è ben udibile. Almeno per le mie orecchie non sento un artista che mi sconvolga da metà anni 90 (l'ultimo è stato Jeff Buckley). Ai concerti ci si va sempre meno, i club chiudono, le band underground spariscono, tutto per una sorta di disinteresse, anche se ammetto che un filone italiano sta rinascendo e chissà, magari torneremo ad avere qualcosa di valido.
Sono anni che anch'io non credo si possa pensare di guadagnare o ripagare le spese di un album vendendolo. La musica gira in troppe forme, streaming, scaricabile, e forse è anche giusto che sia libera, ma comunque è inutile battersi contro una cosa inarrestabile.
I concerti sono la giusta chiave per il guadagno, e spero riaprano locali e che si vada sempre di più ad ascoltare musica, anche perché dietro un file e una produzione sono tutti mostri ma la vera prova per Sara sempre il live!
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di GroundZero [user #46163]
commento del 17/01/2017 ore 12:23:38
Purtroppo l'unico modo di uscire da questa situazione è far evolvere le persone e farle diventare più intelligenti e più civili, ma questo non è possibile; la colpa non è di chi crea qualcosa, ma di chi ne fa uso, e se tu dai la possibilità ad una persona di poter rubare senza essere perseguita penalmente(perchè è questo che fa la maggior parte delle persone con internet, altro che farsi una cultura, non prendiamoci in giro), quella persona ruberà, e per giustificarsi troverà motivazioni assolutamente irrazionali e illogiche(dissonanza cognitiva) come ce ne sono anche nei post precedenti.... questo calo dei guadagni porta poi a dover realizzare musica di scarsa qualità con scarsi cantanti/musicisti per contenere i costi in stile "catena di montaggio", questo ha portato, dall'avvento dei computer, a un aumento della musica prodotta, ma in proporzione la musica di qualità è sempre la stessa (se non meno) degli anni passati, è la massa di mediocri che è aumentata; per cambiare questa situazione basterebbe semplicemente smetterla di rubare il lavoro degli altri e ricominciare ad acquistare la musica.
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di eugenio01 [user #39191]
commento del 17/01/2017 ore 14:02:45
Raramente mi sono trovato così in disaccordo dall'inizio alla fine di un intera argomentazione.
Gli argomenti di fondo che porti sono tre.
1- perchè è questo che fa la maggior parte delle persone con internet,-> ovvero ruba.
2- questo calo dei guadagni porta poi a dover realizzare musica di scarsa qualità con scarsi cantanti/musicisti per contenere i costi in stile "catena di montaggio"
3- per cambiare questa situazione basterebbe semplicemente smetterla di rubare il lavoro degli altri e ricominciare ad acquistare la musica.
Poi c'è la considerazione di carattere generale che viene posta all'inizio ed alla fine del
discorso, ovvero
4a) far evolvere le persone e farle diventare più intelligenti e più civili, ma questo non è possibile;
4b) è la massa di mediocri che è aumentata;
Arriva poi la soluzione del problema che consiste in
5) per cambiare questa situazione basterebbe semplicemente smetterla di rubare il lavoro degli altri e ricominciare ad acquistare la musica.

1) La maggior parte delle persone amanti della musica passa ore ed ore su youtube dove trovi qualsiasi e dico QUALSIASI cosa. Uno dei passatempi preferiti è riuscire a trovare una incisione non presente su youtube...bisogna impegnarsi veramente ed arrampicarsi sugli specchi. Personalmente intendo youtube come la più vicina realizzazione della "biblioteca universale" e con Wikipedia le considero le migliori espressioni del web da quando è nato. Conoscenza gratuita per chiunque abbia un acceso...per tanto che io mi rigiri questa questione non trovo che lati positivi.

2) questo calo dei guadagni etc. etc....ebbene..machisenefrega...ci ho pure gusto nel sapere che con l'andazzo attuale non mantengo più cocaina e baldracche a decine e decine di discografici e gente del settore che mai han capito un cz di niente..storicamente..mai un cz di niente han capito..solo pensavano e tuttora pensano a far soldi..e quindi che vadano in kiul, mi si passi il francesismo.
I musicisti continuano a suonare alla faccia di youtube..degli aristocrats trovi qualunque cosa su youtube, ebbene quando verranno in italia faccio armi e bagagli e vado a vedermeli felice di consegnargli gli euro che chiederanno.
SE mi accontento della qualità sonora di youtube buon per me, se voglio di più mi compro il cd.

3) rubare il lavoro degli altri..è curiosa questa crociata per la musica (che insisto..va avanti da sola anche senza l'industria discografica, ovviamente..sembrerebbe una banalità, eppure..pare che si fermi la musica se rallenta l'industria che apparentemente la produce..non suona ridicolo no ?) Sono dispiaciutissimo che tizianoferro quadagni qualche milioncino in meno e sarebbe bello la gente mostrasse solidarietà anche per quelli a cui il lavoro viene REALMENTE rubato..ovvero chiunque dai 1300 al mese in giù...e non sono pochi :-)

4a e 4b) li andiamo in filosofia ed in analisi sociale..non sono poi così attrezzato ma ad occhio a me sembra che la gente sia migliorata.
Manca un po il vigore ed il sano anarchismo delle generazioni contadine che ormai son sparite e che una volta riempivano le città universitarie ma ragionano eccome..solo che un tempo correva il grano..adesso no..e diventiamo tutti più mediocri ed insipidi quando manca l'olio.

5) Si, sarebbe ora di smetterla di rubare il lavoro degli altri ma nessuno ha mai rubato nulla ai musicisti se non i discografici.....sarebbe come dire che il progressive italiano è morto perché la gente si faceva le copie dei dischi delle orme e del banco..non sta in piedi.
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di GroundZero [user #46163]
commento del 17/01/2017 ore 14:51:1
Quello che scrivi è talmente pieno di fallacie logiche che non ha senso neanche rispondere.
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