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Intervista con Julius Loglio: creatore di Weapon
Intervista con Julius Loglio: creatore di Weapon
di [user #17844] - pubblicato il

Julius Loglio è l'uomo dietro una delle sei-corde più innovative dell'ultimo periodo. Lo abbiamo intervistato per conoscere più a fondo suo marchio, Weapon Guitars, e il suo progetto, che vede nell'alluminio e nella fibra di carbonio il futuro della chitarra elettrica.
Mentre nei negozi e in Rete la passione per il vintage non accenna a scemare, alcuni produttori più audaci non temono le sperimentazioni e l'uso di tecniche e materiali all'avanguardia per realizzare chitarre elettriche uniche nel vero senso della parola.
L'italiana Weapon Guitars è tra i marchi più impegnati in questo versante e i suoi futuristici strumenti rappresentano una continua corsa verso l'innovazione, la ricerca instancabile di soluzioni più performanti e complete rispetto all'approssimazione e la discontinuità costruttiva che caratterizza per natura gli strumenti in materiali naturali come il legno.
Strutture in alluminio a formare il body, manici in fibra di carbonio e brevetti sempre interessanti sono alla base delle chitarre ideate e realizzate artigianalmente da Julius Loglio, creatore di Weapon Guitars e della Six, la singolare sei-corde che non ha mancato di attirare l'attenzione del pubblico all'ultimo Second Hand Guitars.
Aggirandosi per le sale della fiera era possibile incrociare Julius che, al suo stand, mostrava e dimostrava la sua "chitarra hi-tech", suscitando non poca curiosità.
Ora che la fiera è trascorsa da un pezzo ed è possibile pensare a freddo agli strumenti più particolari che hanno animato il Forum di Assago lo scorso novembre, abbiamo deciso di contattare Julius per alcune domande sulla sua avventura, i suoi strumenti e i suoi progetti futuri.

Julius affianca al suo lavoro di "liutaio del futuro" una florida carriera di musicista che lo ha visto impegnato, nel corso dell'ultimo ventennio, in progetti di ogni genere dal free jazz al thrash metal, militando in band quali i Jazz Chromatic Orchestra e gli Extrema.

Intervista con Julius Loglio: creatore di Weapon

Pietro Paolo Falco: Come ha reagito il pubblico di SHG alla Weapon Six?
Julius Loglio: Il successo di pubblico è stato ottimo. Svariate volte nel corso della giornata si sono formate code di visitatori interessati a toccare con mano e a provare lo strumento ed i commenti sono stati davvero tutti entusiastici.
Anche gli irriducibili tradizionalisti amanti del legno hanno apprezzato fortemente il progetto riconoscendone i vantaggi costruttivi e la qualità del suono. 
La vera sorpresa che la  Six™ (questo il nome del nuovo prototipo) riserva ai più scettici è proprio il suono, ed in particolare l'insospettata gamma timbrica sui suoni puliti.
Nonostante in molti ne apprezzino anche il design, la Weapon Six non rappresenta certo un'esercizio di stile ma è una chitarra da me concepita assolutamente per suonare ed essere suonata.


PPF: Passare da un corpo pieno a un "telaio" metallico può essere traumatizzante?
JL: Assolutamente no. I punti di appoggio e gli elementi chiave di ergonomia dei bodies in legno tradizionali (stile stratocaster, per intenderci) sono assolutamente rispettati. Il feeling di imbraccio è totale ed immediato.

PPF: Si sente spesso dire che il punto debole delle chitarre "hi-tech" è la loro perfezione, l'assenza di quei difetti timbrici o strutturali che hanno caratterizzato modelli storici nati decenni fa. Come risponderesti a queste considerazioni?
JL: Come sono solito rispondere, è mia personale opinione che assurgere ad elemento di carattere stilistico un difetto tecnico del proprio strumento denoti semplicemente una mancanza di personalità nel musicista stesso. Lo strumento è e deve essere un tramite per l'espressività e la creartività dell'artista che se ne serve, e non costituirne in alcun modo un limite.

Intervista con Julius Loglio: creatore di Weapon

PPF: Negli ultimi tempi, la Weapon ha cambiato profondamente per forma e concetti. Il tuo scopo è far evolvere un unico modello o ampliare la gamma con modelli diversi?
JL: In realtà Weapon Guitars è un marchio da me ideato qualche tempo fa a rappresentare un'idea di chitarra da me in origine concepita, progettata e realizzata con l'obbiettivo di ottenere uno strumento che andasse oltre a quanto già disponibile sul mercato, in grado di soddisfare la mia urgenza espressiva.
Dopo una prima fase per così dire più "sperimentale", sono giunto a quello che ritengo essere oggi un perfetto punto di equilibrio tra tradizione e futuro.
La forma della Six rappresenta un riavvicinamento alla tradizione, in quanto ritengo che tutto sommato in termini ergonomici non si possa fare di meglio, ma i concetti fondamentali a livello progettuale e costruttivo nonché i materiali impiegati per il nuovo prototipo sono assolutamente invariati rispetto all'idea originaria, in particolare per quanto concerne la struttura portante centrale del corpo, anche se grandi innovazioni sono state apportate al sistema costruttivo del manico e al sistema di connessione dello stesso al corpo, entrambi brevettati.
Quanto a una ipotetica gamma di modelli, ti posso rispondere che è dietro a Weapon Guitars non vi è alcuna politica commerciale riguardante strategie produttive mirate allo sviluppo di un'eventuale gamma di modelli. A dire il vero non vi è nemmeno una produzione vera e propria, ma una continua prototipazione alla ricerca dello strumento "perfetto".


PPF: Le tecnologie utilizzate per la Weapon non sono certo economiche. Vedremo mai un modello entry level per chi vuole avvicinarsi al genere ma ha poco da spendere?
JL: Come giustamente hai osservato, la realizzazione di queste chitarre richiede lavorazioni e materiali molto costosi, inoltre, al contrario di quello che si possa pensare, è prevista una grossa parte di lavoro manuale affidata esclusivamente a manodopera altamente specializzata, il che, nell'ipotesi di contenere i costi, porta a escludere anche più semplicemente la possibilità di una produzione in serie.
Per intenderci, le fibre di carbonio che vanno a costituire la struttura esterna portante del manico, per esempio, devono essere tagliate a misura e stese a mano una per una nello stampo con un preciso orientamento per poi essere trattate in autoclave. Il corpo, dopo la lavorazione a controllo numerico, viene anch'esso finito e sabbiato a mano. Così pure tastatura, rettifica, assemblaggio manico/corpo e messa a punto finali sono rigorosamente eseguiti a mano. Il prototipo esposto all'SHG è stato verniciato da me personalmente tramite aerografo utilizzando speciali vernici per armi ad alta resistenza.
Se pur commercializzate, le mie chitarre sono veri e propri prototipi realizzati a mano uno per uno, con la cura e le attenzioni di un auto da Formula 1 e in grado di assicurare, in termini musicali, le stesse emozioni di un'auto da corsa.
Entry level? No way.


PPF: Ti spingerai sempre più verso il futuro o conti di strizzare anche l'occhio a forme più classiche?
JL: Come avrai inteso, le chitarre che progetto non hanno compromessi per cui eventuali evoluzioni riguarderanno tendenzialmente elementi costruttivi. Nella mia idea la forma è semplicemente una conseguenza di quanto strutturalmente necessario a essere funzionale, esprimendone così una bellezza intrinseca.

PPF: Quali sono i tuoi propositi per il nuovo anno e, magari, per il prossimo Second Hand Guitars?
JL: L'obbiettivo è quello di sviluppare ulteriormente alcuni dettagli costruttivi anche se il prototipo esposto in fiera ha già tutte le caratteristiche sostanziali dello strumento, per così dire, definitivo.
Sono inoltre in fase di valutazione alcune possibilità alternative per quanto riguarda la finitura del body o diverse configurazioni dell'elettronica, ma per ora sono solo ipotesi.
In ogni caso saranno auspicabilmente già disponibili in occasione del prossimo SHG alcuni esemplari, in modo da non dovere più essere costretto a rispondere, a chi fosse interessato ad averne una, che la chitarra non è in vendita in quanto prototipo unico!
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