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Roy Clark: il chitarrista intrattenitore
Roy Clark: il chitarrista intrattenitore
di [user #4093] - pubblicato il

Strumentista eccelso, intrattenitore nato, Roy Clark è stato un riferimento per qualunque chitarrista amante del palcoscenico, o dovrebbe diventarlo.
Il re dell’intrattenimento con le sei corde si è spento qualche giorno fa nella sua casa a Tulsa. Aveva 85 anni, era nato nel 1933 in un paesino della Virginia, aveva passato parecchi anni - per seguire il lavoro del padre - nell’area di Washington, area parecchio prolifica in quanto a talenti delle sei corde (basta ricordare Roy Buchanan e Danny Gatton).
Sin da giovanissimo suona il banjo e lo fa in una maniera strabiliante, tanto da vincere uno dei più ambiti contest per banjoisti negli USA, il National Banjo Championship. Questa vittoria gli apre letteralmente le porte di una carriera da professionista ad altissimi livelli. Ha 15 anni e ha la possibilità di calcare le assi del palco del Grand Ole Opry veramente giovane. Ma il suo grande amore è la chitarra e passa poco tempo affinché le sei corde diventino la sua principale fonte di guadagno. Comincia ad accompagnare i cantanti della scena locale country e western, nel frattempo amplia il suo linguaggio con frasi che vengono dal jazz. George Barnes è il suo chitarrista preferito, e insieme a delle sfuriate swing esegue brani di polka con un piglio hillbilly fuori dal comune.

Roy Clark: il chitarrista intrattenitore

La grande svolta della sua carriera, finora incentrata sul ruolo di sideman, avviene con la vittoria della sua timidezza (so che sembra difficile crederlo, ma era uno “shy boy” durante il suo periodo da teenager). Forse, proprio per vincere la sua insicurezza, comincia a tirare a forza dal suo inconscio un senso dello humor speciale. Imita le voci degli attori, il suono degli strumenti, ma anche delle auto, del treno, delle pistole, con la sua chitarra. Nel giro di pochi anni diventa un personaggio televisivo arrivando anche a co-condurre il Tonight Show con Jimmy Dean. Ma la consacrazione avviene al fianco del re della country music degli anni ’60, mister Buck Owens, col quale conduce il popolare programma televisivo Hee Haw. Roy è nel suo mondo: si scherza, si prende in giro l’attualità del tempo ma, sopratutto, si suona country music tradizionale fortemente iniettata di hillbilly. Roy in ogni puntata duetta con qualche star e si inventa trucchetti sullo strumento che rimaranno nel vocabolario di una miriade di intrattenitori con la chitarra in mano. Per certi versi Roy Clark inventa un modo totalmente nuovo di concepire il performer. Lui è un musicista eccezionale, dotato tecnicamente, con grande senso del ritmo ma, grazie a questa proverbiale faccia tosta, arriva a tutti. E per tutti intendo veramente tutti: musicisti e non, casalinghe, lavoratori annoiati, appassionati di country music ma anche futuri rockettari (John 5 è uno di quelli che ha ammesso di essersi ispirato al suo picking durante i suoi esordi).



Accanto a una carriera di personaggio televisivo, Roy percorre quella del musicista di gran classe, registrando dei dischi che ogni buon chitarrista di roots music americana dovrebbe conoscere. È del 1963 il bellissimo The Lightining Fingers of Roy Clark: un tripudio di chitarra elettrica hillbilly suonata a un livello eccelso, condita di trucchetti e “rumori” tipici di questo piacione dello strumento. A questo album ne sono susseguiti una marea di altri, a volte simili nell’intento, a volte ampiamente distanti, dove Roy comincia anche a cantare, strizzando l’occhio al country più commerciale a volte. Ma è nel 1994 che, a mio parere, registra il suo assoluto capolavoro. L’idea è del produttore Ralph Jungheim: mettere insieme quello che è il colosso della chitarra country anticonvenzionale (Roy appunto) col colosso della chitarra jazz di quel tempo, ossia il signor Joseph Anthony Passalacqua, meglio conosciuto come Joe Pass. Un’accoppiata fuori dal comune sicuramente. Due linguaggi diametralmente opposti che si ritrovano nell’interpretazione del repertorio dell’uomo che ha stravolto la musica country alla fine degli anni ’40, ossia Hank Williams. Ne esce fuori un disco delizioso, dove i due duettano sui temi dello yodeler in abito bianco scomparso nel 1953. L’eleganza dei suoi brani viene omaggiata con uno spirito ricco di swing e sobrietà. I suoni dei due si mischiano amabilmente e si intrecciano tanto da avere difficoltà a distinguerli nel linguaggio. A volte non si capisce chi sia Joe e chi Roy. È un disco da avere, credetemi, anche perché è stato l'ultimo capitolo in studio di una carriera eccellente per Joe Pass.

Con la morte di Roy Clark noi chitarristi "da club" perdiamo una specie di amico fidato in grado di ispirarci giornalmente con il suo spirito goliardico mai usato per nascondere carenze tecnico-armoniche. Se ne va un altro pilastro della musica americana e un altro esempio di come la professione “musicista” per molti dei giganti americani non era la semplice performance artistica sul palco, bensì un carattere imprenditoriale rivolto unicamente al desiderio di rendere la vita di tutti giorni più leggera ai propri ascoltatori o seguaci. Godetevi i suoi video dove gioca con lo strumento mentre esegue parti intricate, ma sempre col sorriso sulle labbra contornato da due guance folte, tipico dei migliori clown della storia.

curiosità roy clark
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