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L'effetto dei legni sul suono dell'acustica
L'effetto dei legni sul suono dell'acustica
di [user #39288] - pubblicato il

La progettazione intera di una chitarra acustica può determinare il suono in maniera importante, ma i legni forniscono indizi utili a comprendere con cosa si avrà a che fare.
Da avido divoratore di informazioni pertinenti la chitarra (alias NERD) mi sono imbattuto, nel corso del tempo, in articoli e post affermanti tutto e il contrario di tutto sugli effetti del legno sul suono.

Nel corso di queste discussioni, sono poche le coerenze che pare uniscano il popolo dei chitarristi da salotto (me incluso), ma a grandi linee si possono tracciare così:

1 - Nelle chitarre elettriche l'influenza del legno non è chiara e le esperienze divergenti
2 - Nelle chitarre acustiche il legno è fondamentale

Il punto 2 sembrerebbe quindi chiaro, però molto spesso si riscontrano informazioni contrastanti, come sempre su internet. Ho quindi pensato che potesse essere interessante provare a fare un po' di chiarezza sulle scelte del legno nelle chitarre acustiche con le mie limitate conoscenze (chitarrista amatoriale da circa 15 anni, appassionato non praticante di liuteria, sismologo di mestiere). Ci tengo a sottolineare i limiti della mia conoscenza in materia: critiche e precisazioni, se ben argomentate, sono molto benvenute.

L'effetto dei legni sul suono dell'acustica

Iniziamo con come funziona una chitarra acustica, in soldoni: la vibrazione delle corde viene trasmessa alla tavola armonica (top) attraverso il ponte. La tavola armonica quindi vibra, amplificando le onde sonore che rimbalzano nella cassa per poi venir proiettate all'esterno, principalmente attraverso la buca e parzialmente per trasmissione attraverso la cassa e tavola stessa (anche chitarre a cassa chiusa hanno volume, per esempio). Parte della vibrazione viene anche trasmessa al manico, sia dal capotasto sia dall'attacco alla cassa.

Possiamo quindi vedere che, per ottenere la massima resa sonora (trasmissione, amplificazione e proiezione delle frequenze generate dalla corda oscillante):

1 - Il ponte deve trasmettere più frequenze possibili (trasmettere il "messaggio" sonoro intatto) alla tavola armonica.
2 - La tavola armonica deve poter vibrare il più liberamente possibile, per conservare e amplificare le frequenze trasmesse dal ponte e trasformarle in onde sonore.
3 - Il fondo e le fasce devono riflettere le onde sonore create dalla tavola, per proiettarlo alla fine al nostro orecchio.

A questo punto, si può finalmente parlare dei legni utilizzati. In tutta questa discussione, tralascerò differenze di progetto e le inevitabili differenze dovute alla variabilità del legno, parlando di proprietà medie.

L'effetto dei legni sul suono dell'acustica

I legni utilizzati in liuteria sono altamente selezionati per le loro caratteristiche timbriche che si possono sommariamente riassumere in densità e rigidità (non sempre direttamente correlate). Questo si lega direttamente alla trasmissione del suono in quanto le onde sonore (onde di pressione) vengono trasmesse (e riflesse) meglio in materiali più densi. Al decrescere della densità, le alte frequenze ("gli alti") saranno le prime a venir attenuate, seguite poi da tutte le altre. Un tipico esempio è quando si sente un suono ovattato da qualcosa, come i vicini che litigano oltre una parete o una voce attraverso un panno: esso risulterà prima di tutto povero di alte frequenze.

Prendendo come esempio i legni più classicamente utilizzati in liuteria, possiamo elencarne le caratteristiche medie, tralasciando fattori come umidità etc.:

 - acero/ebano: molto densi e rigidi (quale sia il più denso non sono sicuro)
 - palissandro: molto denso e rigido, ma meno di acero/ebano
 - mogano: abbastanza denso e mediamente rigido
 - abete/cedro: mediamente denso e molto elastico

Unendo queste informazioni con quelle sulla struttura di una chitarra, possiamo facilmente evincere che:

 - acero, ebano e palissandro, molto densi, sono ideali per trasmettere il contenuto armonico e riflettere le onde sonore e sono una scelta ottimale per ponte, fondo e fasce.
 - iI mogano ha proprietà intermedie e viene infatti utilizzato sia per ponte, fondo e fasce (principalmente), che per la tavola armonica (più raramente).
 - abete e cedro sono molto elastici e quindi risultano ideali per la cassa.

A questo punto possiamo finalmente smettere di menare il can per l'aia e parlare dell'effetto che hanno sulle nostre amate chitarre.

Acero ed ebano
In quanto più densi, trasmetteranno il maggior numero di frequenze acute (sono le prime a venir attenuate, ricordate?). Dato che sono pochi i legni capaci di trasmettere le alte frequenze allo stesso modo, il suono viene percepito come più brillante. Un buon esempio sono le chitarre flamenco e le archtop acustiche, con fondo e fasce tipicamente in acero, entrambe progettate per essere più chiare e udibili grazie alla enfatizzazione delle alte frequenze. Un altro esempio sono le jumbo come la Gibson EJ200, dove la cassa in acero permette di aggiungere chiarezza per compensare la ricchezza di bassi data dalla forma generosa della stessa.

Palissandro
In quanto molto denso, trasmette una buona dose di alte frequenze, anche se meno di acero ed ebano. Per questo, viene utilizzato molto spesso su chitarre con una cassa disegnata per generare un suono ricco di bassi: le dreadnought (martin D18 etc...). Il risultato sono chitarre ricche di bassi ma con una certa chiarezza, ottime per lo strumming.

Mogano
Il mogano, in quanto meno denso di acero, ebano e palissandro (basta guardare il numero e la quantità di pori), crea un suono con meno alte frequenze, più "dolce". Quando usato per fondo e fasce, in strumenti con casse di medio volume come OM e simili, crea tipicamente strumenti ben bilanciati e con una percepita maggiore presenza di medi. Quando utilizzato per tavole armoniche, in virtù delle sue proprietà, l'effetto di "mediosità" sarà ancora più accentuato, creando strumenti dal suono tipicamente "inscatolato" e vintage, ideale per alcuni generi.

Abete e Cedro
La scelta tra abete e cedro per la tavola è molto importante nella liuteria classica, e alcuni costruttori di chitarre acustiche hanno fatto del cedro una delle loro principali caratteristiche (vedi Lowden). Se gli effetti sonori di questa scelta mi sono abbastanza chiari (abete più "chiaro" e cedro più "scuro"), non conosco le loro differenze in proprietà e quindi mi astengo dal trarre conclusioni a riguardo. Suggerimenti ben accetti!

L'effetto dei legni sul suono dell'acustica

Insomma, se la variabili nel mondo del legno e le loro combinazioni sono pressoché infinite, ci sono alcune proprietà che sono (in media) abbastanza chiare e scientificamente dimostrabili. Unendo queste informazioni sui legni con il tipo di progetto, si può avere un idea quantomeno approssimativa di che tipo di suono aspettarsi, tenendo a mente che la cura e le accortezze del liutaio (o della macchina in sua vece...) possono stravolgere molti di questi aspetti.
chitarre acustiche gli articoli dei lettori il suono
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di RedRaven [user #20706]
commento del 27/08/2020 ore 10:21:40
Cito, per il paragrafo inerente l'Acero e l'ebano (mai vista una acustica con tavola o corpo in ebano peraltro, dovrei cercare...): "In quanto più densi, trasmetteranno il maggior numero di frequenze acute (sono le prime a venir attenuate, ricordate?). Dato che sono pochi i legni capaci di trasmettere le alte frequenze allo stesso modo, il suono viene percepito come più brillante." La frase è estremamente confusa, intanto è poi chiaro dal resto del paragrafo che una chitarra in acero sia più brillante di una in che so, mogano. Quindi la prima parte è sbagliata ("In quanto più densi, trasmetteranno il maggior numero di frequenze acute"): non vengono attenuate più delle basse, è semmai il contrario. Poi il discorso densità-filtro in frequenza ha un senso ma non basta, conta l'essenza (e quindi come la struttura delle fibre reagisce), gli spessori, la costruzione..
Più sotto, il Palissandro: "In quanto molto denso, trasmette una buona dose di alte frequenze, anche se meno di acero ed ebano. Per questo, viene utilizzato molto spesso su chitarre con una cassa disegnata per generare un suono ricco di bassi". Non capisco, si suggerisce che sia per "compensare"? Ci sono chitarre con cassa in palissandro di ogni dimensione, da parlor a dreadnaught.
Abete e cedro: i più usati per i top, nessuna opinione.

Mi spiace ma leggo cose imprecise, non ben enunciate e con pochi fondamenti.
Rispondi
di nls [user #39288]
commento del 27/08/2020 ore 11:31:27
Ciao RedRaven!
Ti rispondo per punti, mi è più facile:
1- acero e ebano: non ho mai parlato di top in acero ed ebano, ma mi scuso se non è risultato chiaro. Per quanto riguarda l'attenuazione: le alte frequenze sono le prime a venir attenuate nella gran parte dei materiali in quanto la loro lunghezza d'onda è molto corta e interagiscono (vengono diffratte) con le particelle che formano il mezzo, disperdendo la loro energia e venendo appunto attenuate. Da cui è ovvio il collegamento con la densità del materiale. L'attenuazione delle basse frequenze per contro è dovuta all'interazione dell'onda sonora con strutture più grandi (dimensione comparabile con la lunghezza d'onda), e qui la progettazione può dominare facilmente nella scelta di catene, posizionamento del ponte, spessore delle tavole, spessore della finitura e forma della cassa.
2 - Densità-filtro non basta: hai assolutamente ragione, come specificato più volte, qui sto parlando di proprietà medie del materiale (vedi la risposta al tuo prossimo commento) e ci sono molte altre componenti che agiscono sul suono!
3 - Palissandro: "compensare" è un termine quasi derogatorio, io direi per "bilanciare". Ovviamente ci sono chitarre in palissandro di qualsiasi forma e questo era solo un esempio, con il concetto fondamentale che il palissandro creerà una chitarra più brillante rispetto ad un mogano e meno brillante di un acero/ebano.

Grazie per i tuoi commenti!
Nicolas
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 27/08/2020 ore 12:15:1
Scusa, ma la "diffrazione" è applicata ai suoni, un fenomeno molto diverso da quello di cui parli. Prova a documentarti, non è il termine corretto. Quello corretto è assorbimento delle frequenze in risposta, credo. Altro punto su cui devo contraddirti: "L'attenuazione delle basse frequenze per contro è dovuta all'interazione dell'onda sonora con strutture più grandi (dimensione comparabile con la lunghezza d'onda)". Un Mi basso ha una lunghezza d'onda di 14 metri, quindi lo puoi comparare con lo spessore delle fibre, o della tavola, ma per scoprire che non c'entra nulla. In generale, parli di determinate cose come se avessi informazioni certe e chiare, ma leggo cose anche palesemente errate, quando si scrive per informare penso ci si debba documentare e controllare affermazioni e dati in modo un po' più accurato.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 27/08/2020 ore 12:19:5
Dettaglio la parte della diffrazione: applicata alla luce, è noto che la luce "diffratta" isola le singole frequenze luminose dello spettro rendendole visibibili. Il suono fa cose completamente diverse, non si isolano frequenze in "diffrazione" ma come risposta di assorbimento di materiali che lo riflettono. La diffrazione applicata al suono ha impatti sulle frequenze ma non per le ragioni che citi, e come vedi la "rifrazione" nel suono non è la "riflessione" ma l'ascolto occluso da ostacoli. In altre parole ha a che fare con forma di cassa e buca, non tanto con i materiali. (vai al link,experience%20with%20sound%20involve%20diffraction.)
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 27/08/2020 ore 12:33:24
ultima cosa, la dimensione della casa ha influsso sulla risposta alle basse frequenze perchè quella si è nell'ordine di grandezza delle armoniche (che diventano rapidamente di lunghezza d'onda minore) e quindi possono essere riflesse con maggiore efficacia al crescere della dimensione della cassa stessa. Una cassa piccola non è "vista" dalle lunghezze d'onda più ampie, che tendono ad attraversarla. Una cassa grande è in grado di riflettere onde progressivamente più basse. Il volume è quindi percettivamente maggiore, e il suono più ricco in frequenze basse. Il materiale determina solo quanto sia questa risposta, per assorbimento, ma una parlor determinate frequenze, in qualunque materiale sia fatta, non le vedrà mai. La densità è un concetto diffuso ma largamente errato, la proprietà che interessa è l'elasticità del materiale. Ad esempio le chitarre in carbonio, materiale notoriamente leggero e poco denso hanno proprietà acustiche abbastanza brillanti, il che dovrebbe bastare a spezzare l'equivalenza "denso= brillante".
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 27/08/2020 ore 10:28:14
Una cosa importante che manca nell'articolo, poi, è la componente di risposta non timbrica, ma inerente l'attacco/sustain dei legni. Che poi fa tantissimo del carattere di una chitarra. Una chitarra con cassa in palissandro ha un attacco diverso da una con cassa in mogano, quindi anche come il suono evolve nel tempo, e nei cruciali microsecondi iniziali di vibrazione, cambia.
Rispondi
di nls [user #39288]
commento del 27/08/2020 ore 11:39:07
Hai perfettamente ragione!
Come scritto nell'articolo, mi sono voluto limitare all'analisi di alcuni aspetti, chiaramente tralasciando altre componenti importanti come la progettazione.

Alle cause fisiche dell'attacco non ho mai pensato troppo e quindi ho voluto tralasciare. Sarebbe molto interessante sentire qualche opinione a riguardo!

Inoltre ti volevo ringraziare per aver sollevato la questione delle venature del legno. Queste infatti influiranno molto sulla propagazione dell'onda (e quindi sul suo contenuto in frequenza) in quanto creanti delle variazioni direzionali che agiranno sull'attenuazione di alcune frequenze, aggiungendo all'effetto della densità. Proverò a leggere a a riguardo.
Rispondi
di rockit [user #11557]
commento del 27/08/2020 ore 11:31:35
Tutto sommato mi sembrano notizie condivisibili.
Occhio però che all'interno della stessa famiglia di legni possono esserci differenze anche importanti. Ho assistito un paio di volte al confronto tra chitarre con fasce e fondo in palissandro indiano e lo stesso modello in palissandro brasiliano e la differenza era netta in entrambi i casi, e per tutte e due con il palissandro indiano con un suono decisamente più brillante e il brasiliano con un suono più morbido, meno attacco e un timbro più dolce.
Personalmente in entrambi i casi ho preferito quello indiano, anche se è ritenuto meno di pregio ;-)
Le differenze comunque ci sono e sono ben udibili, e mi sa che lo stesso possa valere tra diverse specie di acero, e forse anche per il mogano, nome sotto il quale si fa ricadere un po' di tutto, anche se il timbro di base è quello correttamente riportato nell'articolo.
Rispondi
di nls [user #39288]
commento del 27/08/2020 ore 11:46:42
Ciao rockit!
Si, ci sono molte differenze tra ogni campione di legno anche proveniente dallo stesso albero, nell'articolo ho ovviamente voluto semplificare.

Ti è andata bene con il palissandro, per una volta gusto e portafoglio sono entrambi contenti! ;)

Non posso che concordare sulla questione del mogano. Molti produttori pare mettano sotto quella categoria di tutto e di più! Penso anche che la famiglia del mogano sia molto estesa però
Rispondi
di strimp [user #13472]
commento del 27/08/2020 ore 12:57:2
Segnalo un articolo sull'argomento di Maurizio Piccoli :
vai al link
MI sembra molto esaustivo e interessante
Rispondi
di Cukoo [user #17731]
commento del 27/08/2020 ore 13:00:38
Mi sa che la sismologia ti ha portato un po' fuori strada. In una chitarra non ha molto senso parlare di 'trasmissione delle vibrazioni' (termine usatissimo, per altro). E' più corretto parlare di un'onda stazionaria. Non sei il solo ad affrontare il problema in termini di trasmissione e riflessione di onde: parecchio tempo fa Sacconi (ne 'I "segreti" di Stradivari', la bibbia di ogni liutaio) parlava di tavola e fondo di un violino negli stessi termini che hai usato tu. Euro Peluzzi, nel suo libro 'Tecnica Costruttiva degli antichi Liutai Italiani' punta tutto sulle riflessioni interne alla cassa armonica, cosa insensata in una cassa di qualche decina di centimetri di dimensione massima in presenza di onde metriche o quasi (e c'è ancora qualcuno che costruisce violini col metodo Peluzzi!).
Non è corretto dire che la tavola vibra e il fondo riflette. E' tutto il 'sistema chitarra' che vibra, e il timbro del suono dipende in modo notevole dalle risonanze proprie del sistema. Argomento complesso e ostico.
Puoi trovare qualcosa qui
vai al link
oppure qui
vai al link

Da sottolineare anche il fatto che ebano e acero sono decisamente diversi: l'acero per liuteria ha una densità attorno a 0.6 grammi/centimetro cubo, l'ebano attorno a 1 grammo/centimtro cubo.
Rispondi
di ovinda [user #46688]
commento del 27/08/2020 ore 15:01:03
Sulle chitarre classiche e acustiche è evidente che il legno incida sul colore del suono prodotto dalla chitarra. Sull'elettrica il legno al massimo può incidere sul tempo di decadimento del suono, ma non sul colore. Questo è evidente.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 27/08/2020 ore 16:36:24
Nel commento sotto ho linkato un video in cui in realtà la differenza si sente. Ci sono altre dimostrazioni su YT che secondo me non tirano fuori la differenza perchè sono semplici pennate che non "stimolano" abbastanza il sistema, diciamo. Questo per dire nel riff3 spinge abbastanza e io sento differenze sostanziali.
Rispondi
di ovinda [user #46688]
commento del 27/08/2020 ore 16:59:09
CI sono anche video dove prendono l'elettronica e la spostano su altre chitarre con la stessa scala ma con legni diversi e il suono non cambia, cambia solo la decadenza del suono, ma il colore del suono non può cambiare.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 28/08/2020 ore 09:30:24
Ne ho visti una marea ma: 1) in generale se su un tot di prove ce ne sono di negative e positive, ecco, le negative provano che "non hanno trovato "differenze, mentre le positive si, se si suppone siano entrambe in buona fede. 2) le negative di norma sono una singola pennata clean, in quel contesto anche una les paul e una telecaster finirebbero per assomigliarsi.
Rispondi
di ovinda [user #46688]
commento del 28/08/2020 ore 10:08:19
Tu vuoi per forza convincere il mondo che è come dici tu, ma le cose non stanno così. Il colore suono ripreso da pickup magnetici non può essere in alcun influenzato da un piano che si trova al di sotto dei magneti. Al massimo il piano sottostante può influenzare il decadimento del suono, ma non la colorazione per i motivi che ho già esplicitato. Inoltre basi la tua valutazione su dei video presi su internet evidenziando solo le cose che servono a te per confermare la tua opinione molto soggettiva. 1) i video su internet vanno presi con le molle, 2) Per un video che conferma qualche ipotesi, ce n'è sempre un altro che la smentisce. Sulla chitarra elettrica contano molto di più alti fattori: capotasto, tastiera, tipologia di costruzione della chitarra (manico avvitato o incollato), tipologia e qualità del ponte, altezza, tipologia e qualità dei pickup.
Rispondi
di pelgas [user #50313]
commento del 27/08/2020 ore 15:41:03
nelle chitarre elettriche il ruolo dell'essenza con cui è costruito il manico è sensibile. forse tutto il resto può passare in secondo piano, ma un manico acero e uno mogano suonano diversamente. molto. troppo
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 27/08/2020 ore 16:34:28
Qui hanno fatto la prova cambiando il body, e la differenza si sente. vai al link
Rispondi
di rockit [user #11557]
commento del 27/08/2020 ore 16:48:43
L'influenza sul timbro però è proporzionale alla flessibilità longitudinale del pezzo, usare tavole spesse la metà di un body accentua notevolmente le differenze. Normalmente il manico prevale di parecchio proprio per via dello spessore ridotto, in un corpo solido da 45mm di spessore la scelta dell'essenza è meno influente, con quello spessore qualsiasi tavola rimane decisamente rigida. Poi un po' di differenza c'è (come c'è in alcune scelte costruttive), ma meno importante rispetto a quello che mostra il video.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 27/08/2020 ore 16:53:16
Facciamo che influiscono entrambi, e poi dipende in proporzione diversa, anche su altre cose come sustain etc.
Rispondi
di rockit [user #11557]
commento del 27/08/2020 ore 17:05:20
Sono d'accordo, volevo solo sottolineare che il video tende a evidenziarlo un po' di più, per cui se si sperimenta con uno strumento vero potrebbe essere un po' meno avvertibile.
Poi ci sono talmente tanti fattori nello strumento completo che pesarli diventa difficile, alla fine sempre meglio valutare la chitarra completa che star troppo a pensare ai singoli elementi, anche se studiarne le caratteristiche è sempre interessante oltre che magari utile per pre-orientarsi.
Rispondi
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di RedRaven [user #20706]
commento del 27/08/2020 ore 17:11:37
Si certo, diciamo che chi sostiene che i legni nelle elettriche non hanno influenza è dimostrabile e dimostrato che si sbagli. Poi ovvio che se metto sopra un metal zone a cannone le cose cambiano.
Rispondi
di Skywalker8 [user #40706]
commento del 28/08/2020 ore 02:47:39
Nessun dato scientifico, esperimento non ripetibile, miriade di fattori umani, spostamenti di sorgente sonora e di microfoni. Sto solo citando alcuni dei fattori che rendono il test nel video assolutamente inutile. Senza analizzare lo spettro sonoro e senza un "suonatore non umano" (alla e-bow, per intenderci) questi test non valgono nulla
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 28/08/2020 ore 09:36:52
Se fosse solo variazione casuale, nei vari riff dovrei sentire sbalzi di colore e tono non associati alle essenze, es. il primo col mogano scuro, poi il secondo col mogano chiaro etc. Invece non è così. Tutti quelli di una certa essenza suonano coerenti. Sfido chiunque a riconoscere le proprie chitarre suonate con un ebow e distinguerle, per il resto.
Rispondi
di DiPaolo [user #48659]
commento del 28/08/2020 ore 11:02:0
I microfoni non sanno di che legno è fatta la chitarra su cui sono montati, rilevano solo l'alterazione provocata dal movimento delle corde, nel campo magnetico che loro producono. Pure le corde non sanno di che legno è fatta la chitarra su cui sono montate, quando plettrate vibrano più o meno o a lungo a seconda di quali frequenze vengano esaltate o assorbite dal legno del corpo della chitarra. Le corde sono 6 e ognuna produce, vibrando, note e armonici in un certo range di frequenze. Il complessivo di tutte e 6 risulterà esaltato o attenuato lungo l'arco di frequenze prodotte dalle corde, a seconda di cosa smorzi o esalti quel legno in quella configurazione. Di conseguenza, anche le chitarre elettriche, grazie ai microfoni che rilevano il suono in frequenza e potenza, risentono del legno e della costruzione. Nelle acustiche, comunque, ho sempre notato che le più economiche (tipo eko studio anni '60), mancavano totalmente i bassi, non che poi ci fossero alti frizzanti, ma quella era la gamma che rimaneva, nelle folk di medio prezzo, a partire da metà anni '70, i bassi cominciavano ad essere presenti, ma a questo punto si percepiva chiaramente la mancanza degli alti. In questa gamma, da molti anni pur non possedendone 1, ho sempre apprezzato la presenza di alti frizzanti e un passo avanti delle Takamine, i legni usati sono sempre quelli (buoni), ma evidentemente il risultato la dice lunga sull'apporto costruttivo utilizzato da quel costruttore. Paul.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 03/09/2020 ore 13:31:54
Le corde e la chitarra sono un sistema unico, il legno e la costruzione influenzano quali frequenze siano assorbite. Poi dire che influenza il sustain ma non il tono é come dire che é un filtro perfettamente lineare. Impossibile.
Rispondi
di DiPaolo [user #48659]
commento del 03/09/2020 ore 17:49:46
Raven, non mettermi nella penna cose che non ho scritto "poi dire che influenza il sustain ma non il tono". Tutto influenza il suono acustico che senti provenire da una chitarra, anche elettrica. Le corde, le varie leghe metalliche di cui sono fatte, la struttura, (anima esagonale o rotonda) il rivestimento metallico superficiale, la scalatura (soprattutto). E poi lo strumento, il tipo di legni, la stagionatura, il tipo di taglio degli stessi, il numero dei pezzi di cui è composto il corpo ed il manico, il tipo di costruzione generale, le parti finali (ponte e capotasto) che intercettando le vibrazioni delle corde le ritrasmettono al legno del corpo, quali parti dello spettro sonoro dato dalle vibrazioni viene amplificato e quali viene attenuato dallo strumento stesso, mantenendo più o meno a lungo la voce, a seconda delle frequenze. È un'alchimia, basta modificare un parametro (per es. corde nuove o scalatura diversa) per modificare il risultato sonoro, i microfoni registrano il risultato finale imparziali e inconsapevoli. Paul.
Rispondi
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