"Interfulgent", il capolavoro definitivo di Corrado Rustici
di Filippo Bertipaglia [user #46004] - pubblicato il 27 febbraio 2021 ore 10:00
Attraverso dieci tracce di eccezionale spessore ed equilibrio formale il disco coniuga alla perfezione, come mai prima nella discografia del chitarrista partenopeo, le sonorità solitamente attribuite alla musica d'intrattenimento parimenti a contenuti musicali di rara dinamica espressiva.
Non sappiamo quale percorso stia tracciando la mente di Corrado Rustici, foriera di eventi sonori provenienti da dimensioni parallele. Ma si tratta sicuramente di qualcosa di nuovo. Ogni gradino della sua discografia solista costruisce nel tempo una scala verso l'ignoto. Una scala che si plasma sempre più con la personalità profondamente meditativa e spirituale del musicista “nato italiano, cresciuto nel mondo e nutrito dal cosmo” che allo stesso tempoè a stretto e continuo contatto con tutte le novità che lo sviluppo tecnologico offre. “Interfulgent” infatti coniuga alla perfezione, come mai prima nella discografia del chitarrista partenopeo, le sonorità solitamente attribuite alla musica d'intrattenimento parimenti a contenuti musicali di rara dinamica espressiva.
Il timbro scuro e intangibile dello strumento di Corrado, ormai svincolato da qualsiasi paragone con il resto del mondo chitarristico, ci accompagna in dieci tracce di eccezionale spessore ed equilibrio formale. Ascoltando quest'opera difficilmente si potrà negare una sensazione di trasporto verso il futuro. Le sonorità elettroniche sono parte specificatamente attiva nel coinvolgimento percettivo sensoriale dell'ascoltatore: bassi preponderanti che si appoggiano su ritmi di implacabili drum machine, cori sintetici, vocoder, synth filtrati, processori dalle più variegate caratteristiche. Su questo oceano sonico contemporaneo si erge protagonista assoluta la chitarra. Si passa da geometrie frasistiche di ardua codificazione e abbagliante velocità sino ad approdare a temi di largo respiro e chiara melodia di matrice italiana.
Fondamentale l'apporto sonoro offerto dalle tastiere di Alex Argento, figura di spicco mondiale in campo prog metal/fusion. Ciò che è importante sottolineare è la precisone che è stata adoperata nel fine cesello dell'arrangiamento. Ogni ascolto rivela nuovi particolari, che contribuiscono a una massa sonora di preziosa consistenza tridimensionale. Pur essendo un lavoro fortemente riflessivo nel messaggio esplicato attraverso la musica prodotta, il virtuosismo di Corrado è giunto a livelli quasi esoterici.
L'opening “Halo Drive” ad esempio, crocevia sonoro intriso di stilemi progressive contemporaneo e ritmiche jungle, catalizza completamente l'attenzione dell'ascoltatore per il suo viaggio tortuoso nell'esposizione melodica dell'iperattivo tema. Ma ogni brano è intriso di fraseggi supersonici, che lontani dall'essere sterile esercizio motorio, sono anzi parte integrante e ragionata del contenuto esperienziale accumulato da Rustici in quasi 50 anni di esperienze musicali che esplica peculiarmente attraverso questa modalità espressiva.
Come sempre nella musica del chitarrista napoletano la velocità di fraseggi outside viene controbilanciata dall'espressività lirica che, ben presente nella dimensione dei soli, è perlopiù disarmante nella drammaticità di alcuni temi strappalacrime come “Anna”, “Khetwadi Lane” e “G. on a Sunny Day”. Accorato l'omaggio ad Allan Holdsworth proposto nel brano “The Man From Yorkshire”. Il geniale chitarrista inglese, scomparso nel 2017, è stato sicuramente una figura fondamentale nella costruzione del linguaggio personale di Corrado. Da Thomas Newman a Skrjabin, gli elementi costitutivi influenti nel “sound Rustici” sono tanti, ma filtrati da una personalissima visione d'insieme che trascende i singoli riferimenti, che va al di là del semplice codice sonoro per fornire invece rappresentazioni simboliche delle emozioni umane. Questo disco più di ogni altro è la definizione del concetto di Transmoderno. Imperdibile.