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Luigi Grechi:
Luigi Grechi: "Il CD è arrivato alla fine della corsa!"
di [user #16167] - pubblicato il

Abbiamo raggiunto Luigi “Grechi” De Gregori in occasione della nascita del suo nuovo progetto: “Una Canzone al Mese” che vedrà uscire il 21 di ogni mese un brano nuovo, inedito.
DB: Parliamo di questa iniziativa di un brano al mese. Come sono stati scelti e composti i brani?

LG: Sono dei pezzi inediti che stiamo facendo un po’ alla volta, un work in progress. Visto che il supporto commerciale, il CD, è arrivato alla fine della corsa, allora non c’è più la necessità di avere pronti 12 pezzi tutti insieme. Abbiamo deciso di farli vivere come dei singoli, è questo lo spirito. Il desiderio è quello di richiamare contatti sul mio sito, che ho intenzione di rendere più vivace, con un pezzo inedito a rotazione che ogni mese. Inoltre scriverò parecchie cose nella pagina diario, come fosse una piccola testata di musica folk e non.  

È un progetto più vasto quindi?

Si esatto, è un progetto di comunicazione. Il mio obbiettivo finale, se dovessi scrivere una lettera a Babbo Natale, è anche quello di trovare più occasioni di suonare dal vivo. Questa è la cosa che voglio di più.

I brani hanno una sorta di vestito che li accomuna, oppure ognuno è a se?

No, non ho avuto grandi preoccupazioni di questo genere nemmeno quando pubblicavo i CD interi. L’unità dei brani viene dal fatto che son tutti pezzi che ho scritto io e che fanno parte della mia storia. È quella l’unica chiave di continuità. I pezzi che usciranno saranno particolarmente vari perché mi son sempre ispirato alla musica americana, al folk, ma anche lì non ci sono più molte novità. Gli stessi musicisti americani stanno cambiando lo stile, abbandonano le macchiette tipiche, suonano musica più minimale e quindi il genere diventa un po’ più cangiante.

Tangos e Mangos per esempio è un pezzo atipico rispetto al mio genere. È un brano di pura evasione, nonsene. Ovviamente fossimo stati lì lì per pubblicare un cd sarebbe stato più complicato collocarlo. Quello è stato scelto proprio perché è così, leggero. Gli altri ricordaneranno molto di più il vecchio Luigi Grechi, più profondi e seri.

Luigi Grechi: "Il CD è arrivato alla fine della corsa!"

All’interno di questa varietà cambierà anche la formazione oppure resterà sempre la stessa?

Ho aperto questa rassegna mensile con un gruppo di giovani esordienti che stavano facendo un pezzo scritto da me e Francesco, “Dublino”, già pubblicato da me a suo tempo. Lo hanno incluso nel loro album di esordio e mi hanno chiesto di cantarci sopra. Mi piaceva l’idea di legare la data del 21 giugno, già festa della musica, all’uscita di questo mio brano suonato da questi ragazzi. Per il resto la formazione resterà sempre quella, produttore e fonico compresi. 


Parlavi di evoluzione della musica folk. Si è evoluta anche la tua ricerca, la tua ispirazione?

I riferimenti son sempre quelli, ma capisco più profondamente anche quelli. C’è della musica che può sembrare primitiva in alcuni momenti, ma che se la ascolti per 20 anni poi scopri che non è per nulla primitiva. C’è della musica tradizionale che poi scopri non essere così tipica. Per esempio il country delle origini, le canzoni americane degli anni 20 sono simili a quello che cantano i Somali. Allora uno allarga molto le sue orecchie, la sua cultura musicale. Per esempio a me piace molto adesso la musica africana. Mi piacciono gruppi come i Tinariwen e l’University of Gnawa. Sono cose che non sono molto distanti dalla musica che ascoltavo da giovane. Ora anche nel Rockabilly trovo la musica etnica. In questo senso la mia ispirazione è molto più ampia. 

C’è stato qualche strumento ricorrente nei vari brani?

Lo strumento a cui sono più affezzionato resta la chitarra. Quella è imprescindibile. Paolo Giovenchi si è occupato delle chitarre, io nei dischi non suono mai. 
C’è stato ovviamente spazio tanto per la chitarra elettrica quanto per quella acustica. Non mi sento dentro il ghetto dell’acustica. Ai tempi in cui Dylan diventò elettrico, ricordo che a Milano comparivano i tatzebao delle varie fazioni. Io penso che il folk non dipenda dalla chitarra acustica. Trovo che appena uno si metta a microfonare una chitarra diventi stupido parlare di musica acustica, che è quella che si fa solo in camera. Allora ho visto folk singer con l’elettrica e rocker con l’acustica trovando sempre folk da una parte e rock dall’altra. 
 
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