VINTAGE VAULT SHG MUSIC SHOW PEOPLE STORE
George Gruhn svela i 5 ingredienti per una buona chitarra
George Gruhn svela i 5 ingredienti per una buona chitarra
di [user #17844] - pubblicato il

Tra i maggiori esperti di vintage al mondo, George Gruhn spiega com'è cambiata la produzione nell'ultimo secolo e come riconoscere una chitarra di qualità.
Collezionista esperto e stimato autore di alcuni tra i volumi considerati di riferimento dai fanatici delle chitarre vintage, George Gruhn è anche il titolare di uno dei negozi di strumenti più affascinanti che si possano trovare a Nashville. Durante i giorni scorsi siamo stati nella capitale del Tennessee (ne leggerete presto su queste pagine) e abbiamo fatto tappa anche da Gruhn Guitars, dove abbiamo assistito a un illuminante dibattito circa il mercato della chitarra ieri e oggi, confrontando politiche, stili e approcci.

Durante l’incontro si sono toccati diversi temi cari ai chitarristi. In particolare si è parlato di qualità nella produzione industriale e di suono, con George Gruhn che ha condiviso la sua personale top five delle caratteristiche che una chitarra deve avere perché si possa definire un ottimo strumento.

George Gruhn svela i 5 ingredienti per una buona chitarra

“Ci sono molte malattie rare al mondo, ma non per questo le vorresti” ha spiegato Gruhn in riferimento alla mania del vintage e della ricercatezza a tutti i costi. Le quotazioni di alcuni strumenti toccano cifre importanti per motivi storici, per la loro età o perché sono stati realizzati in poche copie, ma bisogna essere in grado di distinguere il valore collezionistico da quello musicale assoluto.
In mezzo secolo di attività, George ne ha viste tante e conferma che la qualità media odierna degli strumenti costruiti in serie è di gran lunga superiore rispetto a quella di mezzo secolo fa. Molto si deve al CNC - spiega - che ha reso le produzioni più consistenti contro un livello altalenante degli strumenti d’epoca. In particolare in riferimento alle fasce più basse, George racconta: ”era possibile vedere strumenti praticamente insuonabili già in negozio, ancor prima di essere acquistati e usati, con manici inarcati e truss rod per niente efficaci, dei puri e semplici placebo”.
L’artigianalità ha senza dubbio il suo fascino e consente una libertà d’azione assoluta quando si parla di liuteria e strumenti su misura, territorio in cui la costruzione tramite CNC non è pratica perché ogni volta andrebbe riprogrammata. Tuttavia, Gruhn conferma, il controllo numerico in fabbrica permette di avere le medesime forme, manici identici e con la stessa cura su strumenti di qualsiasi fascia di prezzo.

George Gruhn svela i 5 ingredienti per una buona chitarra

Ciò che gli anni e le tecnologie non hanno svalutato sono invece i materiali. Del buon metallo per un ponte o un legno di qualità riccamente figurato hanno il loro peso oggi come allora ma, secondo George, passano in secondo piano rispetto al progetto dietro lo strumento: “se sei un bellissimo aereo, con rifiniture cromate e inserti in legno, ma mal disegnato, semplicemente… morirai!”
L’evoluzione ha lo scopo di porre rimedio ai difetti passati, ricorda Gruhn, e questa dovrebbe essere tra le prime preoccupazioni di un costruttore di strumenti, anche qualora decidesse di restare fedele ai progetti classici.

Il connubio tra un buon disegno e materiali adatti si traduce in elementi come solidità, suonabilità e, soprattutto, suono. Su questo tema, George Gruhn ha le idee ben chiare e condivide con i presenti la sua personale lista di caratteristiche che ogni chitarrista dovrebbe ricercare nel suono per individuare e riconoscere uno strumento di qualità.

George Gruhn svela i 5 ingredienti per una buona chitarra

La chiave di un buon suono, secondo Gruhn, sta nel bilanciamento: in diversi tipi di bilanciamento.
- Il primo e più immediato è quello in volume tra le corde: ogni corda deve saper sprigionare un’energia simile alle successive, senza cadere in cantini muti o corde avvolte eccessivamente risuonanti.
- Il secondo tipo di bilanciamento è quello in sustain: il decay delle note deve essere regolare su ogni nota e ogni corda.
- Importante è anche la costanza dinamica: devi poter suonare piano e forte su tutto il range. Le note devono essere sempre reattive, sensibili al tocco.
- Se l’orecchio è abbastanza fine, valutare il bilanciamento nella complessità tonale su tutta la tastiera è un buon modo per comprendere la consistenza di uno strumento. Il contenuto armonico, cioè, deve essere uniforme e coerente.
- Infine, è bene concentrarsi sull’articolazione delle note, il vero e proprio bilanciamento generale dell’uscita dello strumento: la chitarra deve dimostrarsi equilibrata su tutta la gamma, senza compromessi quali potrebbero essere alti definiti a discapito di bassi ovattati.

Queste semplici linee guida, con il necessario esercizio, possono aiutare il chitarrista a individuare uno strumento che darà soddisfazione in qualunque ambito e utilizzo, al di là delle valutazioni di mercato, mode e collezionismi.
chitarre acustiche chitarre elettriche gruhn guitars il suono vintage
Link utili
George Gruhn si racconta su Accordo
Nascondi commenti     19
Loggati per commentare

di JFP73 utente non più registrato
commento del 12/09/2018 ore 13:24:00
Sante parole
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 13/09/2018 ore 08:29:33
Il sig. Gruhn dice bene, ma lui è uno che di chitarre na ha masticate tutti i giorni un'infinità.
Se posso permettermi, li percepisco come ingredienti piuttosto ovvi, ovvi nel senso che è chiaro che uno strumento suona bene se ha tutto questo.
Inoltre i primi due ingredienti sono facilmente identificabili, gli ultimi tre molto meno.
Il prpblema è come ottenere tutto questo? è lì la questione, complicata.
Rispondi
di esseneto [user #12492]
commento del 13/09/2018 ore 09:25:41
Anch'io sono arrivato alle tue stesse conclusioni e qualora si abbia modo di provare vari strumenti di qualità l'unico modo per capire quale abbia il miglior sound penso sia solo l'esperienza .
Rispondi
di Alfo81 utente non più registrato
commento del 13/09/2018 ore 11:00:16
Credo che George Gruhn, sia come stimato collezionista, rivenditore e specialista del settore, abbia tracciato un profilo circa l'evoluzione degli strumenti pressoché perfetto. Chiaramente l'evoluzione delle tecnologie ha dato possibilità grazie al "controllo numerico - CNC" di poter produrre strumenti alla perfezione, tuttavia a scapito di qualità e artigianalità, e si sà quanto in questo settore l'arte e la manualità di un tempo possa avere un valore aggiunto.
Abbiamo visto in questi ultimi anni, dalle più famose case costruttrici di chitarre bellissime riedizioni storiche grazie al Custom shop da un lato, con le serie, tanto per citarne una "Time Machine" o, per parlare dell'altro famoso marchio la produzione di Nashville (TN) con il dipartimento Custom con le Historic Collection e True Historic. Tuttavia sfido, pur riproponendo meticolosamente un modello degli anni '59/60 che suoni nella medesima modalità.
Mi permetto di notare che uno dei punti importanti che non son stati toccati è forse l'utilizzo e la sperimentazione di nuovi materiali utilizzati oggi, piacciano o non piacciano, che in ogni caso modificano le caratteristiche dello strumento.
Solo per fare un esempio, i legni utilizzati per la tastiera del manico .. Un Rosewood brasiliano è diverso da un Rosewood indiano odierno, ovvero a un Pau Ferro, per citare da ultimo la Richilite. E qui si apre un mondo anche sulle nuove sperimentazioni di legni per altre parti dello strumento, dal KOA al Sapele Africano, Le vernici ad esempio, la nitro ad uno strato contro il gloss poliuretano.
Un buon strumento, a mio modesto modo di vedere, può tradursi in un alchimia di accorgimenti consolidati negli anni che hanno generato la sintesi perfetta di strumenti che hanno fatto la storia, grazie anche ad Ingegneri eccellenti (mi viene in mente il contributo di Fullerton in Fender). In conclusione ci potranno essere finiture perfette, strumenti con rapporti e misure definite a livello millesimali, senza alcun errore umano nella costruzione ma non assurgeranno mai ai modelli di quell'epoca...con ciò non voglio dire che non siano buoni i modelli odierni anzi...pero' di certo, una chitarra di quegli anni, a prescindere dalla tiratura limitata, dal valore fatto tra domanda e offerta nel mercato vintage, quelli erano strumenti veramente "magici".
Buona musica a tutti!
Rispondi
Loggati per commentare

di MM [user #34535]
commento del 13/09/2018 ore 11:17:40
Veramente Gruhn dice (e concordo) che grazie anche al CNC la qualità media odierna degli strumenti costruiti in serie è di gran lunga superiore rispetto a quella di mezzo secolo fa.
Il CNC rende perfettamente replicabili tante lavorazioni, quindi difficilmente oggi si trovano manici fuori asse, tasti a distanze sbagliate, eccetera.
Quindi il CNC è a discapito dell'artigianalità, non della qualità.
Il CNC però non porta alcun valore aggiunto sulla qualità dei materiali, ed è lì che si gioca, a mio avviso, la qualità e la risposta sonora di uno strumento, e questo vale sia per la parte liuteristica, che per la parte elettronica.
In tutta franchezza, non credo che oggi non si possano costruire strumenti che suonino come quelli di un tempo; basta volerlo, e usare materiali di qualità.
Rispondi
di Alfo81 utente non più registrato
commento del 13/09/2018 ore 11:53:42
Concordo, come accennato nella mia risposta, tuttavia ci sono parti che sfuggono ad esempio anche al c.d. "CNC", basti pensare alla corsa della barra di torsione "Truss Rod", in fase di regolazione, non sempre anche su modelli perfetti e costosi fuziona appropriatamente non assolvendo in questo modo la funzione sullo strumento inficiandone l'uso.
"Se ci fosse tutta questa perfezione data dalla catena in serie non ci si può permettere oggi di avere ancora casi in cui due stesse chitarre suonano diversamente..."una un "chiodo" e l'altra uno stradivari!"
Il mio timore, credo legittimo, è che la costruzione di serie in termini di "costi-benefici" pur apportando molte qualità ha nel tempo, come dire, accomodato la parte artistica e artigianale in luogo dei grandi numeri con tutto ciò che ne consegue su quei dettagli che per fortuna fanno ancora la differenza.
Un esempio di come una parte così latente, ancorché essenziale, può influire sulla suonabilità dello strumento e sfugge al controllo numerico. Torno a ripetere la tradizione manuale e artigianale fa ancora la differenza.
Rispondi
di esseneto [user #12492]
commento del 13/09/2018 ore 12:07:29
Sinceramente non capisco (parlando di solid body) quale possa essere ai fini timbrici la differenza tra un body di ontano lavorato manualmente da uno costruito da una macchina idem ad esempio per un manico in un blocco unico di acero .
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 13/09/2018 ore 15:44:39
Infatti (a mio modesto parere) non c'e' differenza. Al limite uno strumento solidbody costruito a mano può avere un valore aggiunto nel senso delle ore di lavoro impiegate per la sua realizzazione e per la maestria di chi l'ha realizzato. Diverso il discorso degli strumenti semi-acustici dove (probabilmente) il controllo dell'artigiano sulla lavorazione del top può fare forse la differenza rispetto ad uno strumento lavorato da una macchina CNC
Rispondi
di maxventu [user #4785]
commento del 17/09/2018 ore 14:30:51
@esseneto - condivido il tuo parere; è anche vero che sulle solid body di tipo "avvitato" , il legno (e la costruzione) del gruppo "manico+ tastiera" influiscono sul timbro molto più del legno del body.
Rispondi
di esseneto [user #12492]
commento del 18/09/2018 ore 09:18:37
Pienamente d'accordo.
Rispondi
di scrapgtr [user #12444]
commento del 13/09/2018 ore 19:11:1
"Del buon metallo per un ponte o un legno di qualità riccamente figurato hanno il loro peso oggi come allora ma, secondo George, passano in secondo piano rispetto al progetto dietro lo strumento": siamo sicuri che George dica questo? In tal caso si contraddice, perché se si esclude il "riccamente figurato", che attiene meramente all'estetica, tutto il resto, vale a dire l'uso di materiali specifici e di buona qualità e scelti in base alla funzione che dovranno svolgere sono elementi essenziali proprio del progetto dello strumento. In particolare il metallo del ponte di una solid body fa decisamente la differenza più di molte altre cose e una Stratocaster di mogano o una SG di ontano e acero lascerebbero più di qualche perplessità.
Qualto al fatto che uno dei più grandi commercianti di strumenti vintage al mondo demistifichi la presunta superiorità del vintage "in quanto tale", con argomentazioni in gran parte condivisibili, o è segno di grande onestà o prelude al (ri)lancio sul mercato di strumenti costruiti in serie e con macchine cnc a marchio Gruhn come già accadde anni fa (l'ultima foto a corredo dell'articolo sembra confermare la seconda ipotesi).
Rispondi
di Lisboa [user #47337]
commento del 14/09/2018 ore 00:17:58
Come per le auto o le moto d’epoca: rispetto alle nuove consumano di più, frenano peggio, sono piú difficili da guidare e pisciano olio. Ma vuoi mettere il fascino...
Rispondi
di Giovanni Ghiazza [user #31]
commento del 14/09/2018 ore 09:53:02
Ho cinquantacinque anni, e metto le mani sulle chitarre da quando ne avevo dodici... e tante me ne sono passate sotto le dita! Mi trovo perfettamente d'accordo con il GG. Aggiungo giusto:
a) le chitarre di John D'Angelico (archtop acustiche, poi elettrificate con pu sospesi) sono diventate un mito proprio per un generale equilibrio, e non per altro (es. volume di suono, brillantezza, ecc.);
b) qualunque chitarra "entry level" odierna supera quelle "cose" italiane che circolavano quand'ero ragazzetto (anni '70);
c) la tecnologia produttiva è indiscutibilmente superiore, ma la selezione dei materiali e componenti, il loro accostamento, e le rifiniture sono ciò che rendono "extra" una chitarra, ma tale attività è intrinsecamente ed indissolubilmente legata all'uomo.
Rispondi
di frankpoogy [user #45097]
commento del 15/09/2018 ore 09:15:08
Concordo, dal basso della mia esperienza, con GG
Mi permetto di aggiungere che non sempre è facile rilevare le caratteristiche che indica come segno di una buona chitarra in una prova speditiva di una chitarra usata: a volte particolari banali come corde usurate, sellette così così, regolazione non ottimale dello strumento, ecc. possono appannare non poco il suono...
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 15/09/2018 ore 10:02:52
Concordo: esattamente le qualità che cerco in una chitarra, perchè sono quelle che servono per suonare bene.
Rispondi
di Jumpy [user #1050]
commento del 15/09/2018 ore 19:06:44
Per quanto riguarda la mia esperienza personale, la qualità della liuteria (legni, lavorazione) in una chitarra non è tutto, ma lo è al 75-80%.
Questo perchè, semplicemente, l'elettronica si cambia, un manico/corpo fatto con legno scadente o lavorato male è legna da ardere :P
Rispondi
di maxventu [user #4785]
commento del 17/09/2018 ore 14:40:36
con tutto il rispetto per la categoria dei Guitar GURU, qui degnamente rappresentata da uno dei massimi esponenti (GG), credo che il decalogo (ma in realtà sono cinque e non dieci punti) riguardi aspetti per lo più timbrici. Uno strumento di fascia alta va valutato anche sotto altri aspetti: stabilità dei settaggi e dei legni, suonabilità, reattività ai settaggi stessi (in termini di capacità dello strumento di variare la propria risposta al variare delle regolazioni), ad esempio; tenuta accordatura, assenza di rumori non dovuti, quando non anche versatalità etc
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 18/09/2018 ore 10:22:39
Può essere interessante sapere giusto QUANTI strumenti si producono al giorno... Fender, Gibson, Ibanez. Per me vale la risonanza del legno - il resto di può modificare. La risonanza numero uno qui da me è una Epi SG Junior Indonesiana che tollera follie open tuning di continuo, numero due una LP bruttissima (!)
Rispondi
di crunchyvox [user #33355]
commento del 26/02/2019 ore 11:04:22
Concordo su molte cose dette da Gruhn, certamente le macchine a controllo numerico producono strumenti perfetti (a patto che lo sia il progetto), ed è vero che oggi si è fatto tesoro di errori ed ingenuità che già di partenza condizionavano la suonabilità di una chitarra. Penso a chitarre "di serie B" degli anni 60, in particolari le giapponesi Teisco e similari che non avevano le sellette regolabili singolarmente ma un'unica barra di metallo o legno con tanti saluti all'intonazione o all'altezza delle corde...
Però oltre a chitarre attuali possiedo un paio di queste cenerentole che mi hanno sorpreso per il suono, la grande risonanza dei legni e la personalità dei pickup.
Per la curiosità di qualcuno posso dirvi che sono un Eko Cobra III del 69-70 ca ed una Hofner 174 (copia della diavoletto) anch'essa del 1970 (così smentisco anche il commento di Giovanni Ghiazza :D ).
Come mai pur avendo manico e body più sottile ed i pickup meno potenti della mia telecaster americana hanno un volume maggiore? (più o meno con un settaggio analogo)
Qualcuno mi disse che una volta i legni destinati agli strumenti musicali venivano scelti da una figura professionale che oggi non credo esista più, o per lo meno se ancora esiste è limitata al custom shop.
Come potrebbe questa figura di casa Fender ad esempio oggi andare da un commerciante di legni, girare tra le cataste e dire "questo si, questo no, questo no..."?
Oggi la Fender non sceglie un bel niente, compra camionate di legno ogni giorno, non lo lascia a stagionare in un luogo coperto ma all'aperto considerando un 1cm (per lato) all'anno di maturazione, lo sbatte nei forni e voilà, pronti per la verniciatura...
Ecco allora che scegliendo uno strumento esente da errori concettuali di partenza, si possono trovare anche tra gli strumenti meno ricercati (e meno costosi) di 50 anni fa esemplari costruiti con ottimi materiali, in grado di dare delle belle soddisfazioni
Rispondi
Altro da leggere
In video le rarità vintage del museo Martin Guitar
Manuale di sopravvivenza digitale
Theodore Standard: la Gibson perduta di Ted McCarty diventa realtà
American Series: la Soloist USA con due EMG in duplice versione
TravelMate: acustica smart in carbonio da Harley Benton
Charvel Pro-Mod DK24 HSH 2PT CM Mahogany Natural
Articoli più letti
Seguici anche su:
Scrivono i lettori
Manuale di sopravvivenza digitale
Hotone Omni AC: quel plus per la chitarra acustica
Charvel Pro-Mod DK24 HSH 2PT CM Mahogany Natural
Pedaliere digitali con pedali analogici: perché no?!
Sonicake Matribox: non solo un giochino per chi inizia
Ambrosi-Amps: storia di un super-solid-state mai nato
Il sarcofago maledetto (e valvolare) di Dave Jones
Neural DSP Quad Cortex: troppo per quello che faccio?
Massa, sustain, tono e altri animali fantastici
Ho rifatto la Harley (Benton ST-57DG)




Licenza Creative Commons - Privacy - Accordo.it Srl - P.IVA 04265970964