di redazione [user #116] - pubblicato il 10 marzo 2020 ore 16:30
"C'è quella storia per la quale frequentare una scuola di musica comprometta l’originalità, l’unicità della pronuncia di un musicista. Si dice che siccome in una scuola tutti studiano le stesse cose, si formino musicisti fatti con lo stampino, indistinguibili l’uno dall’altro. E' sciocco! Questo tipo di ragionamenti spesso arrivano da persone spaventate dall’idea di mettersi in gioco e confrontarsi con materie che potrebbero davvero metterli alla prova."
Jeff Bowders debutta con la sua serie di pillole didattiche su Accordo e lo fa parlando di scuole di musica, musicisti e diverse attitudine con le quali ciascuno affronta il suo percorso di crescita e formazione.
"C’è un tema di cui vorrei parlare legato al mio lavoro come insegnante al Musician Institute di Hollywood in California. Riguarda il fatto che alcuni si chiedono se sia un bene o no frequentare una scuola di musica. Io credo questa domanda interessi il fatto di frequentare qualunque tipo di scuola o corso di formazione, non solo musicale.
Frequentare una scuola è un tipo di esperienza positiva o negativa unicamente sulla base dell’attitudine con la quale lo si affronta. Ci sono musicisti che decidono di seguire questo percorso, motivati ad affrontare imparare quante più cose possibile. E sono umili, pronti ad accettare critiche e suggerimenti perché sono davvero motivati a dare il massimo per diventare musicisti e batteristi al meglio delle loro possibilità.
Una scuola di musica è il posto ideale nel quale puoi finire se questa è la tua attitude, se questa è la tua ambizione.
Viceversa, esistono musicisti che vogliono solo sentirsi dire quanto sono bravi, che nulla del loro playing può essere ottimizzato o cambiato…beh, in questo caso non credo che una scuola di musica sia il posto che fa al caso loro. Frequentare una scuola è calarsi in un ambiente nel quale ci sono delle persone, gli insegnanti, che ti spronano a dare il meglio per sfruttare tutto il tuo potenziale. Ed è ovviamente un percorso nel quale bisogna lavorare sodo e, soprattutto, mettersi in discussione.
Ma c’è un’altra cosa che mi capita di sentire e che trovo insensata. Quella storia per la quale frequentare una scuola di musica compromette l’originalità, l’unicità della pronuncia di un allievo. Si dice che siccome in una scuola di musica tutti studiano le stesse cose, si rischia di diventare musicisti fatti con lo stampino, indistinguibili l’uno dall’altro. Penso che sia un ragionamento sconclusionato! Questo tipo di ragionamenti spesso arriva da persone spaventate dall’idea di mettersi in gioco e confrontarsi con materie che potrebbero davvero metterli alla prova!
Se frequenti una scuola sei esposto, vulnerabile perché devi fare i conti con materiale, tecniche, repertori che magari non sono quelli che pratichi abitualmente, che conosci e che sono per te confortevoli! E questo terrorizza certi musicisti. Ma se qualcuno vuole crescere come musicista deve affrontare queste paure, queste sfide! Bisogna abituarsi alle situazioni non facile e scomode. Ecco, questa è una bella metafora per descrivere chi è un vero musicista professionista: qualcuno che sa essere a suo agio anche in situazioni non confortevoli. Ad agio persino nel disagio!
E inoltre, aggiungo una cosa: possono esserci centinaia e centinai di batteristi che praticano gli stessi esercizi. Ma sarà comunque impossibile che qualcuno di loro suoni identico ad un altro! Siamo diversi: ognuno ha una storia diversa, un background di ascolti e influenze diverse, un DNA differente! Anche volendolo, è impossibile non esprimersi in maniera diversa gli uni dagli altri. Credere che il fatto di studiare da uno stesso libro, di misurarsi con una stessa tecnica ci rende uguali è sciocco.
Quello di cui piuttosto bisogna preoccuparsi è che se si vuole davvero diventare bravi è necessario studiare più che si può. E ci sarà bisogno di studiare e suonare con quanta più gente possibile. Questa è la cosa giusta da fare."
Abbiamo trattato questo tema anche in queste lezioni: