VINTAGE VAULT SHG MUSIC SHOW PEOPLE STORE
G&L Espada: la chitarra dimenticata di Leo Fender
G&L Espada: la chitarra dimenticata di Leo Fender
di [user #116] - pubblicato il

Ci sono voluti cinquant’anni, ma il prototipo della Espada di Leo Fender vede finalmente la luce, con una serie di accorgimenti moderni firmati G&L.
Non tutti i progetti di un’azienda superano gli step necessari per arrivare alla produzione su larga scala. Proprio come accade con i b-side di un artista, alcuni restano negli archivi per lungo tempo, salvo poi incontrare l’attenzione del pubblico in tempi non sospetti, talvolta dopo la morte dell’autore.
È quello che è successo con la Espada.

G&L Espada: la chitarra dimenticata di Leo Fender

Curve simili a quelle di una Telecaster ma con il body slanciato di una Stratocaster, un battipenna sinuoso e un’originale placca dei controlli a occupare buona parte della porzione inferiore, la Espada è stato un progetto di Leo Fender iniziato verso la fine degli anni ’60.
Nel 1969, il lavoro era da considerarsi quasi definitivo quando fu abbandonato prima ancora di raggiungere il mercato. Ma adesso, mezzo secolo più tardi, la Espada si prepara al grande salto.

L’idea di recuperare i disegni originali della Espada, rimasti per tutto questo tempo negli archivi CLF Research, è stata dei fratelli Dave e John McLaren. L’obiettivo è portare a termine il lavoro di Leo, con una serie di accorgimenti moderni e fondendo nell’insieme altri brevetti partoriti dallo stesso Fender in tempi più recenti. Le prime immagini della G&L Espada sono state diffuse in concomitanza con il Namm Show 2019, e ora la chitarra sembra essere entrata stabilmente in catalogo, con una serie di opzioni per legni e finiture tra i materiali più rappresentativi della scuola elettrica californiana.

G&L Espada: la chitarra dimenticata di Leo Fender

La divisione CLF Research, squadra di G&L rivolta alla sperimentazione e alla ricerca sonora, ha replicato le forme morbide dell’accattivante Espada.
I due pickup montati sul battipenna dal profilo tondeggiante derivano dai prototipi di split coil a polo lungo sviluppati tra il 1967 e il 1968. A questi è stato aggiunto uno switch per la somma in serie o parallelo con cui rendere il suono più brillante e sottile o più denso e potente alla bisogna.

L’idea originale della Espada prevedeva un preamplificatore bufferizzato a bordo, alimentato con sei batterie stilo AA. Ora la chitarra monta invece più pratico G&L Micro Preamp di concezione moderna, alimentato da una batteria da 9v e controllato da un selettore con cui scegliere tra una modalità tradizionale passiva in bypass, una attiva con il solo buffer in funzione e una con un treble boost per bucare meglio i mix o enfatizzare la natura squillante dello strumento.

G&L Espada: la chitarra dimenticata di Leo Fender

L’elettronica è completata dagli immancabili controlli di tono PTB, un’equalizzazione passiva capace di regolare in maniera separata bassi e alti sviluppata da Leo Fender e ormai diffusa su gran parte del catalogo G&L.

Più recente per concezione è anche il ponte Saddle Lock. Caratterizzato da una solidità elevata e da una trasmissione delle vibrazioni efficiente e ricca di dettagli, il ponte è stato sviluppato solo dieci anni più tardi rispetto alla dismissione del progetto Espada ed è oggi al centro di numerosi bassi e chitarre G&L.



La G&L CLF Research Espada può essere vista nel dettaglio sul sito ufficiale a questo link, con scheda tecnica, finiture e opzioni per la personalizzazione. In Italia, le chitarre G&L sono disponibili con la distribuzione di Aramini.
chitarre elettriche espada g&l
Link utili
CLF Research Espada sul sito G&L Guitars
Sito del distributore Aramini Strumenti Musicali
Nascondi commenti     18
Loggati per commentare

di wo utente non più registrato
commento del 20/07/2020 ore 15:40:28
Bella
Rispondi
di Sykk [user #21196]
commento del 20/07/2020 ore 16:12:29
Da quando è uscita spero in una futura versione tribute senza elettronica attiva... e più economica.
Rispondi
di Matteo Barducci [user #29]
commento del 20/07/2020 ore 19:53:5
Bella e particolare...

...però praticamente introvabile dappertutto!
Rispondi
Loggati per commentare

di Repsol [user #30201]
commento del 21/07/2020 ore 19:30:40
Qui negli States si trova abbastanza agevolmente....
vai al link
Un peccato che in Italia sia difficile da trovare.
Rispondi
di yasodanandana [user #699]
commento del 21/07/2020 ore 02:18:30
mi piace molto...
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 21/07/2020 ore 08:53:49
E' assai particolare che la novità di casa G&L sia una chitarra di 60 anni fa.
Ciao
Rispondi
di sergej [user #44973]
commento del 21/07/2020 ore 10:57:0
Effettivamente il tuo commento fa riflettere...
In generale, c'è da registrare che i grandi marchi (Fender, Gibson, Gretsch, Rickenbacker ecc.) sono tutti stabilmente legati ai concept di 60 anni fa, e questo forse è dovuto al "conservatorismo" dei chitarristi. A occhio, i bassisti sono più aperti a design e soluzioni innovative.
Se Fender avesse tirato fuori un design - per dire - alla Strandberg, sarebbero stati sommersi dai fischi...
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 21/07/2020 ore 11:05:10
Temo che sia anche peggio: se esce (ad esempio) una Fender classica, è "la solita Fender", se esce qualcosa dal design o con l'elettronica nuova, i commenti tipici sono due: "non è una Fender" o "tornassero a fare le Stratocaster/Telecaster ecc. come Dio comanda". Insomma mi sa che non è solo conservatorismo, ma proprio immobilità.
Ciao
Rispondi
di ovinda [user #46688]
commento del 22/07/2020 ore 06:37:01
Le questioni sono due: sulle chitarre le cose più innovative sono già state fatte, ci sono tante marche che propongono modelli con forme e caratteristiche innovative. Anche se ormai è possibile scegliere qualsiasi tipologia di strumenti e farsi costruire praticamente qualsiasi cosa, alla fine la gente va a scegliere sempre quei 4-5 modelli di riferimento, sia perchè quegli strumenti hanno scritto le kigliori pagine della storia della musica, sia perchè quei modelli sono perfetti. La Fender qualche idea nuova la tira fuori ogni tanto, ma la Meteora non l’ha comprata quasi nessuno, è passata tra l’indifferenza generale. Alla fine i produttori devono sostenere i costi, pagare stipendi a centinaia o migliaia di dipendenti, pagare le tasse, ecc., e alla fine producono quello che la gente vuole comprare. Se la gente volesse modelli nuovi di Fender o Gibson, state certi che il giorno dopo ci sarebbero decine di modelli innovativiin vendita... Su G&L: il marchio è legato a filo doppio a Leo Fender, se propongono qualcosa che ha origine da lui ha un senso metterlo in vendita, ma se nonci fosse un legame progettuale con Leo, nessuno comprerabbe quello strumento.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 22/07/2020 ore 08:51:18
Mah, in realtà la chitarra è un campo ancora apertissimo per l'innovazione: dai materiali all'elettronica, poi che il chitarrista medio sia pigro e conservativo è un altro paio di maniche, ma lo strumento in se' è ancora ampiamente "moddabile". Non concordo neppure sul secondo concetto: in realtà ci sono marchi che hanno un catalogo ben differenziato e che si smarca dai 4/5 modelli canonici, vedi Ibanez, che non mi risulta siano in dissesto finanziario per cui il loro catalogo da qualche parte andrà venduto. La Meteora in realtà ha avuto, per ora, una distribuzione col contagocce proprio per saggiare il mercato. Infine, sul mercato, la tua è certamente un'opinione rispettabile, ma (in realtà) esiste anche quella contraria, ossia che i produttori dirigono il mercato, puoi leggerla a volte anche qui su Accordo. E non è campata per aria: il fatto stesso che un progetto di Leo Fender sia rimasto nel cassetto 60 anni è sintomo che Fender voleva vendere strato e tele e poco altro per cui ha orientato il mercato verso quell'imbuto.
Ciao
Rispondi
di ovinda [user #46688]
commento del 23/07/2020 ore 07:25:18
Non sono. d’accordo:
1) Il mercato non è assolutamente aperto sui materiali.Vengono prodotti modelli con materiali alternativi, ma alla fine ilpubblico torna sempre al legno, perchè il legno èil materiale che fornisce delle risonanze migliori e musicali.La storia degli strumenti ci insegna che “sporco è bello”, il legno è un materiale fantastico che contiene tante imperfezioni (venature del legno su tutte) che rendono ogni strumento unico, anche se prodotto su scala industriale. Questa unicità appassiona i musicisti, che vogliono sempre gli stessi materiali. In merito all’elettronica, vorrei sapere in cosa si può innovare ancora. Alla fine si parte sempre dal concetto di base con perfezionamenti costanti e qualche variazione sul tema, ma non vedo nulla di nuovo all’orizzonte. Negli anni sono state portate avanti idee di strumenti con caratteristiche molto innovative (vedi le steinberger o le teuffel o tanti modelli minori), quindi le sperimentazioni vengono fatte, ma finitomil fascino per la novità, alla fine la gente torna sempre ai modelli di riferimento. Questo diconoi fatti.
2) In verità il catalogo Ibanez è composto da tante variazioni che partono dal concetto di superstrat e similgibson. Non vedo nulla di tanto lontano dai modelli con tante variazioni sul tema, ma sempre di quelle idee si tratta. Inoltre ho scritto che ci sono tante marche che propongono tanti modelli differenti, ma alla fine la gente ricerca in prevalenza sempre quei modelli, anche perchè alla fine i modelli di riferimento (quei 4 o 5 modelli sviluppati tra gli anni ‘50 e gli anni ‘60) hanno rappresentato l’apice dell’innovazione nel settore: erano funzionali, belli esteticamente e suonavano molto bene (infatti tutti sono alla ricerca di quegli strumenti dell’epoca con quel suono),
3) Il progetto dell’espada è stato concluso nel 1969, quando Leo era già fuori dalla Fender da 4 anni, e non era dentro ancora in alcun nuovo progetto (dal 1971 al 1978 fu in music man e dal 1979 in poi in G&L), quindi la Espada non c’entra nulla con Fender o c’entra molto limitatamente trattandosi di un prototipo. È probabile che Fender non ritenesse il prototipo interessante e lo avesse abbandonato, non lo sappiamo, adesso il marketing racconta la storiella per rendere il prodotto vendibile, ma se vediamo bene questo strumento, non c’è nulla di nuovo, si tratta di uno strumento dall’aspetto vintage, sarà pure gradevole da suonare, ma non offre nulla di nuovo, tale da farlo discostare dai modelli di riferimento.
4) I produttori non indirizzano i mercati, o liindirizzano quando fanno cose innovative. Ma la questione è sempre la stessa: cosa c’è da innovare nella chitarra? Si è raggiunto l’apice liutieristico nel dopoguerra, certi modelli rappresentano uno standard, tutto quello che è stato realizzato dopo si è ispirato ai modelli di partenza e tutto ciò che ha rappresentato innovazione radicale alla fine non ha attecchito. I modelli anni ‘50-‘60 rappresentano il punto di riferimento, sono lo standard, il punto di non ritorno, tutto ciò che è venuto dopo parte da quei modelli. Anche nel mondo della chitarra classica è la stessa cosa, nel momento in cui si è raggiunto un apice di sviluppo liutieristico, non ci si è più allontanati da un modello di riferimento, ci sono stati negli anni innovazioni, miglioramenti, perfezionamenti, variazioni sul tema, ma sono secoli che le chitarre classiche sono costruite in un certo modo, con determinate forme e determinate caratteristiche, poi il tempo determina certe mode, in un periodo sono usciti certi modelli, poi altri, poi sono uscite le chitarre classiche da viaggii, poi quelle con la buca chiusa, poi tante altre variazioni, ma, finita la moda del momento, sempre al modello di riferimento si torna. Quando si raggiunge l’apice liutieristico, quell’apice diventa il punto di riferimento. Quei 4-5 modelli di chitarra realizzati nel dopoguerra sono l’apice, dopo di quel periodo ci sono solo variazioni sul tema, ma nulla di più.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 23/07/2020 ore 08:49:11
Scusa, ma qualcosa non mi torna: scrivere (come hai fatto) che: "sulle chitarre le cose più innovative sono già state fatte" e scrivere che le novità non attechisco perchè il mercato non le assorbe sono due concetti ben diversi. Il primo esprime un limite intrinseco dell'oggetto, l'altro per nulla, quindi lascia aperti ampi spazi di progresso. Sul 2, mi duole, ma banalizzi eccessivamente o non conosci il catalogo Ibanez che contiene signore chitarre semiacustiche e quanto di più lontano da una superstrat come la NDM o la YY (solo per citare due signature) su cui molto si può dire tranne che siano similgibson o superstrat. Se poi fosse vero che l'apice del settore fu raggiunto negli anni '50 e '60, oggi non avremmo ponti floyd rose e simili, bloccacorde, manici wizard, p.u. attivi, chitarre a sette corde ecc., a me pare che da allora di strada ne sia stata fatta parecchia e ci siano in giro belle idee innovative. D'altra parte perfino un dinosauro come Gibson ha innovato i propri modelli classici adottando soluzioni di liuteria nuove con la linea modern.
Infine dire che i modelli degli nni 50 e 60 sono il paradigma è giusto, ma che si torni sempre lì proprio no, sarebbe come dire che la nuova 500 ibrida è la stessa che uscì nel '57. Hanno entrambe quattro ruote, lo sterzo, il cambio ecc., ma a me non sembrano la stessa cosa.
Ciao
Rispondi
di ovinda [user #46688]
commento del 23/07/2020 ore 17:36:34
In verità le cose innovative offerte sulla chitarra non incontrano i favori del pubblico perchè si tratta di innovazioni non significative, varianti sul tema. Le grandi innovazioni sono state fatte nel dopoguerra e su quei modelli si è rimasti. Le considerazioni sulle Ibanez semiacustiche non hanno senso, perchè qui si parla di altri modelli e in ogni caso, sia le Ibanez semiacustiche, che i modelli signature NDm o YY o altri, si riallacciamo al mondo vintage sono tutti i punti di vista, sono variazioni sul tema sempre uguale. Le questioni legate a piccole innovazioni come i miglioramenti dei ponti, i bloccacorde, ecc. non cambiano in maniera sostanziale l'idea di fondo, tanto più che tu hai scritto che da fare c'è tanto sui materiali e sull'elettronica. Di soluzioni liutieristiche innovative sulle Gibson non ne vedo proprio, tanto è vero che la gente continua a volere i modelli vintage o le repliche dei modelli vintage. Alla fine si ritorna sempre a quei modelli, il resto è passeggero e questo vuol dire che quanto fatto in quel momento storico è ciò che ha lasciato nel segno e quello resta.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 23/07/2020 ore 17:59:33
Mi sembra chiaro che o è come dici tu o è come dici tu, quindi non ha senso confrontarsi quando il confronto non c'è. Vallo a dire a Steve Vai che il Floyd Rose è paro paro il vintage tremolo o equivale ad un bigsby. Se non vedi soluzione di liuteria nuove sulle Gibson, secondo me è perchè non sai nemmeno di cosa parlo.
Ti ripeto che stai dicendo che la nuova 500 elettrica è, alla fine, nula più che una 500 classica. Contento tu, comprati un calesse che, alla fine è la stessa cosa.
Ciao
Rispondi
di CarminePWBE [user #36897]
commento del 24/07/2020 ore 17:43:23
Stiamo parlando di una ditta con un forte carattere classico. Era innovativa negli anni '50, ma poi ha mantenuto sempre quella eredità e non è un male di per sé, è la sua identità. In ambito motociclistico la paragono all'Harley Davidson, che continua a produrre solo modelli derivati dai suoi grandi classici.
Rispondi
di Mr. Fabio [user #4224]
commento del 24/07/2020 ore 20:06:45
Dunque, sembra una via di mezzo fra una ASAT ed una F 100 coi pick ups della Comanche - Z 3, ovvero gli Z coils ed elettronica attiva ... insomma, una zuppa dei vari modelli G.& L. Chissà perché non gli hanno messo tre pick ups ... forse sarebbe diventata troppo somigliante ad una ASAT Z 3? Sarebbe da provare ...
Rispondi
di Matteo Barducci [user #29]
commento del 26/07/2020 ore 11:45:55
I pickups non sono gli stessi della Z3, hanno magneti più lunghi e avvolgimento diverso.
Rispondi
di Mr. Fabio [user #4224]
commento del 27/07/2020 ore 00:12:38
Sono tipo quelli della Will Ray, quindi?
Rispondi
Altro da leggere
Theodore Standard: la Gibson perduta di Ted McCarty diventa realtà
American Series: la Soloist USA con due EMG in duplice versione
Charvel Pro-Mod DK24 HSH 2PT CM Mahogany Natural
La fenomenale chitarra a cinque corde di Jacob Collier
That Sound: Vintage Vault 2023
La EDS-1275 di Jimmy Page è realtà (e inarrivabile)
Articoli più letti
Seguici anche su:
Scrivono i lettori
Manuale di sopravvivenza digitale
Hotone Omni AC: quel plus per la chitarra acustica
Charvel Pro-Mod DK24 HSH 2PT CM Mahogany Natural
Pedaliere digitali con pedali analogici: perché no?!
Sonicake Matribox: non solo un giochino per chi inizia
Ambrosi-Amps: storia di un super-solid-state mai nato
Il sarcofago maledetto (e valvolare) di Dave Jones
Neural DSP Quad Cortex: troppo per quello che faccio?
Massa, sustain, tono e altri animali fantastici
Ho rifatto la Harley (Benton ST-57DG)




Licenza Creative Commons - Privacy - Accordo.it Srl - P.IVA 04265970964