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di giuZe [user #9228] - pubblicato il 16 maggio 2006 ore 08:03
hi there.ho trovato in giro per la rete un'intervista molto interessante di Francesca Odilia Bellino (All About Jazz) alla contrabbassista (e compositrice, e performer, e....) Joelle Léandre, uno dei nomi di spicco della musica improvvisata europea.L'intervista mi sembra molto bella, specie per le opinioni sincere e dirette sul jazz, sulla classica, sull'improvvisare.potete leggerla quiun breve stralcio"AAJ: Cosa pensi dell’improvvisazione?J.L.: Vivere e avere una coscienza implica prendersi delle responsabilità, significa sostanzialmente correre dei rischi. La musica che suono comporta che si debbano costantemente correre dei rischi. Per me, l’improvvisazione è un vero e proprio linguaggio ed è un’arte. L’improvvisazione è real time, è azione pura, è essere dentro l’azione in tempo reale, anche senza un obiettivo specifico. Ben diversa è la composizione, che è un’arte in tempo differito, perché ci puoi tornare a distanza di mesi, su quanto hai scritto e composto, modificandolo e cambiandolo. In linea generale, nella composizione ci sono degli obiettivi - ha un inizio, uno svolgimento e una fine. Diverso è quanto succede in ambito improvvisativo. Come donna che si dedica a questo mestiere in maniera totale trovo che l’improvvisazione sia una musica strumentale, fatta cioè con il mio strumento, è una musica di musicisti, piena di rischi, umana, vertiginosa, viva. Nell’improvvisazione è fondamentalmente l’arte dell’ascolto, poi certo anche l’arte del fare. È un modo abbastanza umile - se possiamo essere umili - di dire “Scusate, quello che sto suonando sono io”, ma, allo stesso tempo, è anche l’arte di saper accettare di dover essere umili. In questo, può metterti davanti a sconfitte e fallimenti. Ma credi forse che nella vita di tutti i giorni non ci siano delle sconfitte?! Tu pensi che uno si possa alzare al mattino sapendo perfettamente cosa farà nel corso della giornata prima di tornare a letto la sera?! È pieno di cose imponderabili! Ci sono delle esperienze che sono dei veri e propri tracolli e ti fanno sussultare, comprendere e inevitabilmente accettare quanto la vita ti mette davanti. Bisogna essere umili per accorgersi di questo.Io mi sono specializzata in musica da camera e in generale non amo praticare l’improvvisazione nelle big band perché ci sono troppe persone e c’è troppa potenza. L’improvvisazione per me è una musica intimista, esattamente come lo è la musica da camera in trio o in quartetto. Evidentemente è importante che ci sia il piacere di fare musica insieme, senza gerarchie intendo. "
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hi there. ho trovato in giro per la rete un'intervista molto interessante di Francesca Odilia Bellino (All About Jazz) alla contrabbassista (e compositrice, e performer, e....) Joelle Léandre, uno dei nomi di spicco della musica improvvisata europea. L'intervista mi sembra molto bella, specie per le opinioni sincere e dirette sul jazz, sulla classica, sull'improvvisare. potete leggerla qui un breve stralcio "AAJ: Cosa pensi dell’improvvisazione? J.L.: Vivere e avere una coscienza implica prendersi delle responsabilità, significa sostanzialmente correre dei rischi. La musica che suono comporta che si debbano costantemente correre dei rischi. Per me, l’improvvisazione è un vero e proprio linguaggio ed è un’arte. L’improvvisazione è real time, è azione pura, è essere dentro l’azione in tempo reale, anche senza un obiettivo specifico. Ben diversa è la composizione, che è un’arte in tempo differito, perché ci puoi tornare a distanza di mesi, su quanto hai scritto e composto, modificandolo e cambiandolo. In linea generale, nella composizione ci sono degli obiettivi - ha un inizio, uno svolgimento e una fine. Diverso è quanto succede in ambito improvvisativo. Come donna che si dedica a questo mestiere in maniera totale trovo che l’improvvisazione sia una musica strumentale, fatta cioè con il mio strumento, è una musica di musicisti, piena di rischi, umana, vertiginosa, viva. Nell’improvvisazione è fondamentalmente l’arte dell’ascolto, poi certo anche l’arte del fare. È un modo abbastanza umile - se possiamo essere umili - di dire “Scusate, quello che sto suonando sono io”, ma, allo stesso tempo, è anche l’arte di saper accettare di dover essere umili. In questo, può metterti davanti a sconfitte e fallimenti. Ma credi forse che nella vita di tutti i giorni non ci siano delle sconfitte?! Tu pensi che uno si possa alzare al mattino sapendo perfettamente cosa farà nel corso della giornata prima di tornare a letto la sera?! È pieno di cose imponderabili! Ci sono delle esperienze che sono dei veri e propri tracolli e ti fanno sussultare, comprendere e inevitabilmente accettare quanto la vita ti mette davanti. Bisogna essere umili per accorgersi di questo. Io mi sono specializzata in musica da camera e in generale non amo praticare l’improvvisazione nelle big band perché ci sono troppe persone e c’è troppa potenza. L’improvvisazione per me è una musica intimista, esattamente come lo è la musica da camera in trio o in quartetto. Evidentemente è importante che ci sia il piacere di fare musica insieme, senza gerarchie intendo. " |
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