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Clapton? L'ho conosciuto con l'album sbagliato
Clapton? L'ho conosciuto con l'album sbagliato
di [user #16167] - pubblicato il

Per fare gli auguri di compleanno a Eric Clapton ho pensato di condividere il primo incontro con la sua musica, avvenuto in modo bizzarro e, probabilmente, con l'album sbagliato.
Molti di voi sicuramente avranno avuto la fortuna di inciampare nella musica di Eric Clapton seguendo la sua discografia in maniera cronologica, chi partendo dalla carriera solista, chi da quella coi Cream e sicuramente qualcuno addirittura già dal periodo degli Yardbirds e dei Bluesbreaker. Io, per questioni anagrafiche, sono arrivato a fatti già compiuti. "Cocaine" era già un classico, "Sunshine of your Love" quasi uno standard e John Mayall veleggiava già verso la pensione (fortunatamente mai arrivata nonostante la veneranda età).

Ecco perché fino agli anni 2000 di Clapton me ne sono semplicemente fregato. Ascoltavo punk rock, metal e poco altro come ho raccontato qualche anno fa in questo articolo. Il blues era la musica di tutti quei vecchi che, vedendomi ascoltare i Blink 182, mi dicevano che di musica non capivo una mazza, e forse tutti i torti non li avevano.

A metà anni 2000, però, Clapton se ne esce con un album un po' in sordina: Me and Mr Johnson. Il mio vicino di casa, musicista più navigato di me, decide di regalarmelo per il compleanno (16 anni per chi è curioso). Per qualche settimana resta chiuso nella plastica trasparente, un regalo poco azzeccato, fortuna che la curiosità di capire chi fosse Mr Johnson ha fatto capolino.

Lo ammetto, non avevo assolutamente idea di chi fossero i componenti della band, ma la botta che mi diede ascoltare questi brani mi trascinò in un turbinio di pentatoniche che mi ha portato a non ascoltare altro che blues, in ogni sua forma, ricercando i pezzi più sconosciuti e peggio registrati della storia per quasi sette anni quando cercai di disintossicarmi con un altro amore, quello per il funk.

Album sbagliato? Sì, perché in questo album Clapton mette un po' da parte il suo stile, meno Stratocaster e quel filo di chorus che lo accompagna da sempre per lasciarsi trascinare nel diavolo di Robert Johnson 12 battute per volta. Chi amava già Clapton nel 2004 (quelle 3 - 4 persone nel mondo immagino) avranno accolto questo album per quello che era, lo sfogo della passione più sfrenata di Clapton, il blues del Mississippi e addirittura qualche maligno può aver pensato "un album di cover, avrà finito i soldi".



Cosa ha di devastante Me and Mr Johnson? Tutto a partire dalla formazione. Se già una band può considerarsi fortunata ad avere Clapton alla chitarra e voce, sa di poter diventare stellare se nella sezione ritmica salgono in cattedra Nathan East e Steve Gadd con il supporto di Billy Preston. La formazione è garanzia di qualità, sicuramente, ma il lavoro di ricerca che Clapton ha fatto per arrivare alla realizzazione del CD è altrettanto meritevole. Nel 2004 YouTube non c'era ancora quindi per vedere qualcosa bisognava attaccarsi a Emule e cercare dei DivX, ve li ricordate? Con fatica tra un mare di porno in 640x480 mi trovai di fronte a questo video. Non aggiungo altro se non auguri Eric.
eric clapton
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Devo tutto al punk rock
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di dale [user #2255]
commento del 31/03/2020 ore 15:08:11
Il concerto è stato rimandato all'anno prossimo.

Per il resto.. Bellissimo disco e bellissimo documentario.
La band è ai massimi livelli, come sempre.

Io ai tempi me lo sono duplicato, mettevo l'originale di RJ e subito dopo la cover di EC..😉😃😃
Rispondi
di Merkava [user #12559]
commento del 31/03/2020 ore 19:43:43
Allora consiglierei senza dubbio From the Cradle, forse piu' genuino di Me and Mr. Johnson.
Ovviamente il miglior Clapton secondo me e' quello dei Cream, anche se nella fase piu' pop degli anni Ottanta ha sfornato album come Just one night con un suono micidiale di chitarra.
Non ho mai amato le sue produzioni pop, tranne forse Journeyman per la mitica Before you accuse me and Pretender.
Per il resto lo ho perso un poco di vista, a parte ovviamente Unplugged che e' un disco a se stante....
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di dale [user #2255]
commento del 31/03/2020 ore 20:48:13
Bellissimo From the Cradle, lo ascolto ancora ogni tanto.
Just One Night disco stupendo, un suono pazzesco, band incredibile.
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di KJ Midway [user #10754]
commento del 31/03/2020 ore 22:07:02
Bravo che hai citato Unplugged uno dei migliori album di Clapton, quello che mi ha riavvicinato a lui dopo, non lo capivo ma era avanti anche quando faceva pop.
"Clapton is God"
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di bluesfever [user #461]
commento del 01/04/2020 ore 08:35:16
From the Cradle mi ha fatto innamorare del blues, ma il primo disco di EC che ho ascoltato (e uno dei primi in assoluto) è "Another ticket", quello con la sdolcinata ma bellissima "Something special", e anche se non raggiunge le vette dei Cream e di Layla, ancora oggi lo riascolto volentieri, anche se gioca un po' l'effetto nostalgia.
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di teppaz [user #39756]
commento del 01/04/2020 ore 13:58:45
Ce ne fosse adesso del pop come quello di Clapton degli anni '80....
Chiaro che le punte di Layla, dei Cream, o di quel capolavoro dei Blind Faith sono inarrivabili, ma anche la produzione "pop" ha parecchia roba di altissima classe.
E comunque ai tempi ho scavato i solchi nei vinili di Just One Night...
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di marcoguitar [user #15320]
commento del 03/04/2020 ore 16:39:46
Poi se magari ricordiamo che ha scritto la storia negli housebreakers....
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di dale [user #2255]
commento del 08/04/2020 ore 09:36:58
Intendevi forse John Mayall & the Bluesbreakers?
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di c9 utente non più registrato
commento del 31/03/2020 ore 21:43:51
L'ultimo suo disco che ho ascoltato è quello con wynton marsalis. È stato un regalo, se non ricordo male c'era anche il dvd. Bhe... Che dire? Ancora ora non ho parole, ovvio nulla a che vedere con i Cream, però che piacevole sorpresa.
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di dale [user #2255]
commento del 31/03/2020 ore 22:07:53
Grande,gran bel disco pure quello.
Ci voleva coraggio per fare un disco del genere.
Rispondi
di c9 utente non più registrato
commento del 31/03/2020 ore 22:49:17
Anche perché non si è proprio trovato a suonare con una manica di principianti :-D
Rispondi
di mickdemaria [user #22120]
commento del 31/03/2020 ore 22:54:29
Auguri al grande Slowhand! Anche io mi ero svenato per comprare i biglietti per vederlo a Praga... Sarà per l'anno prossimo|
Rispondi
di gl68nav [user #9185]
commento del 03/04/2020 ore 11:05:3
Visto che mi trovo anagraficamente a mezza strada - tra coloro che hanno conosciuto Clapton al tempo dei Cream e coloro che sono partiti con From the Cradle e Me and Mr. Johnson - lascio la mia modesta testimonianza. Anche perché ho praticamente imparato a suonare la chitarra con Bennato, Neil Young, Paul Simon, Santana e sopattutto Clapton e ho un debito particolare proprio con Clapton. Per me la chitarra elettrica ha il volto e la barba di Slowhand più che di ogni altro.

Avevo appena iniziato il liceo (parliamo del 1982), avevo messo su il mio primo gruppo (roba da brividi!) e mi davo un tono leggendo Fare Musica (allora diretto da Stefano Pistolini, per chi se lo ricorda). Tra le recensioni degli spettacoli, mi colpì la cronaca entusiastica di un concerto di un tale Eric Clapton a Milano. Non avevo idea di chi fosse costui, ma se ne parlava come di "Dio" e si citava una scaletta di brani - a dire dell'autore - da antologia, inclusa una versione mozzafiato di Badge. Davvero non avevo idea di cosa si stesse parlando, ma l'articolo mi incuriosì tantissimo (anche perché la rivista, di solito, trattava di strumenti musicali e artisti che, bene o male, conoscevo già, almeno di nome).

Spesso (spessissimo) il sabato pomeriggio andavo a sbavare su chitarre e dischi da Ricordi, in Piazza Cesare Battisti (a ridosso di Piazza Venezia, a Roma). L'esposizione dei vinili era notevole (allora si vendevano come il pane) e, tra i 33 giri, ce n'era uno che attirò la mia attenzione: Eric Clapton, Just One Night. Purtroppo era un doppio LP e costava ben più di quanto io potessi permettermi, ma - dopo svariati mesi di amoreggiamenti (e di risparmi) - riuscì, finalmente, a portarmelo a casa.

Il primo ascolto, lo confesso, fu una mezza delusione. Chissà cosa mi immaginavo di trovarci dentro! D'altronde eravamo nella prima metà degli anni Ottanta, io avevo 15 anni e le mie orecchie non avevano alcuna idea di cosa fosse il blues. Però avevo speso ventimila lire (cioè, più o meno, una cinquantina di euro di oggi) e per parecchio tempo mi sarei dovuto accontentare di riascoltare quella manciata di dischi che avevo a disposizione. Tra cui Just One Night.

Consentitemi una breve digressione per ricordare ai più giovani che le cose più tecnologiche che c'erano, nelle case dell'epoca, erano il televisori a tubo catodico e i telefoni con il disco girevole per comporre i numeri. Ma si andava diffondendo l'HiFi commerciale. E alcuni (non io) avevano il giradischi con un registratore a cassette integrato. Capitava, perciò, di avere qualche compagno di classe con qualche disco "buono" da mettere in condivisione: in pratica io prestavo un disco a qualcuno (che se ne faceva una copia su cassetta a nastro magnetico) e a mia volta mi facevo prestare un disco che non avevo (per farmene una copia). Si finiva, dunque, per possedere una manciata di vinili e un cumulo di fruscianti - sì, proprio fruscianti, visto il rumore di fondo che producevano - cassette.

E insomma, per farla breve, avendo pochi dischi, cominciai a riascoltare, un po' alla volta, Just One Night. Nel giro di un anno non solo lo avevo digerito tutto, ma ne avevo iniziato a comprendere la grandezza. Il mio orecchio si era abituato a quei suoni.

Durante le vacanze estive, in terza liceo, mi capitò tra le mani - in una liquidazione di un negozietto di paese - un altro LP: Live Cream Volume II. Oramai sapevo che Clapton aveva suonato nei Cream, ma non avevo mai ascoltato nulla dei Cream. Lo comprai (a duemila lire). Fu uno choc! Sunshine of your love, White Room, Tales of Brave Ulysses e una torrenziale Steppin' Out (registrate in modo molto approssimativo, in verità) mi lasciarono sconvolto. Mai mi sarei aspettato, dallo stesso chitarrista dal suono scintillante e cristallino di Just One Night, le svisate furiose, i ruggiti e i gemiti (lo woman tone, come appressi molti anni dopo) di Live Cream.

Nel 1986, finalmente, ebbi modo di assistere ad un live di Clapton (al palazzo dello sport dell'Eur a Roma). Inutile dire che ne rimasi abbagliato.

Subito dopo la fine del liceo acquistai - in un momento di gloria del mio portafogli - Another Ticket. Era un disco di cui si parlava in un libro di Andrea Carpi e Paolo Somigli (mi pare fosse Suonare la chitarra elettrica della Anthropos, che chissà dov'è finito), per via di Floating Bridge, blues di John Estes riletto (magistralmente) da Clapton. Considero ancora oggi Another Ticket un disco molto "leggero", ma ci sono affezionato.

Da quel momento in poi - complice l'abbassamento del prezzo dei vinili e poi la presenza di qualche soldo in più nelle mie tasche - ho rastrellato quasi tutta la discografia di Clapton. Ma ancora oggi, se voglio godere, faccio suonare a tutto volume Just One Night (ricomprato in CD, pur preservando come una sacra reliquia i due vinili). Quello per me è IL suono della Stratocaster. Quello per me è il miglior Clapton. Quella è la band con il miglior groove (con Alvin Lee, Donald Dunn, Chris Stainton, Henri Spinetti) che io ricordi abbia suonato con Clapton.

Per la restante produzione: Unplugged, a mio modesto parere, ha dei suonacci orridi di chitarra; Me and Mr. Johnson lo ritengo troppo freddo, troppo arrangiato, iperprodotto e, dunque, noioso. I miei preferiti, oltre alla pietra miliare di Just One Night, sono 461 Ocean Boulevard, Slowhand e From the Cradle. Il resto, a mio avviso, è contorno pop (incluso il pur buono 24 Nights) dalla qualità molto altalenante, benché tendente al mediocre.

Ma, nonostante tutto, Eric Clapton è sempre il mio Dio. :-)
Rispondi
di keithtaylor [user #9519]
commento del 12/04/2020 ore 17:38:04
sottoscrivo tutto, anche per me in just one night c'e' IL suono della strato.
Ma fatti un regalo e ascolta con attenzione Layla: potresti rimanere folgorato come quando hai ascoltato i cream o just one night,. Anche qui resterai spiazzato perche' si tratta di un tipo di sonorita' ancora diversa ma ragazzi, fra EC e Duane Allman ... e il resto della band? ne vogliamo parlare? la sezione ritmica?
Auguri !
Rispondi
di gl68nav [user #9185]
commento del 14/04/2020 ore 12:49:47
Ti ringrazio per il consiglio. Ma Layla è un regalo che mi sono fatto già da qualche decennio. :-D

E comunque - tieniti forte - Layla è un disco che non ha mai suscitato il mio entusiasmo. So di non essere in linea con l'opinione dominante e di apparire eretico. Ma tant'è!

Layla è un pezzo strepitoso, ma con una coda strumentale prolissa e banale (praticamente priva di sviluppo); Key to the Highway è un gran bel pezzo (e si sente nitidamente che stavano improvvisando in grazia di dio); Nobody knows You è l'interpretazione peggiore che io ricordi di questo classico del blues; Bell Bottom Blues è un altro bel pezzo; Anyday è un bel brano pop; Little Wing è una profanazione inascoltabile. E così via. Insomma, come nella migliore tradizione di Clapton, un disco a corrente alternata. Per di più con troppo materiale mediocre, registrato male e mixato peggio. E probabilmente è proprio quella sonorità (sporca e slabbrata) e quella band che non digerisco. Che ci posso fare? ;-)

Di tutt'altro spessore è il quasi coevo Blind Faith, illuminato dalla voce e, soprattutto, dalla felicissima scrittura di Steve Winwood (autore della metà dei brani pubblicati) e da un piccolo gioiello di Clapton (Presence of the Lord). D'altra parte non è un caso se, alla fine degli anni Sessanta, Steve Winwood è il leader dei Traffic (autori di dischi favolosi) e siede dietro l'organo Hammond nelle sessioni di Electric Ladyland (e, in particolare, di Voodoo Chile). Qui i suoni e la band (la sezione ritmica affidata a Ginger Baker e Ric Grech) sono tutta un'altra musica.

Ciao. :-)
Gianluca
Rispondi
di keithtaylor [user #9519]
commento del 14/04/2020 ore 17:26:58
il bello della musica e' che resta sempre una questione di gusti ... e per fortuna che e' cosi'. Io Layla l'ho trovato immenso proprio nella sezione ritmica anche se devo dire che e' molto anomala e io stesso ho impiegato anni a digerirla completamente (un esempio su tutti, il drumming assurdo sulla titletrack. E ho capito la differenza quando l'ho sentita suonare da chiunque altro non fosse Jim Gordon. Ce n'e' in giro una versione con Phil Collins alla batteria (mica uno scarso), beh, quando l'ho sentita mi sono proprio detto "ma non c'entra proprio niente" ... eppure ragazzi ... Phil Collins, uno dei migliori di sempre.
Gusti :-)
un abbraccio,
antonio
Rispondi
di BBSlow [user #41324]
commento del 29/07/2020 ore 10:51:36
Non so come sia stato possibile, ma mi era sfuggito questo articolo...
Lo riprendo solo per confermare che anche per me "Just One Night" (anche la mia copia ha i solchi consumati) è stato il disco fondamentale della mia crescita musicale, e anche per me quello è "il" suono della Strato (e non solo). E si, una band come quella, con un "partner" come Albert Lee (!!!) ha un sound, un groove, un feeling, insomma quello che volete voi, "suona".
Poi si, si può discutere su quale sia il "miglior Clapton": Bluesbreakers, Cream, Blind Faith, Layla, da solo, blues, pop, rock, acustico... il gusto di ognuno fa sì che qualcosa si apprezzi di più e qualcosa di meno. La verità -o meglio: la verità secondo me- è che, come qualcuno ha già scritto, ogni periodo, ogni disco di Clapton ha delle perle imperdibili affiancate da robaccia inutile che ti fa dire "così ero capace pure io". Perfino nel periodo (a parer mio orribile) in cui è stato prodotto da Phil Collins sono uscite fuori delle cose che ancora oggi si sentono con piacere e ammirazione. D'altra parte, sono cinquant'anni di carriera, difficile pensare a un percorso senza inciampi...
P.S.: al Palaeur 1985 c'ero anch'io. Acustica tremenda e concerto mezzo mezzo, ma la soddisfazione di vedere Clapton dal vivo superava ogni obiezione... :)
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