Quando ritieni che per un musicista siano maturi i tempi per avere un suo strumento Signature?
Questa domanda non è per niente facile…a parere mio, il Signature può essere qualcosa che costruttore e musicista hanno deciso assieme, una sorta di tributo da parte del marchio verso il musicista. Ovviamente, ogni Signature dovrebbe avere delle caratteristiche diverse dallo strumento standard. Solo che, spesso, ci si dimentica quale sia il vero “signature” del musicista, ciò che lo differenzia da tutti gli altri: la mano, il gusto musicale, il modo di suonare.
A volte il Signature è fatto semplicemente per “vendere di più”, illudendo chi acquista il prodotto di avere, poi, lo stesso identico suono del musicista legato al modello dello strumento…
Molto probabilmente i tempi maturi per un signature ci sono nel momento in cui il musicista vuole qualcosa che ancora non trova, oppure c’è già, ma non soddisfa pienamente i gusti personali dell’artista. La combinazione con i marchi la vedo come quella che esisteva tra artista e mecenate di una volta: l’artista concede la propria immagine e abilità nel suonare ed il marchio supporta a livello pubblicitario il musicista, in modo che possa essere messo in risalto nelle riviste, nelle fiere, nei concerti. E' un Do ut des.
Tu hai il merito di esserti conquistato una condizione nella quale crei e fai passare il tuo suono attraverso una catena ( basso, corde e amplificatore) che porta il tuo nome...
Sì, ho la fortuna di avere dei marchi straordinari che mi supportano e sopportano; che mi accontentano nelle richieste.
Esiste un filo rosso, una caratteristica che in qualche modo accomuna con un’impronta specifica i tuoi strumenti signature?
La cosa che voglio da qualsiasi strumentazione è che suoni bene già in flat (senza Eq) e penso non sia così facile trovare strumenti che non ti condizionino fortemente il modo di suonare.
Perchè il suono di uno strumento ti condiziona nel modo di suonare....
Certo: se un basso ha già di suo un suono troppo caratteristico, inevitabilmente, quando lo suono farò alcune cose e magari ne eviterò altre perché il suono con cui escono, non rispecchia il mio gusto. Soprattutto con lo Slap: se non mi piace il suono, non lo faccio!
A proposito di suono: sull'ampli del basso hai operato una ricerca accurata...
Si, con l’ampli ho fatto sudare sette camice a , per riuscire a farmi capire; non è facile intendersi se non padroneggi i termini tecnici,
le frequenze...I miei amplificatori Signature hanno delle differenze, rispetto ai modelli normali. Per esempio il Combo Malaman signature ha 550W, anziché i 300W di quelli standard. Nella testata, invece, l'EQ è stata customizzata enfatizzando le frequenze medio-alte.
E le corde?
Le corde sono più morbide e scorrevoli. Brillanti il giusto, senza esagerare. Comode al tatto. Lunga durata. E, soprattutto, hanno un Low B che suona!
Chi sono stati, in termini di suono, i bassisti che ti hanno maggiormente inspirato?
Uh troppi! Marcus Miller, John Patitucci, Jaco Pastorius, Andrew Gouchè, Richard Bona, Mike Porcaro, Flea, Alain Caron, Alan Henry Spenner, John Richard Deacon, Polo Jones, Randy Jackson, Faso, Saturnino, Paolo Costa, Alfredo Paixao, Massimo Moriconi, Dino D’Autorio, Dario Deidda…la lista è infinita. Che faccio, continuo? (risate)
Esistono due tipi di musicista: quello che impone il suo suono in ogni contesto e magari, proprio per questa caratteristica e forte personalità, viene coinvolto; e quello che - forse - non ha un suo suono così personale ma riesce ogni volta a creare quello giusto a seconda della situazione in cui si cala... Ti è mai capitato di chiederti quale fosse la cosa più giusta da fare?
Mi chiedo sempre quale sia il suono giusto per vestire un determinato brano.
Penso che sia giusto avere più di un suono e anche più modi di suonare, perchè il mondo musicale con il quale un musicista si confronta è vastissimo. Tento sempre di essere molto versatile: e mi piace anche ingannare chi mi ascolta, in modo da fargli scaturire la domanda “Ma veramente sei tu questo? Ma se fai sempre 1000 note?!…"
Essere versatili è fondamentale per chi come me ha svariati progetti con generi diversi: dal Funk al Pop, dal Jazz al Prog, dalla Fusion alla musica per Orchestra Ritmico-Sinfonica. mi ha sempre parlato di “attinenza stilistica”, sia nel modo di suonare che nel suono. Te lo immagini un suono alla Jaco in “Smoke on the Water”? Oppure un suono Slap alla Flea in “Autumn Leaves” in trio con il piano?
Il consiglio che ti capita più di frequente di dare ai tuoi allievi per raddrizzare, ottimizzare, mettere a fuoco il loro suono?
Solitamente tento di far nascere un suono dall’impostazione corretta delle mani, qualsiasi strumentazione lo studente possegga.
Purtroppo questo tipo di abilità, non la compri: se ti faccio un risotto, molto probabilmente potrà essere mangiabile; poi però, arriva mia mamma che è un artista in cucina e magari, con la sua manina fatata, lo modifica e quello stesso risotto diventa un piatto prelibato.
Questo per dire che ho visto grandi musicisti suonare e mettere le mani su ruderi riuscendo a ottenere suoni incredibili.
Il suono, comunque, è dentro di te: ovviamente, se hai anche un’ottima strumentazione, è più facile che la ricchezza sonora venga espressa in maniera totale.
|