di redazione [user #116] - pubblicato il 30 novembre 2019 ore 08:30
Come improvvisare è una domanda che potrebbe anche non ottenere risposte se non prettamente filosofiche. Hal Crook invece fornisce una guida comoda e precisa su come affrontare l’argomento dal punto di vista pratico.
L’approccio che Crook vuole evitare è quello adottato da molti musicisti da lui descritto come “pronti, mirare, fuoco!”, ovvero lasciarsi andare all’emozione e improvvisare seguendo l’armonia e il feeling del brano, ignorando invece un approccio più pragmatico e preciso come quello descritto in questo libro.
L’improvvisazione è nata e si è evoluta in maniera significativa attraverso questi mezzi naturali e spontanei, ma il suo sviluppo richiede possibilità esecutive che erano sia armonicamente più semplici che più numerose di quanto lo siano oggi.
Tuttavia l’approccio più emozionale, se usato come metodo esclusivo nel praticare l’improvvisazione, ha seri limiti perché implica una grossa componente casuale. In altri termini forse il vostro ascolto e intuito produrranno qualcosa di nuovo e valido oggi da cui trarre insegnamenti, ma forse no. Con un metodo di pratica così poco specifico nei suoi obiettivi e così tanto dipendente dal caso, non c’è garanzia che voi non giriate a vuoto a lungo prima che accada qualcosa di positivo.
L’approccio caldeggiato dall’autore, è invece quello che dovrebbe seguire un meccanico nella riparazione di un guasto.
Quello che serve fare è smontare fisicamente il brano nelle sue parti più piccole, analizzarle, capire come rimontarle e creare quindi la proprio improvvisazione, basandola su ciò che si è appreso dal lavoro di analisi.
Ecco quindi che in cinque capitoli, chiamate però PARTI, si sviscerano tutti gli aspetti utili a creare un assolo partendo dalla comprensione del testo, ponendo dei paletti anche per quanto riguarda la ritmica, il voicing e la costruzione dell’assolo.
Il primo capitolo si concentra sull’aspetto “estetico” che l’improvvisazione dovrebbe avere. Densità di note, lunghezza delle frasi e time feel sono analizzati nel profondo.
La seconda invece si concentra invece su uno step superiore che rientra nell’aspetto del “feeling”, qualcosa che è meno teorico ma più d’impatto, e dedicando una parte più pragmatica dedicata al seguire gli accordi della progressione.
La seconda metà del libro si dedica ad approfondire degli aspetti più puramente tecnici legati a scale e triadi, toccando nel profondo argomenti che potrebbero sembrare meno emozionali, ma che sono fondamentali per l’improvvisazione.