Nel settore della musica in streaming, Spotify è uno dei maggiori riferimenti in assoluto. Tra i punti di forza del servizio spicca la capacità di sottoporre all’utente nuova musica in modo intelligente, basando le proposte sugli ascolti precedenti e, in teoria, sulle preferenze dell’ascoltatore.
Spotify è in continua ricerca di miglioramento per l’algoritmo alla base di questo processo e, tra i numerosi brevetti che l’azienda spiega di aver presentato, ne spicca uno in particolare.
Il nome del brevetto è “Identification of taste attributes from an audio signal”, letteralmente “Identificazione degli attributi di gusto da un segnale audio” e promette di modificare l’esperienza d’ascolto sulla base dell’umore e delle condizioni in cui l’utente si trova, letteralmente ascoltandolo attraverso il microfono dello smartphone, tra le altre cose.
Il software capterebbe quindi l’audio circostante per imparare a riconoscere fattori ambientali, situazioni in cui l’utente si trova, l’inflessione stessa della sua voce per percepirne lo stato d’animo e la predisposizione all’ascolto di determinati brani, richiamando modalità precise tra cui “party, piccolo gruppo, concentrazione, da solo”.
Spotify ha avanzato la richiesta di brevetto nel 2018 e, nel gennaio 2021, la domanda ha avuto accoglimento.
Una tale prospettiva, naturalmente, smuove delle preoccupazioni circa il rispetto della privacy. Spotify assicura che, qualora la tecnologia dovesse trovare applicazione pratica, il tutto si svolgerebbe nel rispetto della riservatezza dell’utente. Al momento non è possibile conoscere maggiori dettagli a riguardo e Spotify stessa, contattata da Pitchfork, si limita a sottolineare: “Abbiamo depositato domande di brevetti per centinaia di invenzioni e presentiamo regolarmente nuove domande. Alcuni di questi brevetti diventano parte di prodotti futuri, mentre altri no. La nostra ambizione è creare la migliore esperienza audio disponibile, ma al momento non abbiamo notizie da condividere”. |