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Orange: due Terror a confronto
Orange: due Terror a confronto
di [user #17844] - pubblicato il

Il Tiny Terror è stato per lungo tempo il principe incontrastato nel campo delle piccole testate di casa Orange. Ora un minuscolo quanto economico Micro Terror attenta al suo posto. Li abbiamo messi a confronto per scoprire se ne sarà all'altezza.
Il Tiny Terror è stato per lungo tempo il principe incontrastato nel campo delle piccole testate di casa Orange. Ora un minuscolo quanto economico Micro Terror attenta al suo posto. Li abbiamo messi a confronto per scoprire se ne sarà all'altezza.

Insieme a Marshall e Vox, Orange rappresenta uno dei riferimenti indiscussi del british sound e il suo Tiny Terror ha regalato per anni un'anternativa economica e pratica agli ingombranti valvolari ad alto wattaggio. Nel tempo, Terror è diventata una vera e propria linea di amplificatori con controparti più heavy (Jim Root signature e Dark Terror), versioni potenziate (Dual Terror) e una minuscola testata con una circuitazione ibrida, la Micro Terror.
Considerato il nome del modello più famoso del gruppo (Tiny, letteralmente "piccolo"), il confronto con un amplificatore soprannominato "Micro" diventa quasi obbligato.

La prima impressione è che il piccolo Micro voglia spodestare la Tiny, compiendo un ulteriore passo verso la miniaturizzazione delle testate valvolari grazie a tecnologie aggiornate e metodologie costruttive moderne. In realtà, caratteristiche tecniche e sonorità espresse dimostrano notevoli peculiarità.

Orange: due Terror a confronto

Dalla parte del vecchio Tiny Terror, si possono contare un bel po' di valvole: il preamplificatore è basato su due ECC83/12AX7 e il finale è affidato a una coppia di EL84. Il nuovo Micro, invece, infila una sola ECC83/12AX7 nel preamplificatore e preferisce un finale a stato solido. La scelta si riflette sicuramente sui costi di produzione, sensibilmente più bassi, ma anche su peso e ingombri: se la Tiny superava i cinque chili, la Micro non raggiunge un solo chilo.
Di contro il wattaggio, dai precedenti 7/15 watt, arriva a 20 nella versione Micro. Ma occhio a non lasciarsi ingannare: la storia insegna che wattaggio e volume non sempre vanno di pari passo, soprattutto quando si confrontano circuitazioni così differenti.
È esattamente qui che emergono le maggiori differenze tra i due amplificatori. È evidente che 15 watt valvolari siano in grado di spostare molta più aria di un 20-watt a transistor, anche se questo ha la sua bella valvolina nel pre. Per ridurre il divario, comunque, la Micro ha un asso nella manica.
Ascoltare per credere, il nostro Denis "Burats" Buratto ha messo a confronto sul campo le due testate per scoprire come si comportano a parità di condizioni e settaggi.


Che la pasta sonora sia british in entrambi i casi non c'è alcun dubbio, che ci sia l'impronta Orange idem, ma a parte questo i timbri sembrano avere poco o niente in comune.
Fin da subito ci si accorge che la Tiny suona più brillante e forse acida, mentre la Micro è morbida, a tratti ovattata, come se gli estremi di banda fossero più smussati in favore di una gamma di frequenze medie più evidente nel mix. Scelte stilistiche a parte, è possibile osare un'ipotesi riguardo le motivazioni che hanno potuto portare Orange a creare due amplificatori così diversi.

Quando si hanno a disposizione 15 watt valvolari e si mira a costruire un amplificatore casalingo, il volume non è certo un problema. Ci si può concentrare sul suono, scegliere la voce che si preferisce. Ecco quindi che i medi, quelli che per antonomasia fanno percepire maggiormente la chitarra in una band, non servono più di tanto. Si cede quindi il posto a bassi e alti che, sfruttati a dovere, danno l'impressione di un suono più completo, più organico e con più armonici.
Quando invece lo scopo è creare un amplificatore minuscolo, in grado di competere con decine di processori digitali, mini-valvolari e simulatori di ogni genere, bisogna concentrarsi per fornire qualcosa di più all'utente. Per un costo estremamente ridotto (parliamo di circa un quarto rispetto al Tiny), il Micro offre il caratteristico crunch Orange - grazie anche alla valvola spremuta a dovere - con un volume impressionante, per la sua categoria.
Come si diceva prima, il volume non è sempre legato unicamente ai watt indicati sullo chassis, ma dipende anche da come i progettisti gestiscono i circuiti. Un piccolo espediente tanto diffuso tra i chitarristi può risultare risolutivo in casi del genere: alzare i medi.
Meno scavato, più intubato se si vuole, ma forse solo più focalizzato sulla banda in cui la chitarra tira fuori tutto il suo carattere, il Micro Terror spinge sulle frequenze medie per ottenere una percezione di volume superiore e, al contempo, per risultare più gestibile, educato sotto le dita.
Il Micro non gracchia, non ronza, non scoppietta. Tira fuori le note ben definite, lo fa a ogni volume e si adagia alla perfezione in un mix o una base pre-registrata: non a caso, il modello è anche dotato di input apposito per una fonte audio esterna.

Orange: due Terror a confronto

Quando si parla di suoni belli o brutti, lo si fa sempre tenendo in mente un riferimento. In un confronto A/B, gli amplificatori diventano l'uno il metro di giudizio per l'altro, e ciò può dare vita a una percezione sfalsata del suono, a meno di non avere bene in mente i contesti per i quali questo è stato studiato.
Ascoltare prima un suono ricco di medi, tagliato sui bassi e gli alti, e poi subito dopo un altro con estremi di banda più in evidenza, può dare l'impressione che il suono si espanda, prenda vita. Si è portati a definire quel suono "migliore", salvo poi ricredersi in fase di missaggio, quando quella chitarra proprio non vuole incastrarsi tra gli altri strumenti, soprattutto se fa da solista.
È un po' ciò che succede quando si attiva il pulsante Bright di certi amplificatori, tant'è che alcuni chitarristi non riescono a fare a meno di quel suono enorme, che spesso resta sullo sfondo in un mix, ma fa sentire tutti i "campanellini" degli armonici più acuti. Al contrario, è altrettanto facile innamorarsi di un overdrive stile Screamer: è vero, i bassi sono meno definiti, gli alti sono smussati e i medi intubano il tutto, ma quel suono lì è bello e pronto per un assolo, pulito o distorto che sia.
E voi? Siete tipi da Bright o da Screamer? Da Tiny o da Micro?

Orange è un marchio distribuito da Proel.

Orange: due Terror a confronto
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