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Settori e diteggiature Berkeley
di [user #7786] - pubblicato il

Lunar scrive: Articolo-inchiesta: Qualcuno di voi conosce i settori berkeley? (Almeno credo che si scriva così.) Per chi non lo sapesse: sono diteggiature che si usano per le scale modali, nelle quali non si usano più sempre tre note per corda, ma nella corda del Sol o del Si, a scelta dell'esecutore le note suonate son solo due. Questo ci porta ad avere una posizione che nel progredire ascendente-discendente della scala non varia, come nelle comuni scale modali, ma la mano resta sempre frema nello stesso box. Esempio: per suonare un mod Lidio, man mano che si raggiunge il mi cantino la mano si sposta leggermente verso il dodicesimo tasto. Se suoniamo una scala di Fa lidio, si parte quindi da un Fa e si arriva, suonando tre note per corda, ad un Si sul Mi cantino. La mano sisposta e si ottengono su ogni corda mini pattern più o meno stretti. Giusto? Bene: con un settore Berkeley, invece, sempre Fa lidio, si parte da un Fa sul Mi basso, come prima, tre note per corda su MI basso La e Re, poi sul Sol o sul Si diventano due per tornare tre sul Mi cantino, e la nostra scala di Fa Lidio arriverà, avendole tolto una nota, non più al Si ma solo al La. Chiaro fin qui? Il problema è questo: l'uso di questi settori, per me nuovi, comporta sì la comodità di non spostare la mano durante l'esecuzione di una scala, ma ha il problema che si vengono ad ottenere, più o meno in tutti i modi, dei pattern sulle corde sempre molto larghi, tutti del tipo Do-Re-Mi sulla stessa corda, quindi una scomodità di esecuzione che più o meno bilancia quella dovuta al fatto di non spostare più la mano su e giù per il manico per suonare una scala, che finisce ad incidere sulla velocità e sulla pulizia finale dell'esecuzione. Dove voglio arrivare? Facile: questi settori sono effettivamente più comodi, sono effetivamente meglio e sono quindi io che abitutato da anni ad usare diteggiature strette faccio fatica ad adattarmi? Oppure sbaglio e farei meglio ad abituarmi al nuovo?


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