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Gibson Advanced Jumbo: viva i bassi
Gibson Advanced Jumbo: viva i bassi
di [user #16167] - pubblicato il

A quasi ottant'anni dalla sua presentazione, la Advanced Jumbo ha saputo ritagliarsi un posto nel catalogo Gibson e in molte rastrelliere grazie a un progetto semplice che ha scavalcato le ere fino ad arrivare ai giorni nostri.
A quasi ottant'anni dalla sua presentazione, la Advanced Jumbo ha saputo ritagliarsi un posto nel catalogo Gibson e in molte rastrelliere grazie a un progetto semplice che ha scavalcato le ere fino ad arrivare ai giorni nostri.

A pochi passi dalla J45 1942 che abbiamo testato qualche tempo fa qui su Accordo nella sala acustica di Lucky Music, siamo tornati indietro di un altro decennio per incontrare la Advanced Jumbo. Presentata nel 1936, la AJ è nata per diventare la flat top con più bassi di sempre. La prima produzione però si limitò a soli 300 esemplari quando venne sostituita dalla SJ200, la super jumbo, ancora più grossa e potente.

All’apparenza la Advanced è simile alla J45, non fosse per il logo e la finitura molto più lucida. Non le si può invece confondere leggendo la scheda tecnica. Condivide, con la più giovane, alcuni dei materiali utilizzati come l'abete Sitka per la tavola armonica e l’x-bracing, il ponte e la tastiera in palissandro, molto scuro, a 19 tasti con giunzione al 14esimo e il manico in mogano. Fasce e fondo sono anch'essi in palissandro indiano. Le meccaniche sono delle Vintage Openback cromate e resistenti.

Il sunburst è il colore che più le dona e anche l’unico a disposizione, a dire il vero. Appena la si imbraccia si capisce quanto gran parte della differenza tra questa e la reissue 1942 risieda nel manico. La mazza da baseball lascia il posto a un profilo più morbido, arrotondato e sottile. Sottile nel confronto con la ’42, in realtà è da annoverare tra i manici cicciotti, tipici Gibson. Non ci stupisce, ma ci lascia piacevolmente colpiti la comodità regalata dal setup ottimale dello strumento che abbiamo tra le mani.

Gibson Advanced Jumbo: viva i bassi

Iniziamo la prova vera e propria con un plettro tra le dita. A costo di diventare ripetitivi, è questo il frangente in cui la AJ dà il meglio. La cassa larga e panciuta spinge le basse all’ennesima potenza e la scelta di utilizzare materiali di qualità, le conferisce una timbrica completa, alla quale non sfuggono le medie e alte frequenze. Le corde all’altezza giusta, il manico sottile quanto basta e il buon bilanciamento dei pesi in gioco la rendono una di quelle chitarre da cui ci si stacca difficilmente. Una volta iniziata una canzone ne seguirà un’altra e un’altra ancora, senza sosta. Molliamo il plettro e la situazione non cambia. Il divertimento resta tale e quale. Si apprezzano ancora meglio le basse prepotenti, ma non si fatica a riequilibrare il tutto semplicemente variando l’energia delle dita. A differenza di quanto ci aspettavamo, il sustain non è esagerato, ma non è un vero e proprio difetto, è più una caratteristica legata alla scelta costruttiva.

La finitura lucida, ma non troppo spessa, regala un ottimo feeling anche al tatto. Né sul manico, né sulla cassa si ha la sensazione di rimanere incollati, appiccicati come mosche sul miele. Una cosa che potrebbe risultare fastidiosa a molti.


Con un prezzo che si aggira intorno ai 2400 euro, la Gibson Advanced Jumbo va a sedersi sull’Olimpo delle chitarre di fascia alta. Per le carte messe in gioco, le due migliaia di monetine sonanti non sono un’esagerazione. L’acustica della prova è una chitarra performante e realizzata con cura e precisione, una vera workhorse, anche se non è il suo soprannome.

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