di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 11 aprile 2018 ore 07:30
"Qualunque tipo di ponte mobile ti darà problemi, devi solo scegliere quali tenerti", ci spiega Michael Lee Firkins mentre strapazza il suo Tremolo vintage.
Mentre scriviamo queste righe, Michael Lee Firkins ha appena concluso il suo tour europeo programmato per il 2018. In Italia ha affrontato un intenso calendario di sei date che lo hanno impegnato fino alla fine di marzo. Il 27 del mese è stato il turno della tappa napoletana, occasione in cui lo abbiamo incontrato per goderci del blues-rock di livello assoluto e per conoscere più da vicino la sua musica e i suoi strumenti con una chiacchierata esclusiva. Una sbirciata sul suo palco l'abbiamo già data in questo articolo.
Un personaggio alla mano, disponibile e sempre pronto al sorriso, mentre ci prepariamo all'intervista Michael approfitta per presentarci la singolare Telecaster che avremmo visto affrontare poco più tardi i pezzi che prediligono l'uso di accordature aperte e bottleneck.
Ne ha due in totale, simili per caratteristiche e differenti giusto per qualche dettaglio estetico. Inconfondibili e capaci di farlo riconoscere a una prima occhiata in qualunque occasione, hanno la particolarità di ospitare un grosso risuonatore in metallo al centro del body. Firkins ci spiega che non c'è nulla di esoterico dietro quegli strumenti: la Telecaster che a breve darà voce una impressionante versione di "Voodoo Chile" non è altro che una Fender messicana modificata dal Custom Shop per ammiccare alle sonorità di una resofonica.
Made in Mexico è anche la Stratocaster sunburst che farà da prima donna per tutta la serata. Di questa Michael ci spiega: È una normalissima Road Worn. Appartiene alle primissime produzioni. Potrebbe essere uscita dal Custom Shop per quello che ne so, ciò che conta è che suona davvero bene.
Il momento del cambio-corde (D'Addario XL .011-.049, per la cronaca) prima del sound check è l'occasione per guardare più da vicino i suoi strumenti e toglierci qualche curiosità più tecnica.
Michael ha mosso i suoi primi passi sui grandi palchi con una Yamaha Pacifica al collo, classica super-Strat tutta humbucker e ponte flottante, ma ha trasportato la sua tecnica impeccabile e il suo intenso lavoro di leva anche sul ponte a sei viti della Fender. Non ci siamo trattenuti dal chiedergli come sia possibile permettersi certi numeri su un Tremolo di stampo vintage.
Michael Lee Firkins:Un paio di anni fa ero lì che mi dicevo "forse mi farebbe comodo un Locking Tremolo", così sono entrato in un negozio di chitarra e ho preso una Strat con un Floyd Rose e... anche quello perdeva l'accordatura! Non importa che Tremolo usi: il ponte mobile ti darà problemi! Potresti finire per stringere un po' troppo forte il bloccacorde al capotasto, dare un giro di troppo alle viti sul ponte e la corda si spezzerà. Io probabilmente finirei per spezzare una corda ogni sera se avessi un Floyd. Avrai dei problemi in ogni caso, devi solo scegliere. I miei ponti non avranno la stabilità di un Floyd, ma trovo che le sei viti trasmettano molte più vibrazioni rispetto ai due perni del Floyd. Quando usi molta distorsione potresti non farci caso, ma quando vai sui puliti puoi sentire davvero la differenza tra un Tremolo tradizionale e un ponte in stile Floyd Rose. È come avere un profondo taglio sui medi, ma se usi molto gain può funzionare: in fondo è così che andavano gli anni '80. Anche se hai dei single coil e un ponte a due viti, puoi tornare in pista con un pizzico di gain in più. È uno stile completamente diverso e mi piace anche quello, ma le sei viti danno molto più suono, non c'è paragone.
Pietro Paolo Falco: Forse quel suono "più sottile" degli anni '80 era anche la chiave per note più a fuoco nei passaggi veloci e ricchi di gain. Come riesci a suonarli su una Stratocaster senza risultarne ingolfato? MLF:In realtà il punto è che non uso poi così tanto gain. L'ho fatto per molto tempo e forse così ho imparato a suonare pulito, a tenere a bada il feedback, a stoppare corde. Ho migliorato il controllo dello strumento: ora può sembrare che il gain sia molto, ma non lo è.
PPF: Quindi i fraseggi fluidi, definiti e con la dinamica impeccabile sono solo frutto di controllo e mani? MLF: Praticamente sì. Uso solo tre stompbox: un overdrive per basso gain, uno di livello medio e uno più spinto. In base a cosa sento in quel momento, gioco con quelli.
PPF: Stasera ti vediamo con un amplificatore Koch. È una novità! MLF: Ho cominciato a usarli due settimane fa. È un laboratorio olandese, mi hanno dato un amplificatore per il tour, lo sto usando e suona alla grande. Mi piace davvero molto. Negli anni ho usato diversi Fender tweed e amplificatori Vox - e li uso ancora - ma per il live sto cominciando a usare questi Koch e sono fantastici.
PPF: Cosa ti ha colpito del Twintone? MLF: Offre molte buone opzioni. È flessibile perché suona davvero molto pulito, ha due canali, boost, riverbero... ma per adesso, siccome è un amplificatore nuovo per me, mi limito al canale pulito e ai miei pedali. Continuerò senza dubbio a usarlo anche dopo il tour!
Il programma della serata è fitto e bisogna completare il sound check, così la parte d'intervista legata allo strumento si interrompe qui con la promessa di dimostrare sul campo quanto detto. E, come gli avventori del Goodfellas di Napoli nella serata del 27 marzo 2018 potranno testimoniare, la dimostrazione arriverà ampiamente di lì a poco.