E' un dato di fatto che negli ultimi tempi, anche qui su Accordo, si fa un gran parlare di hollow body, telecaster, Tv Jones, P90, e in generale di sonorità “twangy” riferibili ad un linguaggio musicale rockabilly-country tipicamente “fifties”.
Sarà per il ritornare dei cicli storici, saranno stati gli ottimi interventi audio di Marco Di Maggio o semplicemente il fatto che certe sonorità fanno più o meno (in)volontariamente parte del DNA di molti chitarristi.
In ogni modo...mi sono lasciato contagiare anch'io!
Gia' da un po, con il mio gruppo, abbiamo iniziato una ricerca sonora che ci ha riportato verso sonorità rock blues profondamente americane: da lì il passo verso un repertorio prevalentemente orientato ai grandi mostri del rockabilly e del country rock è stato breve!
E allora, dopo un periodo di sufficiente tranquillità chitarristica, via di nuovo con la GAS, con gli esperimenti sonori, con le nottate su internet.
Accantonati (non del tutto!) i “vecchi” Marshall e la fida Les Paul è iniziata una nuova avventura a base di Gretsch e Fender.
L'ascia che vi voglio presentare fa parte di questa avventura e devo dire che nel suo caso è stato proprio amore a prima vista, direttamente dalla vetrina del negozio alla sala prove!
La chitarra in questione è una Peerless Tonemaster JH special, una archtop con top in abete massello, fasce, fondo e manico in acero, immancabile ponte Bigsby B60...ma soprattutto tre P90 con magneti alnico V.
Premetto che stiamo parlando di una chitarra in una fascia di prezzo media, costruita in oriente da una fabbrica già nota come ghost builder per altri marchi fra cui Gretsch (per le serie di importazione, ovviamente) ed Epiphone.
Le dimensioni della cassa sono abbondanti: 76 mm dichiarati sul sito, qualcosa di più rispetto ad una 6120 per intenderci...in effetti non mi sono preso la briga di misurarla, ma affiancandola ad una Gretsch il rim è leggermente più alto.
L'assemblaggio dello strumento è eccellente, non solo tenendo conto della fascia di prezzo dello strumento.
I tasti sono ben posati e la tastiera è ben intonata e priva di dead spot, cosa che apprezzo moltissimo e che è senz'altro il primo elemento che valuto in qualsiasi chitarra.
Anche il capotasto, in osso, è ben rifinito e nel complesso la chitarra “tiene” l'accordatura molto bene, anche con un uso, moderato, della leva.
La verniciatura è ben fatta e la finitura burst sfuma in modo progressivo sui bordi della cassa, indicando una cura realizzativa superiore a quella riservata a molte chitarre della stessa fascia.
Sul sito viene riportato che la tastiera è in ebano: su questo punto mi permetto di sollevare qualche dubbio...mi sembrerebbe più palissandro verniciato. In ogni caso, fosse anche ebano, risulterebbe comunque più poroso di quanto ci si aspetterebbe da una buona qualità di tale essenza.
Di fatto comunque non mi pare che tale elemento possa nuocere particolarmente al suono o alla suonabilità.
Il ponticello è in palissandro: anche in questo caso avrei preferito una soluzione diversa con un ponte in metallo. Tuttavia devo dire che la scelta operata dalla casa non sembra incidere in modo evidente sul suono.
Ho ravvisato un piccolo difetto, facilmente risolvibile: le viti per la regolazione dell'altezza del ponte hanno poca corsa a causa dello spessore della parte mobile superiore del ponte stesso (quella con le sellette, per intenderci), che impedisce di abbassare l'action più di tanto.
Cionondimeno l'action ottenibile (regolando l'altezza al minimo possibile) è abbastanza comoda, anche per passaggi veloci.
Provenendo da tutt'altro tipo di chitarre tuttavia credo farò modificare lo spessore del ponticello per permettere un (pur non particolarmente sostanzioso) ulteriore abbassamento del ponte.
L'unità vibrato montata è un Bigsby B60: non certo il ponte ammiraglio di casa Bigsby, ma comunque più che decoroso, ben realizzato e installato.
Il punto forte dello strumento sono i tre P90 (utilizzabili nelle combinazioni neck, neck+middle e bridge): quello al ponte e centrali più morbidi e orientati a sonorità “pulite” e quello al ponte decisamente più aggressivo e votato alla saturazione (a parità di settaggi sull'ampli, il pick up al manico rimane pulito anche dove il pick al ponte è già indirizzato verso un buon crunch).
Sono abitualmente scettico sui pick up montati di serie su chitarre “di importazione”: questa volta mi devo ricredere. I pick up in dotazione sono brillanti, dinamici e hanno tutto il carattere che ci si aspetta da un P90. Inoltre sono insolitamente silenziosi, cosa alquanto gradita specie se si spinge un po sul gain.
Nel complesso mi sono molto piaciute le due posizioni classiche bridge e neck.
Onestamente la posizione intermedia (neck+middle) non mi piace: tende a gonfiare troppo i bassi e la trovo poco utilizzabile.
Dato che lo switch mi ispira poca sicurezza e che quindi un intervento si renderà comunque necessario, probabilmente proverò ad isolare il pick up centrale, utilizzando in posizione centrale dello switch i due pick al manico e al ponte.
Anche da acustica la chitarra risuona a dovere, con una buona dinamica, con un volume presente ma non eccessivo (cosa che considero positivamente, visto che stiamo comunque parlando di una chitarra elettrica nata per essere amplificata) e soprattutto con la brillantezza e l'attacco indispensabili per il raggiungimento di certe sonorità.
Chiaramente la natura dello strumento è orientata al country e al rockabilly passando amabilmente per il blues anche piuttosto spinto, ma grazie all'attitudine irriverente dei P90 si presta molto bene anche a scorribande più “rockettare”, reggendo molto bene anche suoni propriamente distorti.
Non ho notato una particolare propensione al feedback...anzi devo dire che non ho proprio notato una propensione al feedback: l'ho provata anche con il mio Madcat Hr50 a volumi molto alti (se pur con una regolazione del gain “sensata”...per quanto l'hr lo permetta...) e, facendo un po di attenzione, non ho ravvisato problemi evidenti.
Dal mio punto di vista l'ho particolarmente apprezzata con crunch non troppo spinti (specie in posizione bridge), sui quali riesce a rimanere brillante e piena di attacco ma al tempo stesso ancora sufficientemente cremosa, specie per gli interventi solistici.
Nel complesso uno strumento eccellente, che necessita di interventi minimi (o addirittura assenti) per rendere al meglio.
Per la cronaca, ho avuto modo di provare anche una Gigmaster custom (più simile ad una 6120, con due soli pick up in stile filtertron): anche questa era ben realizzata e probabilmente più comoda come suonabilità, complice anche un'action molto bassa (fra l'altro il ponticello in metallo si accordava di più ai miei gusti)...tuttavia mancava della verve e della brillantezza della Tonemaster: la differenza, che si avvertiva in modo molto evidente nel suono non amplificato, era poi ulteriormente enfatizzata dai pick up della Gigmaster, che mi suonavano più “anonimi”.
Allego anche un breve file audio della Tonemaster, registrato in diretta nella scheda audio.
Con Cubase ho poi aggiunto un po di compressione (PSP vintage warmer), di riverbero e di echo: in generale mi pare che il risultato rispecchi bene il suono “flat” dello strumento.
Vogliate perdonarmi le sbavature nell'esecuzione...ma ho registrato al volo in due take poi montati e al momento è l'una e cinque di mattina!!
https://www.youtube.com/watch?v=olV6YyLKAz0&feature=mfu_in_order&list=UL