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Gibson ES-335 DOT: tre chitarre in una
Gibson ES-335 DOT: tre chitarre in una
di [user #6868] - pubblicato il

La versatilità della ES335 permette di spaziare dal jazz al rock con tutto quello che c'è di mezzo. La Dot del 1960 era parte di una piccola rivoluzione.
Oggi la Les Paul Standard è indiscutibilmente il modello porta-bandiera di casa Gibson. Questo risultato non è però da dare per scontato: negli anni ’50 la solid body di Kalamazoo precorreva i tempi e mal si adattava alle esigenze dei chitarristi dell’epoca, tanto che ebbe vita tutt’altro che facile sotto il profilo del riscontro commerciale.
Al contrario, nel Gennaio del 1958, l’introduzione della ES-335 fu salutata da vivo interesse e immediato successo di mercato. Il nuovo modello aggiungeva alla comodità e alla playability di una solid body il tocco di tradizione dato dalla sua componente acustica.
Nei tardi anni ’60 e negli anni ‘70 le chitarre a corpo solido diventarono protagoniste assolute del mondo del rock e la Three-Thirtyfive, fatte le debite eccezioni, finì con l’essere prevalentemente accostata all’universo delle hollow body care ai chitarristi jazz.
Probabilmente ero un po’ condizionato da questo pregiudizio quando anni fa il mio caro amico Gianni Bucci mi offrì per la prima volta la possibilità di posare le dita sulla sua 335 Dot vintage originale del 1960.

Gibson ES-335 DOT: tre chitarre in una

Un mondo nuovo mi si aprì, un universo sonoro in cui attacco, compressione sui bassi e sustain delle migliori solid body incontrano calore, amalgama di frequenze ed espressività delle migliori acustiche, il tutto elettrificato da una coppia di originali PAF long magnet dal suono incredibile.
Oggi Silvio Bucci - figlio di Gianni - e la sua famiglia mi hanno generosamente offerto la possibilità di suonare ancora questo straordinario strumento. I video che ne sono scaturiti sono due corti filmati documentari in cui ho cercato di raccontare la singolare storia di questa 335 e di farne ascoltare la voce.



Le “Dot Neck” vintage hanno probabilmente una versatilità insuperata. Possono sfoggiare tutto il carattere, l’attitudine e l’aggressività richieste dal mondo del rock ma si muovono con altrettanta disinvoltura tra le sonorità più calde e pulite del jazz. Per dimostrarlo ho avuto l’opportunità di ospitare un chitarrista di eccezione, il romano Manlio Maresca, già chitarrista di “Neo” e successivamente “Squartet”, attualmente titolare del progetto “Manual of Errors” con il quale ha realizzato l’album “Hardcore Chamber Music”.

Come raccontava Larry Carlton, per il suo lavoro da giovane turnista nella 335 scoprì tre diverse chitarre: una Les Paul per il rock, una Telecaster per il country e una ES-175 per il jazz.
Nell’ultimo dei due episodi, abbiamo avuto anche l’opportunità di accostare la vintage originale a un’ottima 1960 reissue prodotta dal Custom Shop di Nashville, in un interessante confronto diretto.
I filmati sono in lingua inglese con sottotitoli attivabili nel player sia in Italiano sia in Inglese.

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