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VFE Choral Reef: fischi dal bucket brigade
VFE Choral Reef: fischi dal bucket brigade
di [user #17844] - pubblicato il

Chip bucket brigade e circuitazione all-analog alla base, VFE riprende il classico chorus e lo amplia con un controllo di Mix, un potenziometro per il tempo di ritardo con relativo switch di modalità e un Feedback con cui mandare fuori di testa i patiti della psichedelia.
Chip bucket brigade e circuitazione all-analog alla base, VFE riprende il classico chorus e lo amplia con un controllo di Mix, un potenziometro per il tempo di ritardo con relativo switch di modalità e un Feedback con cui mandare fuori di testa i patiti della psichedelia.

Quando si nomina il bucket brigade, gli appassionati delle modulazioni analogiche sentono sempre un fremito e pregustano pedali dall'elevato dettaglio sonoro, con calore da vendere. Il Choral Reef si basa esattamente su questo concetto, ma aggiunge una gamma di controlli sufficienti a promettere una tavolozza timbrica estesa.

Esattamente come l'overdrive Merman testato in questo articolo, il chorus VFE offre un'interfaccia intuitiva quanto completa in un contenitore compatto e solido. Tre sono le manopole principali, a cui si aggiungono due mini-potenziometri ai lati e un ultimo parametro in cima. Mentre nel clone Klon si tratta di una regolazione per la compressione, qui lo chassis azzurro è sormontato da uno switch a tre posizioni capace di fornire sfaccettature intriganti.

VFE Choral Reef: fischi dal bucket brigade

C'è poco da spiegare su Depth, Speed e Mix.
Il primo gestisce l'ampiezza dell'oscillazione con un andamento riscontrabile in buona parte dei chorus analogici più diffusi.
Speed ne dosa la velocità con una buona escursione, capace di passare da tempi piuttosto lunghi fino a vibrazioni frenetiche ben oltre la reale necessità in situazioni musicali convenzionali.
Mix si occupa della miscelazione del suono dry al wet. Tenuto al minimo, il circuito risulta assolutamente trasparente e non mangia segnale né lo altera. Se si tira su, anche con gli altri valori al minimo, qualcosa sembra già accadere. Si tratta di un'onda appena percettibile, ma sufficiente a essere usata per donare maggior armonia a una chitarra troppo compatta, come la Les Paul usata per la prova con Ciro Manna.

Finché ci si concentra sui tre parametri tradizionali, il suono appare facilmente domabile, essenzialmente privo di fruscio e reso più definito dalla possibilità di decidere quanto suono pulito conservare in uscita.
Le cose si complicano quando si vira sui mini-potenziometri Width e Feedback.
Feedback aumenta la risonanza del pedale, generando un ritorno di suono (principalmente acuti) che aiuta a rendere più fluido il tutto. Esattamente come le ripetizioni di un delay analogico, il Feedback può mandare il Choral Reef in... feedback. Gli amanti degli effetti più psichedelici troveranno uno spasso portarlo a fine corsa e scoprire come l'innesco interagisce con le altre manopole.

VFE Choral Reef: fischi dal bucket brigade

Width varia l'ampiezza dell'oscillazione agendo sul ritardo della modulazione e lavora in stretta relazione con il selettore in cima al box. Questo cambia il range del tempo di sfasamento deciso dal Width e incide sulla pesantezza del chorus. Nella posizione centrale, il tempo è breve e l'effetto è appena accennato, ottimo per dare carattere a una parte solistica o a un accompagnamento anche in overdrive senza affaticare l'orecchio. Se lo si tiene a destra, si può già pensare a una modulazione più pesante, da solismo rock-fusion di scuola moderna. La posizione crea un'oscillazione curiosa, non perfettamente lineare e che forma una sorta di scalino nel suo andamento.
Quando si sposta lo switch a sinistra, il Choral Reef è capace di passare da un chorus dolce per arpeggi pop fino a effetti da mal di mare.
Gioia e maledizione del bucket brigade, esagerare con i settaggi porta con sé un aumento del fruscìo, che risulta comunque più che accettabile se non interessa la sperimentazione avanzata. Inoltre, agire sulla levetta provoca un "pop" udibile distintamente attraverso altoparlanti. Fastidioso sì, ma poco male se si considera che non è il tipo di controllo su cui si opera durante l'esecuzione o comunque con il pedale attivo.

Oltre che per un comportamento trasparente e per la sensibilità al tono che gli si dà in pasto, il Choral Reef colpisce per la versatilità.
Accordi vetrosi da fusion d'annata non sono il suo terreno preferito, ma i chorus leggeri con cui scaldare una ballad o ispessire un riff sono sempre a portata di mano. Alla bisogna, livelli elevati di Speed e Mix al massimo riescono anche a imitare un vibrato e, se ci si fa prendere dal Width, risulta facile sfociare in qualcosa di simile a un flanger.
È molto interessante usare livelli di Width più alti ma con il Mix non al massimo. Il suono mischiato della chitarra dry fornisce definizione alle note e viene arricchito da tutte le vibrazioni della modulazioni senza perdere messa a fuoco.


Con un gioco di parole, il nome del chorus VFE suona come "barriera chorallina", e in effetti alcune regolazioni non faticano a richiamare immagini di fondali marini variopinti e vitali. La profondità del sound, insieme al suo vago odore di vibe e flanger, fa sì che il Choral Reef sia capace di creare da solo tutto l'ambiente di cui si può avere bisogno in numerosi contesti. Per tutto il resto, basta farsi un giro sul Feedback.

Prezzi, maggiori informazioni sul Choral Reef e sugli altri prodotti VFE, al sito del distributore italiano RR Guitars.

Per il test è stato utilizzato un DV Mark Multiamp. L'amplificatore ci ha colpito per la qualità dell'audio e la risposta dinamica, e abbiamo scelto di adottarlo come banco di prova per le recensioni insieme a Ciro Manna. Ciò garantirà una maggiore uniformità tra i test e permetterà agli Accordiani di confrontare strumenti diversi su un suono di base simile, eliminando le variabili introdotte dall'utilizzo di amplificatori, casse o microfoni differenti.
Clicca qui per la recensione del Multiamp.

choral reef effetti e processori rr guitars vfe pedals
Link utili
VFE Merman
RR Guitars
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