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Fender The Bends: il comp che si crede un OD
Fender The Bends: il comp che si crede un OD
di [user #116] - pubblicato il

Con le sue quattro manopole il The Bends è un compressore completamente regolabile. Un solido case in metallo e un’ottima trasparenza lo rendono perfetto tanto per il funk quanto per sostituire, quando serve, un overdrive. Vediamo come.
Il The Bends è ospitato nel case che caratterizza tutta l’ultima linea di effetti Fender. L’alluminio spazzolato in questo caso si tinge di nero, con un led che cambia colore ogni volta che il circuito comprime il segnale, dando quindi la possibilità di capire a colpo d’occhio quando effettivamente è intervenuto sul suono della chitarra. 

Le quattro manopole ospitano esse stesse un piccolo led che permette di capire al volo il setup scelto, anche nelle situazioni di palco più buie. Nello specifico i controlli sono dedicati a level, blend, drive e recovery. Level controlla il volume in uscita dall’effetto. Blend invece seleziona la quantità di segnale dry, quindi non effettato, da sommare a quello wet. 

Drive e Recovery, invece, si occupano specificatamente della compressione. Il primo, a leggere le istruzioni, controlla la quantità di compressione. Non è indicato tra le caratteristiche se intervenga solamente sul threshold, ma il risultato è esattamente quello. Recovery, invece, è il release, ovvero il tempo che impiega il segnale per tornare al livello precedente l’intervento del compressore. 

Fender The Bends: il comp che si crede un OD

Il The Bends è un compressore davvero trasparente. I tecnici Fender si sono impegnati per ottenere due percorsi completamente separati per il segnale dry e wet affinché non si aggiungesse nessun tipo di rumore al risultato finale. In effetti pur utilizzando dei single coil non abbiamo sentito particolari aumenti nei ronzii, anche quando si interviene con decisione su drive e release. 

Se si sceglie un setup leggero, l’intervento è quasi impercettibile. Segnalato quasi solamente dal cambio di colore del led, il segnale risulta sempre bello presente, senza perdite di colorazione e frequenze. Qui la manopola del blend ci viene in aiuto. È possibile mantenere bella evidente la pennata semplicemente lasciando una quota di segnale dry nella somma finale. 

Agendo con decisione sui controlli la situazione non cambia. Certo, l’intervento si fa più pesante, ma non infastidisce. Anche quando si tirano delle belle legnate alle corde, il led cambia colore, ma il sound resta sufficientemente aperto e non diventa mai nasale, come spesso capita quando si utilizza il comp, soprattutto a pedale, e in maniera estrema. 



La cosa che ci ha divertito di più è stato trasformare con il giusto setup il Fender in un vero boost/OD. In questo frangente la somma tra l’ottima trasparenza e il controllo di blend, permette di trovare sonorità diverse dal solito overdrive a tre controlli. Suoni con un coefficiente di pulito sempre evidente, che mantengono attacco e presence. Niente di estremamente nuovo o sconosciuto, ma sicuramente d’effetto.


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