di redazione [user #116] - pubblicato il 10 marzo 2017 ore 13:30
E' partito l'RGA tour, appuntamento didattico tra i più interessanti della stagione. Donato Begoti, Roberto Fazari e Andrea Filippone attraversano l'Italia per una serie di Seminari/Concerti che si prefiggono di coinvolgere i partecipanti in un evento divertente e allo stesso formativo. Questi appuntamenti, organizzato da Volonté&Co, prevedono l’esecuzione live di brani famosi e di generi musicali differenti, e la discussione di tematiche tecniche e musicali quali legato e tapping, pennata alternata, feeling, sound & creativity.
In queste settimane abbiamo incontrato i docenti e protagonisti dell'RGA: Donato Begotti e Roberto Fazari. Oggi è la volta di Andrea Filippone che conosciamo meglio in questa intervista.
Ciao Andrea, ci racconti la tua formazione musicale. Ascoltandoti si percepiscono una ricca serie di contaminazioni e influenze.
Ho iniziato a strimpellare la chitarra e il piano da bambino, sono cresciuto circondato da strumenti musicali. Suonavo piccoli brani, accordi e melodie che mi mostrava mio padre, da sempre fervido appassionato di musica. Ho continuato come autodidatta fino ai 13 anni poi ho iniziato a prendere lezioni private da Marco Roagna (chitarrista degli Arti e Mestieri dal 2005) per circa 5 anni. Grazie a lui ho conosciuto, musicalmente parlando, le grandi icone del rock/blues: Hendrix, Page, Knopfler, Santana, SRV, ecc. Era un percorso molto pratico, suonavamo tanti brani famosi, lick e accompagnamenti. Ho proseguito come autodidatta fino ai 22 anni quando mi sono iscritto all’MCR di Donato Begotti. Un’esperienza importantissima per la mia formazione musicale e umana. E’ un percorso ben strutturato e incredibilmente efficace specialmente riguardo l’autodisciplina. Riuscire ad autogestirsi e a organizzare il proprio tempo in funzione di una grande quantità di impegni è fondamentale se vuoi fare della musica il tuo lavoro. Per quanto riguarda i differenti generi musicali mi considero molto fortunato! Oltre a piacermi tanta musica diversa negli ultimi anni si sono sgretolati alcuni luoghi comuni sulla la musica, i musicisti, la tecnica, il feeling, aprendomi le porte a un grande senso di libertà. Ho avuto l’opportunità di suonare in progetti e band dai generi anche molto distanti tra loro. In questo periodo sto suonando con i Mainline, band metal core di Torino con quattro album inediti e un quinto in lavorazione e con Giacomo Roggia nei DOGS, progetto in cui arrangiamo in chiave “rock tamarro” famose hit di musica elettronica moderna. Il filo conduttore è l'interpretazione personale, non per forza migliore/peggiore/giusta/sbagliata. Quindi, il modo in cui i sensi filtrano gli input dall’esterno, il conscio li interpreta, l’inconscio li mescola e la coscienza li riorganizza. Diciamo che suonando tante cose, molto diverse tra loro, hai più probabilità di percepire l’elemento comune che le lega, per me quell'elemento ha un valore inestimabile!
Volontè&Co ha pubblicato un manuale su tapping e legato. In questo proponi soluzioni tecniche moderne e accattivanti. Un approccio tecnico così sviluppato ed estremo, a volte rischia di perdere la pacca e la consistenza ritmica e di suono del chitarrismo tradizionale; come hai lavorato per bilanciare e non sacrificare nessuno di questi due mondi?
Ci sto ancora lavorando! In generale, indipendentemente dal genere suonato e dalla complessità della musica, quello che suoni deve essere interiorizzato. Quando lo è (questo processo necessità del suo tempo) ha guadagnato quel prezioso qualcosa in più: ha più pacca, più consistenza ritmica, più suono, più tutto. Suonare a velocità molto basse un passaggio o anche un brano intero, aiuta tantissimo. Anche suonare lo stesso fraseggio su brani diversi, in altri generi musicali. Suonare dal vivo, con bravi musicisti. In sostanza guardare la stessa cosa da punti di vista differenti, in contesti differenti la arricchisce con quel prezioso più.
Ci fai una top 3 dei più frequenti errori di impostazione, attitudine, metodo che per la tua esperienza bloccano, castrano letteralmente lo sviluppo di una tecnica armoniosa, efficiente, pulita?
Impostazione: un’impostazione non funzionale ai propri arti è uno degli errori più comuni, ci cascano quasi tutti (ci sono cascato anch’io). Alla base di una tecnica efficace e duratura c’è un’impostazione adatta. E’ importantissimo il confort con lo strumento già dai primi istanti in cui si diteggiano le corde sulla tastiera. Vale la pena spendere un po’ di tempo nella ricerca di una posizione che sia il più naturale possibile. Poi ovviamente ci sono gli aggiustamenti "in corsa". Il cervello umano è sorprendente! Siamo in grado, per natura, di ottimizzare e automatizzare qualunque movimento, anche i più complessi, in qualsiasi ambito! Già la seconda volta che ripetiamo qualcosa lo facciamo un po’ più in background, in automatico e possiamo focalizzare la nostra attenzione su altro. L’importante è “registrare” il movimento corretto e dedicare il resto dell’attenzione alla musica.
Metodo: avere la tendenza ad aumentare la velocità di un passaggio non ancora metabolizzato è molto dannoso. In questo caso si possono fare dei piccoli check, tipo suonare per “X” volte il passaggio senza errori e in totale relax e solo allora aumentare la velocità.
Attitudine: la paura di sbagliare blocca spesso lo sviluppo tecnico. Allargo un po’ di più il punto di vista. Suonare può essere sia fonte di disagio, che fonte di benessere. Più che vedere la paura come qualcosa da eliminare penso sia più produttivo comprendere se: 1) hai bisogno di più studio, 2) sei arrivato al tuo limite e non puoi andare oltre. Il primo è un processo esteriore, anche un buon maestro può dirti che ti serve ancora un po’ di pratica in più. Il secondo è un processo interiore, nessuno può dirti qual è il tuo vero limite, devi sperimentarlo tu stesso ed esserne pienamente consapevole. Comprendendo il primo punto riduci sempre di più la sensazione di disagio, comprendendo il secondo lo trasformi in benessere.
Cosa ti porterai sul palco per queste clinic (Chitarra, Ampli, Effetti)
Come chitarra userò una RG652K, vinta con il contest Ibanez Flying Finger 2016 organizzato da Ibanez e una splendida RG3770FZ, in prova per qualche mese grazie a Francesco Longhi e Mogar Music. Come ampli useremo le fantastiche Friedman messe a disposizione da Donato, io ho userò la Small Box 50 watts su cassa Mesa Recto 2x12. La pedaliera per l’occasione è molto semplice: Compressore (CS-3); Clean Boost (KOR); Overdrive (TS9) e Delay (Timeline) il tutto gestito dalla V10 Vinteck. L’alimentatore è il Fuel Tank Classic.
Un saluto alla redazione e a tutti i lettori di Accordo!