Due personaggi sono legati a questo tipo di strumento e per uno, il più conosciuto, alla nascita di quel tipo di musica noto come "Jazz Manouche", dal soprannome affibbiato al suo principale interprete e musicista (per via della mutilazione alla mano sinistra subita a causa di un incendio della roulotte di famiglia quando lui aveva solo 18 anni), cioè uno stile jazz sviluppato dal chitarrista rumeno Jean "Django" Reinhardt a Parigi negli anni '30, però, poiché le sue origini sono in Francia (Django nacque nella roulotte di famiglia che si era stanziata a Liberchies, all'epoca comune autonomo, oggi località del comune di Pont-à-Celles, Belgio), essendo poi che lui proveniva dal clan d'etnia "Sinti" (più propriamente "Manouche Sinti") il jazz zingaro è spesso chiamato con il nome francese di "jazz manouche" oppure con quello inglese di "manouche jazz". Però in tutto questo discorso c'è anche il merito di un liutaio di Cento, Mario Maccaferri, che con le sue conoscenze di liuteria (aveva iniziato come apprendista liutaio presso il maestro Luigi Mozzani) iniziò una sfida personale per costruire una chitarra che suonasse più forte e meglio, infine riuscendoci. Infatti le sue chitarre suonavano quasi il doppio più forte delle migliori chitarre classiche ed acustiche del periodo ed in più la spalla mancante consentiva di accedere alle note più acute della tastiera rendendo lo strumento più agevole e versatile. Di loro due ho già ampiamente parlato nei miei diari e post del passato, però voglio rimarcare il fatto che Mario Maccaferri, nel 1931, a Londra conobbe Ben e Lew Davis, due fratelli che gestivano la rappresentanza Selmer in quella città, che impressionati da un modello di chitarra del Maccaferri vollero presentarlo ad Henry Selmer in persona (che fino a quel momento aveva costruito strumenti a fiato e mai chitarre). A Parigi, il 6 maggio del 1932, Selmer registrò con numero 736.779 il brevetto della cassa risuonante interna collegata al piano armonico e la grossa buca a "D" ma la collaborazione con Maccaferri durò poi solo due anni; infatti a 1933 inoltrato e con la fabbrica a pieno regime, tra Maccaferri e Selmer nacque una qualche forma di disaccordo e Mario si staccò dall'azienda, cosa che, dopo alcuni modelli di transizione, portò a far si che la chitarra modello Jazz dello stesso Maccaferri fu ridisegnata usando i suoi ultimi progetti, ma principalmente la buca a “D” fu fatta diventare più piccola e di forma ovale, C'è da evidenziare che il nuovo disegno avvenne senza l'input di Mario Maccaferri ma che ebbe invece quello di Django Reinhardt, infatti lo si vede spesso fotografato con le Selmer (L'ultima chitarra Selmer di Django Reinhardt fu la numero 503 con buca ovale, costruita nel 1940).
|