Correva l’anno 1986, avevo 16 anni, da appena due anni avevo iniziato a imparare qualche accordo sulla chitarra e dopo essere cresciuto a pane e Pink Floyd, latte e Genesis iniziai la scoperta del folk e della chitarra acustica, strumento fondamentale di questo stile e per questo iniziai ad ascoltare Simon & Garfunkel che avevano gia chiuso bottega nel 1970 e di nuovo insieme nel 1981 nel mitico concerto al Central Park di New York. Paul Simon mente del duo dal 1970 in poi continuò la sua carriera solista e per curiosità quando vidi l’album dal nome “Graceland” appena uscito lo comprai per vedere di che pasta era fatto.
A primo ascolto rimasi sbigottito, mi sembrava anni luce lontano dal periodo d’oro del duo folkiano ma pian pianino solco dopo solco compresi che ero di fronte ad uno capolavoro, un must. Una qualità di incisione eccellente, sonorità folk e africane frutto di una ricerca ed di una sperimentazione coraggiosa con un uso spropositato di artisti africani per lo più sconosciuti al grande pubblico.
L’album è frutto di un lungo lavoro nato nel 1985 quando Paul, in crisi ispirativa, partì per il Sud Africa per studiare la musica dei nativi africani e dei ghetti neri delle città e venne a contatto con molti musicisti locali di talento e si gettò con spirito “pionieristico” nell’uso della musica etnica nella canzone popolare. Prende così corpo la figura di Paul Simon come cantante-autore della world-music, abbandonando in parte quella passata, seppur importante, di icona folk-rock. In questa operazione Paul Simon è riconosciuto come uno degli apripista assieme a Peter Gabriel, David Byrne e Ry Cooder.
L’album in gran parte fu registrato in questa terra che stava migrando verso la democrazia lasciandosi alle spalle anni di Apartheid. Paul sfido il boicottaggio musicale adottato da molti artisti USA. La musica non può avere confini!!! Una sfida che risultò vincente
L’inizio del disco e travolgente con una percussione potente in “The Boy in the Bubbole” con sonorità tipo fisarmonica, poi la famosa “Graceland” vincitore del premio Grammy Award come migliore singolo nel 1987. Tale pezzo è nato durante un viaggio a Graceland dopo il fallimento del suo matrimonio con l’attrice Carrie Fisher. Canzone cantata nel classico stile folk di Simon con il supporto dei famosi The Everly Brothers. Come il pellegrinaggio dei fans di Elvis nella sua maestosa tenuta, così questa canzone è una sorta di viaggio interiore dopo un fallimento!!!
La voce “strumento” di Paul insieme a voci gospel è qualcosa di emozionante in particolare nei brani “Diamonds on the Soles of Her Shoes” e “Homeless” nei quali le voci dei Ladysmith Black Mambazo guidati da Joseph Shabalala sono cose che vanno diritti al cuore. I fraseggi della sua acustica insieme ai soli e ritmi del chitarrista Ray Phiri, del bassista Bakithi Kumalo, ovviamente africani, sono cose che fanno bene alla salute.
Da menzionare la più orecchiabile e primo singolo dell’album “You Can Call Me Al” del quale c’è un video molto bello con l’attore americano Chevy Chase, molto conosciuto nel USA grazie al programma Saturday Night Live, che gioca con la sua mimica sulle parole di Simon.
Altre chicche la presenza dei Los Lobos in “All Around The World” e lo splendida voce delicata di Linda Ronstadt nel brano più romatico del album “Under African Skies“.
Il disco è fortemente attraversato da miriadi di percussioni con giri di basso e fraseggi di chitarra elettirca che danno vita a ritmi non sempre scontati. Un disco da ascoltare almeno 4-5 volte con un buon impianto che esalti i giri di basso e le percussioni più profonde che possono risultare nascoste senza una buona dinamica. Questo l’album lo avevo solo io tra i miei amici, ma pian pianino si diffuse tra chi aveva un orecchio musicale preparato. Dopo questo album mi comprai in vinile e poi in CD di tutti quelli di Paul che aveva creato come solista in precedenza (ben 5) ed un giorno vi parlerò del successivo ottimo lavoro nato in brasile quattro anni dopo, nel 1990, ovviamente con sonorità e artisti brasiliani, ovvero “The Rhythm of the Saints”. Il nome è tutto un programma anche se Graceland per me rimane un gradino sopra a tutti!!!
Ahh dimenticavo… più di 14 milioni di copie vendute in tutto il mondo e Grammy Award come migliore album nel 1986. A seguito dell’uscita dell’album Paul si esibisce in uno storico concerto ad Harare, Zimbabwe, a cui parteciperà un entusiasta pubblico multirazziale e da cui verrà realizzato un video VHS (ora anche in DVD) dal titolo “The African Concert” e nel quale prese parte la grandissima Miriam Makeba
Essere stato il primo e unico tra i miei amici ad aver comprato questo album senza nessun condizionamento mediatico mi rende onore. Ovviamente i gusti sono gusti e non è facile apprezzare e capire il lavoro che c’è dietro questo album, ci vuole orecchio ma soprattutto una dinamica musicale ampia. Io ci ho messo qualche giorno se non settimane per capirlo… ero ancora giovane e con troppo rock nel sangue!!!