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La musica nello Spazio: chiediamolo a un astronauta
La musica nello Spazio: chiediamolo a un astronauta
di [user #43307] - pubblicato il

Dalla wake up music degli astronauti all'intrattenimento per i lunghi viaggi solitari fino alla Luna. La musica gioca un ruolo importante nello Spazio.
Quest'anno si festeggiano i cinquant'anni dal primo sbarco sulla Luna. Era il 20 luglio del 1969 quando il comandante della missione Apollo 11 Neil Armstrong, seguito alcuni minuti dopo dal pilota del LEM Edwin “Buzz” Aldrin, lasciarono impresse nella regolite lunare le prime impronte umane su un altro corpo celeste. Fu senza dubbio uno degli eventi più importanti nella storia dell'umanità, che merita senz'altro di essere ricordato nell'anno del suo cinquantesimo anniversario così come nei secoli a venire, per lasciare una testimonianza a quelle persone che non erano ancora nate e che, di conseguenza, non hanno potuto seguire con i propri occhi questo capitolo cruciale della nostra storia.
Perché mai dovrei raccontarvi la storia del progetto Apollo in un sito che si occupa di musica? Che cos'è che accomuna le missioni Apollo e tutte le altre imprese spaziali che seguirono fino ai nostri giorni con la musica? Ebbene, la musica nello Spazio può avere ruoli di varia importanza. È il caso della Wake Up Music utilizzata, come il nome ben suggerisce, per svegliare gli astronauti che si trovano in orbita.

La musica nello Spazio: chiediamolo a un astronauta

Quando si è nello Spazio, infatti, non ci si può basare sulla luce e sul buio per stabilire quale sia il giorno e quale la notte, dato che si orbita intorno alla Terra in circa 90 minuti e si possono osservare 16 albe e 16 tramonti al giorno.
Ovviamente, oltre al ruolo di sveglia per gli astronauti, la musica può anche servire così come qui sulla Terra, come semplice mezzo di svago.

Già agli albori del programma spaziale statunitense, durante la missione Gemini 6 a dicembre del 1965, i due membri dell'equipaggio Walter Schirra e Thomas Stafford per festeggiare la manovra di aggancio fra le due navicelle avvenuta con successo suonarono “Jingle Bells” con una piccola armonica a bocca e alcuni sonagli che si erano portati a bordo. Si tratta con ogni probabilità della prima canzone mai suonata nello Spazio e quell'armonica fu poi donata al National Air and Space Museum di Washington, DC.
Da quel momento furono in tanti gli astronauti a voler suonare nello Spazio e ci fu addirittura chi, come Harrison Schmitt dell'Apollo 17, cantò sulla superficie della Luna insieme al suo compagno e comandante di missione Eugene Cernan.

Durante l'avventuroso viaggio dell'Apollo 11 verso la Luna il comandante Neil Armstrong, che era anche un musicista, decise di portarsi dietro un piccolo registratore a nastro per ascoltare della musica durante i tre giorni che lo separavano dal satellite e che avrebbe trascorso all'interno del Modulo di Comando in compagnia di Michael Collins (CSM-P) e Buzz Aldrin (LM-P). Ascoltò “Lunar Rhapsody” dall'album del 1947 Music out of the Moon di Les Baxter e Samuel Hoffman.
Lo strumento principale in questo brano è il theremin e non è un caso se recentemente il compositore statunitense Justin Hurwitz abbia deciso di utilizzare proprio questo per realizzare la magnifica colonna sonora del film “First Man” (2018) che gli è valso un Golden Globe.

Dal 1972, le missioni sulla Luna sono ormai un lontano ricordo, anche se quasi certamente nel giro di qualche anno potremo assistere a un nuovo sbarco sul nostro satellite naturale, come la NASA lascia ben sperare.
Oggi gli astronauti che partono per lo Spazio non hanno più la Luna come destinazione, ma la Stazione Spaziale Internazionale, quel bellissimo avamposto umano che orbita intorno al nostro pianeta a 28.000 Km all'ora a una quota di circa 400 Km e, se parliamo di musica nello Spazio, non possiamo di certo dimenticarci di Chris Hadfield, astronauta canadese, classe 1959 che nel 2015 pubblicò un intero album registrato a bordo della ISS dal titolo “Space Sessions: Songs From a Tin Can” realizzando anche una bellissima cover con tanto di video di “Space Oddity” di David Bowie che subito divenne virale su YouTube.

A bordo della Stazione Spaziale Internazionale sono stati suonati nel corso degli anni diversi strumenti, fra cui addirittura una cornamusa e un didgeridoo, e poiché sono molti gli astronauti a saper suonare qualche strumento, al punto da aver formato anche una band interamente composta da astronauti. A bordo della ISS vengono spesso portati e messi a disposizione di chiunque abbia voglia di utilizzarli degli strumenti musicali, come la chitarra Larrivée P-01 utilizzata appunto da Chris Hadfield.

La musica nello Spazio: chiediamolo a un astronauta

Se vi siete mai chiesti quanto possa costare portare una chitarra nello Spazio e perché è necessario farlo ho recentemente pubblicato un articolo su “Spazio Magazine”, una delle principali riviste italiane di divulgazione astronomica e astronautica, in cui racconto entrando più nel dettaglio quello che ho spiegato qui.
Ho avuto modo, negli ultimi anni, di incontrare diversi astronauti italiani e parlare con loro dell'importanza che può avere la musica quando ci si trova nello Spazio per sei mesi o più, che sia questa suonata con gli strumenti musicali presenti a bordo o magari ascoltata con le cuffiette durante i periodi di esercizio fisico obbligatorio.
Luca Parmitano, attuale comandante della Stazione Spaziale Internazionale, ha addirittura realizzato un DJ Set in collegamento diretto dallo Spazio per il World Club Dome di Ibiza diventando il primo DJ spaziale.

Tornando alle missioni Apollo, ho avuto modo di incontrare recentemente il Colonnello Alfred Worden, pilota del Modulo di Comando della missione Apollo 15, in Italia per una serie di eventi e conferenze. Era a Milano il 5 ottobre per l'inaugurazione della mostra “La Luna. E poi?” alla Fabbrica del Vapore, evento poco pubblicizzato purtroppo e, se da una parte mi dispiace per tutte quelle persone che se lo sono perso, dall'altra sono felice perché proprio il fatto di essere in pochi quel giorno ci ha permesso di avere il Colonnello Worden a nostra totale disposizione.

La musica nello Spazio: chiediamolo a un astronauta

Parlarci qualche minuto dà l'impressione di conoscerlo da una vita. Lui con quel tono di voce unico, con quella sua risata contagiosa. Lui, un americano come tanti, cresciuto nelle campagne del Michigan, ma che da lì è riuscito ad arrivare fin sulla Luna.
Lo incontro al bar, sta fumando una sigaretta seduto a un tavolino e mi chiedo se la gente che gli passa ignara di fronte sappia che viaggio che ha affrontato questo nonnino di 87 anni nel 1971. Sta firmando un autografo, poi si alza, entra nell'edificio pronto per inaugurare la mostra. Ci saranno trenta o quaranta persone. Ora è davanti alla ricostruzione in scala 1:1 del Modulo di Comando dell'Apollo 11 accolto dagli applausi della gente.
È stupito di vedere una replica così ben realizzata e pensare che l'Apollo Guidance Computer installato all'interno funziona esattamente con lo stesso software con cui funzionava l'originale.
Ci racconta un po' della sua esperienza sulla Luna. Parliamo di un signore che ha passato tre giorni a orbitare intorno al nostro satellite naturale per 75 volte, ma che ha servito la sua Patria anche durante la guerra come pilota di aerei dell'USAF (United States Air Force), un uomo con tre lauree e due Guinness World Records, uno per aver eseguito la prima attività extraveicolare nello Spazio profondo e l'altro per essere stato l'uomo più isolato della storia, quando si trovava nella faccia nascosta della Luna e tutte le comunicazioni con la Terra venivano interrotte. “Non sono mai stato meglio!” ci dice, accennando anche al fatto che i suoi due compagni di missione James Irwin e David Scott non erano affatto suoi amici, specialmente quest'ultimo.

È disponibile a rispondere a qualsiasi domanda del piccolo pubblico presente in sala e molto cordiale con chi lo ferma per una foto o un autografo.
Se ne sta in piedi davanti a una roccia lunare che è stata gentilmente concessa dalla NASA per questa mostra. Si tratta di un frammento di 109 grammi del campione denominato “15058,188 (024)” che pesa 2.672 grammi e che è stato raccolto da James Irwin durante la missione a cui partecipò lo stesso Worden. Ha più di tre miliardi di anni ed è inglobato in una piramide di lucite trasparente che permette di ammirarlo e fotografarlo da ogni angolazione.

Mi avvicino e, sapendo che il redattore della rivista per cui ho scritto è suo amico, parlo a Worden del mio articolo sulla musica nello Spazio e gli chiedo quale pensa che debba essere il ruolo della musica quando ci si trova così lontani dal nostro Pianeta.
Inizialmente mi risponde dicendo che la musica non ha niente a che vedere con lo Spazio, ma poi gli faccio notare che per i viaggi lunghi, che siano verso la Luna o magari verso Marte, è importante avere modo di ascoltare musica o suonare qualche strumento ed è a questo punto che mi confessa che anche loro durante il viaggio si portavano dei piccoli registratori per poter ascoltare musica. Mi racconta anche di quando, appena i suoi due compagni di missione stavano risalendo dalla superficie lunare per agganciarsi con lui che si trovava in orbita, Worden fece partire della musica a tutto volume. Non una musica qualsiasi, ma l'inno delle Forze Aeree Statunitensi, dato che tutti e tre i membri della missione ne avevano fatto parte e questa fu la sua maniera per ricordarglielo.

Penso sia importante, in un'epoca in cui i viaggi spaziali stanno quasi più in mano alle agenzie private che quelle pubbliche, in un periodo in cui il turismo spaziale sta diventando sempre più una realtà piuttosto che un'idea fantascientifica come sarebbe stata vista pochi anni fa, sapere che anche nello Spazio potremo ascoltare la musica che ci piace, e chissà se qualche futuro musicista spaziale non possa trarre ispirazione per una nuova composizione dopo aver ammirato la Terra sorgere dalla Luna come la videro per la prima volta gli astronauti dell'Apollo 8 Bill Anders, Frank Borman e Jim Lovell.
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