di TidalRace [user #16055] - pubblicato il 30 agosto 2020 ore 08:00
Mentre i grandi marchi definivano i canoni della chitarra elettrica, uno sciame di sperimentatori testava forme, materiali e configurazioni alternative, destinate a scrivere la storia.
Probabilmente nessun altro marchio che iniziò con strumenti così poveri finì nell’interesse dei musicisti come Danelectro. Il suo fondatore, Nathan I. Daniel, iniziò la sua carriera progettando per Epiphonei primi amplificatori, dal 1934 al 1942.
Nel 1946 venne fondata Danelectro per produrre amplificatori da vendere per corrispondenza, mentre nel 1954 fu la volta delle chitarre elettriche.
Questi modelli, soprannominati "Danos", furono i preferiti dai giovani musicisti ma anche dai professionisti per via del loro suono molto particolare. I primi modelli erano simili nella forma a una piccola Les Paul, ma con finiture e hardware molto semplice. Erano dotate di uno o due pickup single coil nascosti sotto il battipenna e usavano materiali insoliti come il vinile e la masonite. Oltre che col marchio Danelectro, furono prodotte anche con il marchio Silvertone, leggermente diverse nella paletta.
Nel 1955 uscì il modello Danelectro C, con il corpo a forma di nocciolina e la paletta a forma di bottiglia di Coca Cola. Il pickup era ben visibile, ma non aveva ancora la classica forma “a rossetto” che poi avrebbe assunto: l’azienda acquistò queste coperture proprio da un produttore di rossetti per labbra.
Nel 1956 i modelli U-1 e U-2 sostituirono il modello C, proposto in varie colorazioni con forma tipo Les Paul, uno o due pickup a rossetto e prezzi di 75 e 100$.
Un’altra azienda che secondo me propose cose interessanti fu la Stratosphere, fondata nel Missouri nei primi anni ‘50 ma dalla vita molto breve. Debuttò nel 1954 con chitarre a doppio manico, che furono una novità assoluta, e con la prima elettrica a dodici corde, producendo comunque anche modelli a sei corde.
La doppio manico, chiamata semplicemente Twin, aveva la sezione dodici corde nella parte superiore e paletta finestrata, mentre nella parte inferiore una sezione di sei corde standard e ancora paletta finestrata con sei meccaniche in linea.
L’elaborata tastiera, il corpo di dimensioni ridotte e l’uso di varie placche e battipenna necessari a contenere tutta la parte elettronica erano spesso una caratteristica del tempo ed esprimevano un certo fascino.
Non essendo ancora uno standard l’accordatura di una dodici corde, venne suggerito l’uso dei doppioni accordati in modo che producessero degli accordi, rendendo tuttavia lo strumento difficile da suonare. In seguito, la Rickenbackerstabilì l’accordatura standard per una dodici corde.