Generalmente, il mio approccio alla composizione parte dal pianoforte e da un aspetto molto libero: l’improvvisazione. Mi siedo e semplicemente suono. Piano, piano iniziano a configurarsi idee, sensazioni sulle quali riesco già a sentire, immaginare, dei ritmi, delle possibilità di groove.
È una fase suggestive nella quale inizia uno dei processi più affascinanti della scrittura musicale: cercare di esternare, tradurre in note, sensazioni e idee. Fare letteralmente uscire sotto forma di musica ciò che sento, penso. Parto da qualcosa di basico, posso decidere di utilizzare il suono di pianoforte ma, perchè no,i quello di una chitarra shred, che amo. Per esempio, per il tipo di materiale degli , quel tipo di sonorità cosi aggressiva di chitarra o basso è perfetta.
Così, inizio a inquadrare i concetti base della canzone, le colonne portanti. In questo, come ho detto, riesco da subito a immaginare una parte ritmica sopra quanto sto suonando: per me è una cosa innata, imprescindibile, in quello che faccio. A quel punto, ho un bel canovaccio di idee su cui lavorare e sono pronto ad entrare in studio. Su quella bozza di idea armonico/melodico incido una batteria. Non è ovviamente definitiva: è una semplice guida che mi permette di continuare a sviluppare il pezzo in maniera sempre più dettagliata. Continuo a lavorarci finché non sono soddisfatto e tutto è abbastanza ordinato perché possa registrarci una parte di batteria definitiva. Da quel punto in poi, passo la palla agli altri musicisti: scrivo loro le parti e glie le invio assieme agli stems della sessione, la mia batteria e, separatamente, la base guida che ho costruito.
È così che nasce un mio pezzo.
|