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Meet The Pro - Sabino Cannone
Meet The Pro - Sabino Cannone
di [user #45705] - pubblicato il

In questa puntata di Meet The Pro abbiamo avuto il piacere di intervistare Sabino Cannone, Sound Engineer e Sound Designer ...
... che ha collaborato con produttori e artisti del calibro di David Kahne, Corrado Rustici, Paul McCartney, Ingrid Michaelson, Raphael Gualazzi passando da gli ultimi lavori come i mix e mastering di Una vita in vacanza de Lo Stato Sociale, l’ultimo inedito postumo Resta quel che resta di Pino Daniele e la più grande installazione multimediale 2017 di Time Square per il National Geographic: Encounter Ocean Odyssey.

La sua attività di Sound Designer lo ha portato a collaborare con svariate software house come Native Instruments, Nomad Factory e la nostrana Overloud per la produzione di sample library, IR library e plugin dedicati ai riverberi.

Abbiamo incontrato Sabino nel suo studio di Milano per una bella e piacevole chiacchierata.

Ciao Sabino, ci puoi raccontare come hai cominciato la tua avventura in questo mondo?

Ciao, ho iniziato la mia carriera nei primissimi anni ’90 come pianista jazz. Da subito nacque l’esigenza di registrare i miei brani, più che altro per “completare” i miei lavori. Molto presto anche i musicisti con cui collaboravo mi chiesero di registrare anche i loro brani così cominciai a lavorare anche per conto terzi. All’epoca usavo un registratori a nastro 8 tracce di Fostex e un Atari 1040STE. Il mio primo mixer fu una console passiva a 6 canali autocostruita, poi sono passato ad un banco Alesis e successivamente ad un Soundcraft Spirit. A quel tempo facevo molte registrazioni jazz e parallelamente anche molta musica elettronica. Ho prodotto parecchi dischi Techno, molti dei quali sono stati creati e mixati live direttamente sul banco!

Qui nel tuo studio vediamo un bel po’ di macchine analogiche anche piuttosto ricercate. Ci puoi spiegare il Setup che utilizzi nei tuoi lavori?

Io utilizzo un setup ibrido basato su Protools HDX con convertitori Avid HDX e Antelope Orion HD. Dalla mia DAW escono 12 canali, ognuno con il proprio pre-processing, una loro catena analogica dedicata per ogni canale, per poi entrare nel sommatole valvolare Thermionic Culture Fat Bastard, prima di rientrare in Protools attraverso la mia catena di mastering. La catena di pre-processing è fissa in modo da facilitare il recall dei progetti, visto il modo di lavorare odierno, dove capita quotidianamente di aprire anche 3 progetti al giorno completamente diversi tra di loro.

I 12 canali con il loro pre-processing analogico sono dedicati a strumenti specifici? Ce li puoi spiegare nel dettaglio?

Si certo, i primi 2 canali sono dedicati alla batteria con 2 Looptrotter Sat 500, un Nvelope 500 stereo di Elysia e 2 equalizzatori Pultec style PEX500 di Lindell.
Sulle chitarre utilizzo 2 tape emulator TS500 di Sound Skulptor, seguiti da 2 inductor eq Neve style EQ573 sempre di Sound Skulptor.
Poi ho 2 canali flat dove mando di solito le tastiere o tutto ciò che non voglio sia colorato ulteriormente.
Il canale 7 e 8 sono dedicati alle voci e passano prima da 2 Chandler Ltd. LTD-1 e poi nel compressore Rupert Neve Design Portico 5043 Stereo.
Segue un canale stereo con equalizzatori e saturatori al germanio di Bart HRK che utilizzo quando voglio dare una colorazione più “vintage” alle tracce, mentre gli ultimi 2 canali sono dedicati ai bassi, uno più clean che passa dentro un altro Looptrotter Sat 500, mentre il secondo un po’ più distorto con un Looptrotter Emperor, che essenzialmente aggiunge un compressore allo stadio di saturazione del Sat 500, per poi entrare in un IGS Audio RB500 eq.
Tutti questi canali vengono sommati dal Fat Bastard per poi entrare in un bus compressor TK Audio BC1-S, seguito da un equalizzatore stereo Elysia Xfilter 500.
Spesso uso anche 2 Empirical Labs Distressor in parallelo sul bus della batteria o sui singoli canali con una mandata da Protools.
Da qui il bus di uscita entra nella mia catena di master che è basata su un Eq Neumann estratto da una console anni ’70, due distorsioni armonici stereo, un Overstayer Saturator prima versione e un saturatole al germanio custom, creato per me da Evol Audio, che contiene gli stessi stadi di ingresso dei miei 2 Fucifier, macchina che adoro e che utilizzo molto per il sound design. Segue una matrice M/S di SPL, che utilizzo più per il sound design, e un altro bus compressor, sempre di TK Audio, ma la versione BC2-ME dedicata la mastering. L’ultima macchina è l’equalizzzatore stereo GML 8200 per infine entrare nel convertitore Pure 2 di Antelope per la conversione analogico/digitale.

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Come Brickwall Limiter finale utilizzi un plugin e se si quale?

Per anni mi sono affidato all’ Oxford Limiter di Sonnox, ma ultimamente sto utilizzando il nuovo Weiss DS1-MkIII di Softube che mi ha veramente stupito! Con questo plugin riesco a spingere anche in situazioni critiche dove gli altri limiter che ho provato creano artefatti e distorsioni troppo evidenti.

Da poco è uscito il brano postumo di Pino Daniele Resta quel che resta, prodotto da Corrado Rustici, di cui tu ti sei occupato del mix e del master. Ci puoi raccontare cosa hai usato sulla sua voce in fase di mix?

Innanzitutto devo dire che la voce di Pino Daniele su cui ho avuto il piacere di lavorare era registrata benissimo, molto definita anche se si trattava di tracce registrate per dei provini. La voce di Pino Daniele è una voce molto particolare, ad un primo ascolto denota una forte componente in media frequenza, che normalmente un sound engineer tenderebbe ad controllare. Ma in questo caso sarebbe un errore perché si andrebbe a togliere una caratteristica fondamentale e distintiva della voce di questo artista. Sulla traccia ho usato poi, come faccio sempre, compressori multibanda e equalizzatori dinamici prima di passare per la mia catena analogica. Per molto tempo ho utilizzato i multiband compressor di McDSP, ma ultimamente sono passato al Fab Filter Pro-MB, molto pratico e ben suonante. Come eq dinamici uso il Waves F6 e il McDSP AE600, che adoro per il suo algoritmo di equalizzazione molto musicale, anche in fase di boost. In generale non comprimo mai tantissimo le voci, ma seguo sempre “a mano” l’automazione del volume, utilizzando un Presonus Faderport, per preservarne al massimo l’intelligibilità e la presenza all’interno del mix.

Che effetti utilizzi di solito sulle voci?

Mediamente sulla voce uso molti effetti. Per me la voce occupa l’80% di importanza nel mix, quindi ci dedico generalmente la maggior parte del tempo. Di solito apro le tracce vocali subito dopo le tracce ritmiche e uno strumento armonico principale, che può essere una chitarra o un pianoforte, in modo da costruire il mix intorno ad essa. Generalmente uso un paio di delay strettissimi e uno più lungo sugli incisi, più uno o più riverberi in modo da miscelare le caratteristiche di diverse stanze e algoritmi tra di loro. Al bisogno utilizzo anche dei doubler tipo il Softube Fix Doubler o il Microshift di Soundtoys.

Secondo te siamo pronti per mixare completamente in the box?

Si, secondo me in questo momento si può mixare completamente in the box, ma bisogna avere molta esperienza perché creare il “glue” giusto, dare un’impronta omogenea alle tracce, è molto complicato in digitale, come è complicato essere personali senza cadere nell’utilizzo indiscriminato dei preset.
Poi molto dipende anche da che cosa si sta mixando. Molti generi possono beneficiare dall’utilizzo di strumentazione analogica come il sommatole che Fat Bastard che utilizzo io, che ho scelto proprio per il carattere che è in grado di donare. Mentre per alcuni generi, come la musica elettronica con casse molto profonde e attacchi veloci e molto definiti ad esempio, l’utilizzo di macchine analogiche, soprattutto a valvole, può portare ad attenuare il punch e i transienti.
Con un sistema ibrido come il mio si è in grado di affrontare qualsiasi mix unendo il digitale e l’analogico a seconda del bisogno.

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Sappiamo che oltre all’attività di sound engineer da anni ti occupi anche di sound design. Ci puoi parlare un po’ di MoReVox e delle tue sample e IR library?

MoReVox è nata nel 2002. Sono sempre stato appassionato di tutto ciò che riguardava il sampling in generale, ma in quel periodo preciso avevo cominciato a lavorare sugli Impulse Responce e i processori a convoluzione, così ho pubblicato un set di IR gratuite scaricabili liberamente. Poco dopo mi contattò la Trillium Lane Labs che mi chiese in licenza gli impulsi per il loro reverb plugin a convoluzione TL Space (ora Avid Space, ndr.). Da li ho iniziato a lavorare per loro, infatti la factory library attuale di TL Space contiene ancora molti miei impulsi. TL Space è stato poi venduto ad Avid che non era più interessata a sviluppare nuove librerie, ma io avevo ne avevo già pronte diverse, così ho iniziato a pubblicarle sotto il brand MoReVoX. Parallelamente ho cominciato a produrre anche librerie di campioni per batteria, che è sempre stata una delle mie più grandi passioni. Di li a poco ho cominciato a collaborare con Wavemachine Labs per le librerie del loro drum replacer plugin Drumagog. Attualmente ho prodotto 12 librerie create specificatamente per Drumagog e ad oggi moltissimi professionisti, tra cui Tchad Blake, Peter Gabriel e Alan Meyerson, Martin Gore, Micheal Brauer, Andrew Sheps utilizzano le mie librerie nei loro lavori. Oltre alle librerie MoReVoX ho cominciato a creare IR e drum sample utilizzati in licenza da terze parti.
Ad esempio moltissimi delle IR di Reflektor di Native Instruments sono state create da me, come le IR utilizzate in moltissimi Virtual Instruments di Big Fish ed Heavyocity come in diversi Virtual Instruments basati sul Kontakt Player…


Sappiamo che ultimamente hai collaborato con altre aziende per la creazione di nuovi plugin di riverbero, puoi parlarci un po’ di questi nuovi progetti?

Si, ultimamente abbiamo sviluppato con Overloud (con cui collaboro da tempo) il reverb plugin REmatrix, processore che riprende il concetto di utilizzare diversi riverberi e miscelarli tra di loro, tecnica che utilizzo sempre in mix come ho accennato prima. Con REmatrix sono in grado di utilizzare più IR contemporaneamente, insieme ad un riverbero algoritmico e ad un delay, più un distorsore armonico, un compressore ed un equalizzatore in uscita, tutto all’interno dello stesso plugin! C’è poi un algoritmo di modulazione per dare più movimento agli impulsi che alcune volte possono risultare un po’ troppo “statici”. Ci siamo impegnati molto non solo per creare il plugin, ma anche per renderlo estremamente “user frendly”, grazie alla sua vasta factory library (con più di 670 preset e 330 IRs, ndr) già divisi per categoria e utilizzo, con dei nomi molto chiari sulle loro caratteristiche e modalità d’uso. REmatrix può essere usato a più livelli: utilizzando i preset già pre confezionati oppure addentrandoti nella modifica o nella creazione di preset ad hoc usando le IR e tutti i processori interni.
Sul sito di Overloud sono acquistabili anche solo le librerie di preset che, grazie al REmatrix Player gratuito, possono immediatamente essere utilizzate senza doversi addentrare nella programmazione, potendo agire su parametri fondamentali come la lunghezza del riverbero, il predelay e l’eq di uscita.
All’inizio di quest’anno poi ho creato con Nomad Factory il plugin 80s Spaces, riverbero tematico con tutti gli impulsi delle macchine più utilizzate negli anni ’80, tipo i Lexicon 224, 200, 480, 300, PCM70, PCM80, Eventide H3000, Yamaha SPX90 e SPX990, e AMS Neve RMX16. Al suo interno abbiamo inserito un Gate molto efficace per creare i tipici effetti usati in quegli anni, più un chorus e un controllo di wideness per renderlo più o meno stereofonico.

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Che consigli hai per chi si avvicina a questa professione?

Per molti versi ora è molto più facile addentrarsi nel mondo dell’Audio Professionale, attingere alle informazioni e alla didattica è molto semplice e alla portata di tutti. Per questo è doveroso ed essenziale conoscere alla perfezione la teoria che sta dietro alle tecniche di ripresa e di mix.
Molto spesso però in questo lavoro vedo che molti confondono il lato tecnico con quello creativo, non si considera assolutamente il fattore “emozione” e si pensa che sapendo tutto teoricamente si diventi automaticamente un Sound engineer.
Non è così purtroppo, perché la tecnica è la base da cui partire che va interiorizzata al massimo, e da li bisogna “costruire il Sound Engineer”, percorso lunghissimo che passa attraverso la sensibilità e la percezione personale, in cui non si smette mai di imparare. Bisogna essere disposti a sacrificare molto tempo della propria vita, sperimentare e osare commettendo ovviamente molti errori da cui imparare quotidianamente.

E ora le ultime 2 domande di rito per i nostri lettori: qual è il gear sotto i €100 che consigli di acquistare?

Delle casse bluetooth portatili o da computer come quelle che puoi vedere anche qui nel mio studio. Se ne trovano anche a meno di questa cifra e sono un ottimo confronto con un sistema di riproduzione tipico del mondo esterno.

Ultima domanda: che microfono porteresti sull’isola deserta?

Lo Shure SM57, è un microfono resistente ed economico, adatto alla ripresa di qualsiasi strumento.

Per saperne di più su Sabino e i prodotti MoReVox potete visitare il sito cliccando qui.

 
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MoReVox
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