di aPhoenix90 [user #22026] - pubblicato il 02 ottobre 2011 ore 16:16
C'è poco da fare. Il coraggio e la determinazione continuano ad alimentare e mantenere accesa quella fiamma di speranza che qualcuno chiamò Sogno Americano. Una fiamma che ha certamente conosciuto tempi migliori, ma che fatica a spegnersi del tutto; un sogno che, nonostante gli eventi e il tempo si siano messi d'impegno per sbiadirne le immagini, continua ad esercitare il suo innegabile fascino.
Certo, siamo ormai nel XXI secolo: non è più l'epoca dei grandi flussi migratori (e se è vero che qualche rotta resiste, è altrettanto vero che ne sono cambiate le dinamiche), e gli Stati Uniti non sono più la superpotenza industriale il cui mercato del lavoro ha rappresentato per mezzo secolo "il" modello da prendere come esempio. Soprattutto non è più l'epoca del grande dinamismo e della fugace mobilità sociale, e le libertà economiche e costituzionali non rappresentano più nessuna novità per noi europei, grotteschi, ambigui e antiquati (ma non troppo, in fondo).
I cittadini americani lamentano il crollo del reddito pro-capite, una disoccupazione che continua ad essere altissima, un debito pubblico vergognoso (loro, pensa noi...) e l'illustre economista Jeremy Rifkin, alla fine del secolo scorso, ha letteralmente demolito il mito del sogno dipingendolo piuttosto come un incubo dal quale tenersi lontani. Qualcuno addirittura sostiene che una volta crollato il comunismo, non serviva più un "sogno americano"...
A prescindere si sia reale o illusoria, io sono convinto però che l'avanguardiaamericana desti ancora qualche dolce curiosità e rappresenti ancora una forte tentazione nell'immaginario comune.
Mito o leggenda? Realtà o preistoria?
Basta dare un'occhiata a quella che secondo me è una delle più poetiche (nonché una delle più antiche) costituzioni liberali della Storia; basta pensare all'immensa forza di voltontà dei "dissidenti" nel creare una società ben radicata con la consapevolezza dei propri interessi, lontana dall'imbarazzante eredità feudale e dalla rigida società aristocratica europea (l'America nasce borghese); basta pensare a un'identità americana fortemente voluta, alle forti istituzioni educative (Yale, Harvard, Princetone, ...) che favorirono fin da principio l'affermazione della concezione dei diritti naturali dell'uomo e la consapevolezza della necessità delle libertà fondamentali; basta pensare al Blues e al Rock'n'Roll e al significato dell'immagine simbolica dei blue jeans. O anche solo alla propria Fender Stratocaster.
Certo, il tempo ha il compito di cambiare le cose, ma le fondamenta restano. E allora quando si parla di America, sebbene Wall Street sia crollata nuovamente a picco e sebbene l'oro valga poco più di 1.600$/oz, a qualcuno brillano ancora un po' gli occhi. E sogna di prendere al volo quel treno... quel treno che passa una sola volta nella vita.
Perché dico tutto questo?
Un po' perché dopo una partita vergonosa come quella di ieri (...) devo tenere impegnata la mente con altri pensieri, e un po' perché due settimane fa mia cugina è partita per San Francisco. Farà sei mesi di ricerca alla Stanford University (Palo Alto).
Italia-Stati Uniti è un viaggio che hanno fatto in tanti, e chissà quanti lo faranno ancora, chi per piacere e chi per necessità. Nella mia famiglia non era mai successo (eccetto un lontanissimo parente emigrato in Brasile), e fa un po' strano pensare alla cugina dall'altra parte del mondo. Cugina con i controzebedei, visto che da anni si muove continuamente per l'Italia e per l'Europa continuando ad aggiungere paragrafi al suo curriculum. Ma finora si era trattato solo di rapidi spostamenti.
Ci sentiamo tramite Skype (w la tecnologia) e mi sembrano un po' quelle scene in cui il classico zio d'America racconta le novità dal Nuovo Mondo. Sorrido quando a comunicare sono gli zii e la nonna: d'accordo che la distanza topografica che ci separa è immensa, ma a volte sembra che sia partita in perlustrazione in un nuovo pianeta (:-D).
Non ho idea quali siano veramente i suoi obiettivi professionali, ma in tutta sincerità le auguro di trovare la felicità laddove nessuno, nella nostra famiglia, aveva osato andare.