Ciao Michele, nel tuo workshop a CSM parlerai di "Giovani chitarristi & le inside dello studio di registrazione”.
Esatto. E preparazione armonica, timing, consapevolezza, gestione del suono, creatività, umiltà ed esperienza sono alcuni dei punti chiave che mi piacerebbe trattare durante la nostra chiacchierata.
Quando un chitarrista decide di investire tempo e risorse per specializzarsi nella ripresa, produzione e registrazione delle chitarre la versatilità sembrerebbe il primo obiettivo da perseguire nel proprio percorso.
La parola versatilità ha cominciato a spaventarmi diversi anni fa. E' vero che è importante, forse vitale al giorno d'oggi esser super versatili, ma è anche vero che in nome di questa stessa versatilità stiamo perdendo di vista valori musicali importanti come la personalità, la sperimentazione e la ricerca del proprio sound.
A livello di strumentazione, però, può aiutarne averne una che fornisca una certa flessibilità e varietà di suoni…
Forse, a oggi la macchina più versatile per un home recording è davvero il Kemper (con tutto ciò che comporta). Nel caso poi, una persona sia davvero interessata al sound della chitarra e decida di specializzarsi, allora il Kemper va bene per i caffè e le pre-produzioni veloci ...il suono poi, bisogna pensarlo, costruirlo e registrarlo con la stessa cura con cui Cannavacciuolo confeziona uno dei suoi piatti. In fondo gli elementi chiave non sono poi cosi diversi: materie prime (nel nostro caso ampli, chitarre e pedali), amore e dedizione alla causa, sperimentazione ed esperienza.
Perchè nei chitarristi più giovani, magari appena brillantemente diplomati in qualche accademia, nonostante una tecnica cristallina e
una padronanza notevole dello strumento si riscontra una certa inconsistenza di suono? Scarsa concretezza in quello che fanno?
Come dicevo poco fa, c'è una scarsa ricerca della propria strada sullo strumento. Sembra sempre una gara a chi è più veloce e a chi ce l’ha più grosso. Un altro tasto dolente riguarda la preparazione armonica.Vedo orde di chitarristi velocissimi che spesso non sanno riconoscere un interscambio modale e non hanno la minima idea delle note che stanno suonando in relazione all'armonia sottostante. Gli accordi e la ritmica spesso sono lasciati in un cantuccio a sopravvivere, quando dovrebbero esser nutriti quotidianamente con impegno e amore.
La cultura musicale e gli ascolti sono un altro tasto dolente per il chitarrista, spesso abbagliato solo dai propri simili e dagli eroi delle velocità.
Parlavi di chi ce l’ha più grosso. E allora, facci la tua personale classifica dei chitarristi con il suono più grosso. Non parlo solo di pacca ma proprio della capacità consapevole di cesellare un suono completo, corretto, appunto, grande.
Beh, questa è una bella domanda. Di sicuro chitarristi come Landau, Robben Ford, Mayer e Scott Henderson mi hanno sempre impressionato per la gestione e la qualità sonora . Invecchiando però, ho iniziato a trovare ancora più affascinanti chitarristi di sponde opposte come Jack White, George Harrison, Jhonny Greenwood, Dan Auerbach, Link Wray. Ognuno di questi chitarristi ha davvero una voce ed uno stile unico ed inconfondibile.
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