di Leon Ravasi [user #4] - pubblicato il 22 febbraio 2004 ore 21:00
Ma si può fare una recensione di Francesco Guccini? Dunque, a memoria, non ne ho mai fatte. Esaminiamo il problema: se Massimo Bubola rappresenta una fetta della canzone italiana,. Guccini “È” tout court la canzone d’autore italiana. Storia coi controfiocchi e le medaglie. E poi l’ebbrezza di finire per diritto e a rovescio in una canzone del Guccio l’ha già provata Bertoncelli. Ma Guccini si può recensire? In linea di principio sì, ma probabilmente no. Per farlo dovrebbe scrivere canzoni e Guccini ha smesso da un po’. Non che non sforni periodicamente materiale più che degno di essere ascoltato, ma sono ancora canzoni? Se una canzone, in fondo, deve essere costituita di un meccanismo ripetitivo che ne favorisca la memorizzazione e la cantabilità, beh tutto questo in Guccini non c’è. Ci sono dei racconti, a volte lunghi, a volte più brevi, con accompagnamento di musica, dove il cantante Francesco, a volte pronuncia solo le parole e a volte le allunga in una forma di strascicato declamare, che canto non è. Ma se chiamiamo canzoni l’hip hop, forse possiamo farlo anche con Guccini. E allora veniamo a parlare di “Ritratti”, un disco atipico, un disco di Guccini. Nove canzoni, senza perle, ma con momenti di grande fascino.