C’è una parola inglese il cui significato mi fa rabbrividire. Questa parola è “busker”. Busker significa artista ambulante. Analizzando l’etimologia di questi due lemmi, si noterà che artista significa “soggetto la cui attività produce cultura,che è oggetto di giudizio di valore,reazioni di gusto e simili”(…)“Ambulante“,invece,esprime la condizione di un individuo della mancanza di una sede fissa,colui che è senza dimora. Ogni essere umano necessita per sua dignità di una residenza,di un rifugio nel quale si possa rifocillare e riposare,di una casa insomma. Purtroppo,il criterio con cui oggi vengono distribuiti gli alloggi è come consueto di tipo monetario,e secondariamente,segue una logica di maggiore o minore comodità a seconda della natura del lavoro che ognuno svolge nella società. Possiamo tranquillamente asserire perciò che c’è una discriminazione tra chi guadagna più denaro e chi ne guadagna meno nell’assegnazione di ogni casa. Chi possiede più denaro,non è necessariamente chi lavora di più per la società in cui vive. Quindi chi vive nella comodità può essere un lavoratore che non se lo merita. Può altresì non essere un lavoratore … Ad ogni modo il tema che vorrei affrontare non è quello della disuguaglianza sociale la cui risoluzione fu già proposta centinaia di anni fa da Rousseau attraverso l’abolizione della proprietà privata. Ciò su cui vorrei focalizzare è la mancanza di attenzione da parte del governo italiano su chi canalizza le proprie energie sulla diffusione della cultura. Il ministro dell’economia Giulio Tremonti ha recentemente rilasciato una dichiarazione nella quale sostiene che “la cultura non si mangia”. Con questa affermazione,si lascia intendere che chi non contribuisce a una produzione che mantenga in vita l’industria (quindi che stimoli il consumatore a comprare di più),non è degno di mangiare. Prendiamo la musica come campo artistico. Forse non sarà noto a tutti che un “artista” che fa musica a scopo commerciale vive meglio in termini economici di chi suona per l’arte stessa. Comunque sia è bene precisare che esistono questi due tipi di categorie per poter proseguire nell’ambito. Ebbene,la politica italiana in questo frangente,esorta la prima categoria di sedicenti artisti a perpetrare nelle loro azioni,e scoraggia la seconda che non vorrebbe altro che un riconoscimento per come impiega le sue energie nella sua passione per creare qualcosa di bello e per condividerlo. Il messaggio che fa filtrare questo tipo di politica,induce i giovani artisti a cercare una soluzione di tipo commerciale,e non quella più vicina all’armonia:oggetto di studio per un musicista. La musica non dovrebbe stimolare il consumatore a un maggior consumo,né l’industria a una maggior produzione. Il lavoro del musicista è improntato sull’arricchimento della cultura,sul benessere spirituale e mentale,non materiale. La musica tesa allo stimolo del consumo non è musica,ma note prostituite che non seguono la bellezza di una melodia,ma si traducono in allettanti richieste di consumo,(di fatti fanno da sottofondo alle pubblicità di vari prodotti.) Questo modo di prostituire l’arte,di produrre un materiale artistico con un doppio fine, condurrà alla rovina del pensiero e delle emozioni perché rappresenta idee e sentimenti trasfigurati in mezzi per vendere di più. Sosterrò per sempre che la musica ha un solo fine:quello di riunire più persone possibile nell’emozione,nella pace e nella contemplazione del proprio pensiero attraverso l’ascolto.
Dedico queste righe ancora ad Alessandro Zilli,con l’auspicio di un futuro migliore per lui e per tutti coloro che vogliono vivere per suonare e non suonare per vivere.