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Eco a nastro: sono davvero un capitolo chiuso?
Eco a nastro: sono davvero un capitolo chiuso?
di [user #6868] - pubblicato il

Carattere, fascino vintage e sound inimitabile fanno sì che gli echo a nastro siano ancora oggi un graal sonoro. Scopriamone tradizione e pregi in video.
Sofisticati plugin e complessi pedali con circuito ibrido analogico/digitale sembrerebbero dichiarare definitivamente conclusa l’epoca dei vecchi eco a nastro.
Forte è la tentazione di liquidarli come apparecchi capricciosi, macchinosi, ingombranti, pesanti e impegnativi, in buona sostanza inadeguati ai nostri tempi, relegati al passato e superati. Eppure la quotazione di mercato degli apparecchi vintage originali è tutt’altro che in ribasso.
Di fatto le vecchie unità eco sono ancora apprezzate da tanti musicisti e ricercate da molti producer, che le utilizzano come outboard effect per donare carattere e calore all’hard disk recording.

Sono passati più di 65 anni dai primi esperimenti in studio del geniale chitarrista Les Paul negli Stati Uniti e del musicista avant-garde Karlheinz Stockhausen, in Europa.
Poco dopo sono arrivate le produzioni dei gloriosi Sun Studios di Sam Phillips a Memphis, caratterizzate da quell’inimitabile alone di delay corto e ravvicinato, noto col nome di “slap-back echo” e destinato a segnare un’intera epoca. Una successiva evoluzione portò l’effetto eco a registrazione magnetica fuori dalle mura degli studi, nacquero così celebri apparecchi portatili come il Wem Copicat, il Maestro Echoplex, il Meazzi Echomatic, il Binson Echorec e il Roland Space Echo.

Eco a nastro: sono davvero un capitolo chiuso?

Sorprendentemente, innumerevoli prodotti della tecnologia digitale contemporanea tentano di replicare i classici suoni di questi storici apparecchi, ma nessuno di loro centra veramente a pieno l'obiettivo, nonostante ciò che le case costruttrici si affannano a dichiarare.



Abbiamo deciso di approfondire la nostra conoscenza sui tape delay con due brevi filmati dedicati all’argomento. In particolare, ci siamo chiesti come mai i vecchi eco a nastro riscuotano ancora tanto interesse e abbiamo trovato risposta in quattro specifici fattori di importanza cardine.

effetti e processori gli articoli dei lettori
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di ovinda [user #46688]
commento del 13/07/2019 ore 11:59:03
Come per gli organi Hammond, l’imperfezione di queste apparecchiature genera fattori che arricchiscono la musicalità del suono. Bisogna anche dire che ormai questi strumenti sono estremamente delicati e le parti di ricambio cominciano a scarseggiare. Un buon clone può riuscire a dare quel colore garantendo la continuità della prestazione. Tanto alla fine all’interno di un mixer le sfumature non si avvertono più.
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di bobchill [user #6868]
commento del 13/07/2019 ore 13:53:38
Sono pienamente d'accordo sul fatto che un "touring musician" di oggi adotti un compromesso e utilizzi effetti a pedale più comodi, trasportabili e affidabili delle vecchie unità a nastro. Comprendo anche molto bene che un producer preferisca trovare una soluzione con poche cliccate di mouse anziché perdere un'ora a fare girare un vecchio motorino o a sostituire un vecchio nastro. Non sono d'accordo quando invece parli di sfumature impercettibili. Ho fatto una registrazione in studio con un vero tape echo proprio la scorsa settimana e ti garantisco che la differenza con un ottimo pedale delay può essere non solo sensibile e apprezzabile ma anche ampia se non addirittura "imbarazzante" : )
Come spiego nel secondo dei due video, un'ottima soluzione potrebbe essere prendere in considerazione i tape echo contemporanei della T-Rex o, potendoseli permettere, della Fulltone.
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di ovinda [user #46688]
commento del 13/07/2019 ore 17:19:06
Innanzitutto non ho parlato di “sfumature impercettibili” ma di sfumature e non ho parlato di registrazione ma di mixer. Se vai dal vivo con la band tutta su un mixer chi le avverte le sfumature di differenza tra un echotape vero e un clone? Ormai sono apparecchiature da studio.
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di bobchill [user #6868]
commento del 13/07/2019 ore 17:30:07
"non si avvertono più" = "non si percepiscono più" = "impercettibili" : )
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di ovinda [user #46688]
commento del 13/07/2019 ore 18:43:12
Questa è una considerazione personale. Comunque sfido chiunque ad avvertire le differenze tra le due apparecchiature su un mixer dal vivo all’interno del sound di una band.
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di Claes [user #29011]
commento del 13/07/2019 ore 15:23:10
La vera seccatura del nastro è... il nastro. Si consuma abbastanza presto, si smagnetizza, sporca dove passa e specialmente le testine (si consumano pure quelle). Cassette pronto-per-uso e mai usate saranno difficili da reperire e ci vuole un pò di destrezza per fare un loop a mano - con un nastro Ampex 456 a 12" c'è cmq perlomeno il sufficiente per 100 anni di uso intensivo! Da notare poi che più scorre lento il nastro e più si usa, più perde alte frequenze.

Un Binson Echorec è a metà strada tra l'antico e la riproduzione digitale avendo una specie di tamburo "hardware" magnetizzabile. È però probabile che il tamburo alla lunga si smagnetizzi. Ho usato il modello Junior, cioè il Babyrec per una tastiera e sorprendentemente simulare un Mellotron!! Un Binson consente usare effetti ritmici "saltellanti" senza dovere per forza sincronizzare col BPM del pezzo (il ché è però quasi impossibile).
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di bobchill [user #6868]
commento del 13/07/2019 ore 17:39:25
Infatti, concordo, non c'è dubbio sul fatto che parti meccaniche e nastro richiedano dedizione e regolare manutenzione, nulla di impossibile però...
Non a caso, come menzionavo nella risposta al commento di sopra e come spiego nel secondo dei due video, un'ottima soluzione potrebbe essere nei tape echo contemporanei della T-Rex o Fulltone che hanno ancora ricambi di nastro facilmente reperibili e rimpiazzabili.

Non mi risulta che ci sia una casistica rilevante di "memorie a disco" di Echorec smagnetizzate. L'ostacolo maggiore è nella manutenzione delle parti meccaniche del meccanismo di trascinamento e nella taratura delle testine.
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di simonec78 utente non più registrato
commento del 15/07/2019 ore 12:36:53
Uno strumento musicale non dovrebbe essere "conveniente" o comodo dal punto di vista elettronico. Bisognerebbe piuttosto usare la tecnologia per rendere uno strumento affidabile. Quando vado in giro a vedere concerti vedo usare ancore amplificatori a valvole e non a transistor o a modelli. Di fatto le cose stanno così. Non c'è niente di male: se vado ad ascoltare un quartetto d'archi in un contesto di musica classica gli strumenti sono fatti in abete della Val di Fiemme, non in nanotubi o delle emulazioni. Per quanto riguarda gli echo, quelli a nastro suonano meglio, non c'è storia. Meglio anche delle migliori emulazioni (Booner, ecc..). Il confronto è riduttivo, perchè stiamo parlando proprio di un altro tipo di strumento rispetto a qualunque pedalino. Con lo studio dei materiali odierni si potrebbero creare strumenti più affidabili ma con lo stesso principio di funzionamento. Qualcosa sul mercato si trova, comunque come ricordato dagli autori dei commenti precedenti.
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di bobchill [user #6868]
commento del 15/07/2019 ore 15:32:29
Quanta saggezza Simone!
Troppo spesso, quando faccio notare a qualche amico musicista che non usa una strumentazione adeguata alle sue esigenze, mi sento rispondere "ma così viaggio leggero, uno zainetto e via!". Al pubblico non frega assolutamente nulla... fortunatamente non si giudica il valore di una performance dalla leggerezza del carico! In fin dei conti non è detto che i musicisti che ai gig trasportano vagonate di strumentazione siano del tutto stupidi, evidentemente è un sacrificio che ripaga con dei risultati!
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