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Osvaldo Di Dio: nel blues anche un errore può essere bello
Osvaldo Di Dio: nel blues anche un errore può essere bello
di [user #116] - pubblicato il

Osvaldo Di Dio ha da poco realizzato un nuovo disco, totalmente live. Si tratta di un EP di cinque brani di blues puro, autentico e sanguigno. Suonato, ovviamente, benissimo. Sul palco con Osvaldo una leggenda della batteria italiana come Lele Melotti e un eccellente e solidissimo Massimo Ciaccio al basso. Il disco è scaricabile gratuitamente dal sito del chitarrista. Ci siamo fatti raccontare questo live direttamente da Osvaldo.
Osvaldo come mai l’idea di mettere in free download il tuo nuovo disco?
In autunno uscirò con il mio nuovo album di inediti, il primo risale a quasi due anni fa. Nell'attesa ho voluto fare un regalo a tutti quelli che mi seguono e mi sostengono da sempre. Da 15 anni mi guadagno da vivere facendo il musicista e suonando con alcuni dei più importanti artisti italiani, ma ho dovuto constatare che la musica che amo, il Blues, rispetto ad altri generi fa sempre tanta fatica a diffondersi in Italia e questa operazione ha anche questo senso, una motivazione di tipo culturale. Anche se in questo caso non guadagno nulla in termini economici, ne guadagna la mia anima e quella di chi avrà voglia di ascoltarmi. Ed è questo il vero spirito del Blues, come mi insegna il mio caro amico Treves. Infine, penso che ormai sia importante guardare a nuove forme di business, lontane dalle vecchie logiche di distribuzione e vendita, con questo non voglio dire che la musica vada sempre regalata, ma è fondamentale saperla veicolare con sistemi nuovi, chiaramente mi riferisco alla rete.

Questo disco coma va letto? Un’anticipazione di qualcosa di più esteso su cui stai lavorando? 
Sicuramente è un disco di passaggio verso un genere a cui ho sempre guardato con enorme rispetto e quasi devozione, sento finalmente di averlo assimilato al punto da poter dire la mia in tal senso. In questi termini, questo live apre un capitolo nuovo della mia produzione.

Osvaldo Di Dio: nel blues anche un errore può essere bello

Ci descrivi la band che suona con te nel disco?
Alla batteria c’è  il mitico, nel vero senso della parola, Lele Melotti, che non credo abbia bisogno di presentazioni. Come racconto spesso durante i concerti, il primo live a cui ho assistito, nel 1995, è stato Pino Daniele con Pat Metheny. Alla batteria c’era Lele, cosa altro posso aggiungere...ci siamo conosciuti suonando insieme nella band di Eros Ramazzotti e quando ha accettato di diventare il batterista del mio trio, è stato fantastico. Al basso c’è Massimo Ciaccio, una garanzia e un caro amico, ha suonato tanti anni con Edoardo Bennato, adesso è in tour con me con Cristiano De André, anche lui viene da Napoli e ha nel suo background la mia stessa matrice Blues.

Colpisce la grande pulizia e proiezione sonora delle riprese. Ci racconti come avete gestito le registrazioni? 
Non ci crederai, ma questa registrazione non solo non era stata programmata, ma è stata addirittura inconsapevole. Carlo Forti dello Zio Live a Milano, a fine serata ci ha detto: “Avete un HD? Così vi passo il multitraccia”. Quando abbiamo ascoltato il materiale, l’abbiamo trovato tutti fantastico. Per un suono live avevo bisogno di un fonico live per i mixaggi e sono andato da colui che a mio avviso è il numero uno, Giancarlo Pierozzi, uno dei fonici che hanno fatto la storia, ha lavorato con Miles Davis, Paul McCartney, Weather Report, ma anche Vasco, Ligabue, Fabrizio De André.

Quindi le canzoni che ascoltiamo sono frutto di una sola take? Un solo concerto? 
Come il disco di Clapton, "Just One Night"!

Osvaldo Di Dio: nel blues anche un errore può essere bello

Ci descrivi nel dettaglio la tua strumentazione?
Fender Stratocaster 1977 con pickups Lindy Fralin, ampli Mesa Boogie TA-30, SoloDallas Schaffer Replica Tower, Cornerstone Antique drive, F-Pedals Edstortion, FoxRox Octron, Real McCoy Wizard Wha, Dunlop Echoplex.

Rispetto a “Better Days” che si apriva su un ventaglio più ampio di sonorità, qui ti sentiamo completamente calato in questa dimensione rock blues verace, sanguigna ma anche molto moderna. Inoltre, c'è Osvaldo immerso nel pop e nei contesti acustici del tuo lavoro da session man. Insomma, in quale di queste dimensioni ti senti più a tuo agio? E quanto l’una condizione e ispira le altre?
Nel Blues Rock sono veramente me stesso e non ho paura di mostrarmi per quello che sono, pertanto sono sempre estremamente a mio agio in questa veste. Di recente ho suonato con Franco Battiato in Piazza Plebiscito a Napoli, la mia città, davanti a 50 mila persone: quando si accendono le luci su di me per l’assolo de "La Cura", la strizza c’è sempre, perché è probabilmente, in termini di costruzione dello show, l’apice del concerto. Questo per dire che nel pop è difficile sentirsi a proprio agio, la responsabilità è tanta ed il margine di errore è zero. Il Blues Rock ha una dimensione completamente diversa, l’errore stesso può essere bello ed è un paradosso estetico, ma pensa per un attimo a Hendrix. In questo genere ci si mostra con tutte le proprie debolezze, non si nascondono le rughe, né i capelli bianchi perché, come diceva qualcuno, ci ho messo una vita a farmeli venire.

interviste osvaldo di dio
Link utili
Scarica gratuitamente il disco live di Osvaldo
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