Esaurito il cotechino, estinto il pandoro, le feste si lasciano dietro una precisa scia di scarti: le confezioni-regalo di spumanti e vini. Compensato di bassa lega e pannelli particolarmente facili da lavorare sono l'ideale per qualche lavoretto di fai-da-te improvvisato, e il desiderio di assemblare una pedalboard su misura prende forma man mano che le famigerate cassette si accatastano.
Da qualche tempo ho individuato una selezione di effetti coi quali confezionare una gamma di suoni semplici ma efficaci per situazioni blues e rock vecchio stile. Messi insieme un buffer/booster a inizio catena, un overdrive, un doppio delay e un riverbero da dare in pasto a un piccolo valvolare, ciò che mancava era un ripiano che li accogliesse tutti, senza gli ingombri eccessivi di una pedalboard industriale e con alcuni accorgimenti di mio gusto.
Ho sempre trovato particolarmente comodi i ripiani inclinati, e non mi è mai piaciuto avere troppa roba a vista sotto i piedi. Le cassette del vino mi guardavano da un angolino, i miei miseri attrezzi ammiccavano dall'altro, e così ha avuto inizio un esperimento artigianale a costo zero che senza dubbio sarà il primo di una lunga serie.
Il progetto era quello di racchiudere i quattro effetti e un alimentatore nel minor spazio possibile, senza spendere un centesimo e senza preoccuparmi della versatilità: la pedalboard sarebbe stata una costruzione customizzata intorno agli stompbox, da buttare via senza remore qualora si fosse fatto vivo il desiderio di aggiungerne degli altri.
In catena, ho avuto la soddisfazione di mettere in fila tutti suoni italiani. Per primo un usato per dare una spinta ai pickup più spompi e per rendere il segnale vigoroso e brillante lungo tutta la tratta, poi è il turno di un , overdrive di stampo classico ma con un certo caratterino, segue un per due linee di ritardo da impostare e richiamare a piacimento, e chiude il cerchio una simulazione di riverbero a molla . Alimenta il tutto l'unico straniero del gruppo, un Voodoo Lab Pedal Power.
Dei dispositivi usati, solo il Vinteck non è di mia proprietà: è ospite per una serie di test e approfondimenti, ma si sta pian piano riservando un posto tutto suo in collezione.
La pedalboard sarebbe stata inclinata per rendere più pratico l'accesso agli switch e per nascondere sul retro, senza dover rialzare tutto il piano, gli unici due da non "spippolare" di continuo: buffer, overdrive e delay sono sul davanti, mentre sul retro si trovano riverbero e alimentatore. Già che ci si trova, si dota il sistema di due prese jack sul fianco destro per input e output generale: una minuscola patch bay per non dover mai toccare le altre connessioni.
Posizionati i pedali sulle tavole e segnato il loro ingombro con una matita, ho tagliato tutto a misura.
Dapprima avrei voluto utilizzare dei cavetti patch per il cablaggio ma, visti gli spazi angusti, ho optato per dei connettori jack-jack rigidi Bespeco. In genere, questi aggeggi sono visti con una certa diffidenza perché, per utilizzarli, è necessario che le prese dei pedali siano posizionate esattamente alla stessa altezza. Quelli prodotti da Bespeco, però, adottano un espediente semplice quanto furbo: i due spinotti sono sfalsati l'uno rispetto all'altro, e basta ruotare il giusto il connettore per far combaciare qualunque pedale. Inoltre, una facciata si può anche "stappare" a incastro e riassemblarla nel punto più adatto, in modo da definire manualmente il grado di sfasamento degli stompbox che si intende collegare, adattando al meglio non solo l'altezza delle scatolette, ma anche l'allineamento delle stesse. La cosa è particolarmente utile se si vuole arrivare a posizionare gli switch d'attivazione lungo una linea retta. Nell'assemblaggio non sono andato così per il sottile, limitandomi a un allineamento "a occhio", ma è bello sapere che la possibilità c'è.
Fatte le misure del caso tra stompbox, connettori e inclinazioni, i ritagli di legno mi sono tornati utili per le "pinne" sul retro, che servono a inclinare la pedana e riservare lo spazio giusto al riverbero e all'alimentatore che andranno sotto la superficie.
La soluzione per il fissaggio dei pedali era già decisa: ho ritagliato delle linguette da incastrare sotto le corone dei jack e da fissare poi alla pedana mediante delle viti con dadi all'estremità opposta. Facile, veloce e poco invasivo per gli stompbox, .
Altrettanto elementare è stato il fissaggio delle due scatolette al di sotto del pannello: ho incollato dei tasselli di legno tutto intorno ad alimentatore e riverbero, e ci ho avvitato in cima delle viti da legno "a elle" che, stringendosi il giusto, avrebbero tenuto gli chassis al loro posto come in una gabbietta, consentendomi di tirarli via in qualunque momento, con mezzo giro antiorario di vite.
Effettuati i fori del caso, quelli piccoli per le viti che fissano gli stompbox - quello più grosso al centro per far passare le alimentazioni e i canali ai lati per nascondere i cavi (il primo che dalla presa input va al buffer e l'ultimo che dal delay finisce nel riverbero sottostante e poi all'uscita) - il lavoro è praticamente terminato.
Le due prese sulla destra mi permettono di inserire il jack che arriva dalla chitarra e quello che va all'amplificatore considerando la pedalboard come un'entità unica e compatta, preconfezionata. Sul dorso del sistema ci sono i controlli per il riverbero e la presa d'alimentazione.
L'idea iniziale avrebbe voluto un rivestimento in tessuto per il pannello, un po' per nascondere i cavetti d'alimentazione e il relativo foro, un po' per rendere il tutto più cafone con una fantasia paisley o da tappeto persiano, ma per il momento ci accontentiamo di una passata di spray nero, che fa comunque la sua figura in abbinamento alle viti color ottone sul retro. Raccogliamo i cavetti volanti in delle fascette da elettricista e otteniamo così anche una certa parvenza di ordine. L'aggiunta di una serie di piedini in gomma fa gioco al passaggio dei cavetti sottostanti senza dover scavare troppi canali nel legno.
Nella parte alta c'è ancora un po' di spazio vuoto: lo spazio necessario per piazzare i due aggeggi al di sotto non consentiva di accorciare il tutto senza provocare un'inclinazione eccessiva. Lassù ci potrebbe finire un mini-stomp aggiuntivo, un accordatore o, perché no, un porta-plettri. Oppure - ipotesi più probabile - ci andrò un campanello da reception. Non chiedetene il motivo, ho le mie ragioni.
La funzionalità c'è tutta, la compattezza anche. La realizzazione forse non è delle più raffinate, ma volete mettere il divertimento nel piazzarsi ai piedi un attrezzo del genere? |