di enricosesselego [user #28271] - pubblicato il 18 marzo 2021 ore 14:00
Oggi parliamo di semiografia musicale, la scienza che studia il linguaggio dei segni e la simbologia della trascrizione musicale. A noi chitarristi questo può decisamente interessare perché l’ambito della semiografia musicale è anche quello delle tab, le nostre adorate intavolature con simboli e numeretti.
Come avrete intuito, in questa lezione parleremo di studio e – per una volta – di studio vero e proprio, non di registrazione!
Nello specifico, mi piacerebbe fare qualche riflessione su come l’evoluzione del fraseggio chitarristico elettrico, iniziata con Van Halen alla fine degli anni ’70, abbia condizionato le esigenze di scrittura e notazione musicale.
Tutto è partito da un un percorso di studio nell’ ambito della Musica Elettronica, da me affrontato presso il Conservatorio di Cagliari.
Questo contemplava una classe di Semiografia, curata dal docente Christian Cassinelli, con un programma circoscritto alla musica del ‘900 che - con mia grande sorpresa e piacere - si apriva su alcuni accenni a celebri chitarristi elettrici, Steve Vai in primis.
Ma procediamo con ordine. Il corso di Semiografia partiva dall’ analisi monografica dei più grossi esponenti del linguaggio contemporaneo colto.
Esponenti di rilievo che venivano dunque analizzati non tanto per il valore delle loro composizioni ma per le soluzioni da loro trovate per trascriverle ad utilizzo di vere e proprie performance orchestrali. Da questa premessa, Casinelli apriva una digressione per accennare a come la semiografia non fosse solo riconducibile ad ambienti colti e poneva l'attenzione sulle grandi innovazioni realizzate in ambito di trascrizione chitarristica.
Da qui le mie riflessioni.
Queste innovazioni partono proprio tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta, con l’introduzione di nuovi dispositivi chitarristici: su tutti utilizzo della leva e tapping, elementi che per noi, oggi, sono imprescindibili nella sintassi del chitarrismo moderno.
Il focus va su Steve Vai perché, anche grazie alle trascrizioni dei suoi primi album realizzate di suo pugno, il linguaggio scritto per la chitarra -semiografico appunto- si è sensibilmente evoluto.
Le innovazioni portate da Vai alla notazione musicale per chitarra elettrica hanno contribuito ad aprire un nuovo mercato per un preciso tipo di musica stampata quella per chitarra con le intavolature. Un mercato alimentato dalla grande popolarità che la musica a indirizzo chitarristico aveva in quegli anni e che resterà fiorente per tutti gli anni ’90, fino all’ era di internet;
Le intuizioni di trascrizione di Steve Vai, hanno favorito la standardizzazione di un metodo di trascrizione valido ed omnicompresivo poi spendibile su tutti i grandi chitarristi elettrici contemporanei e successivi: da Tom Morello a Joe Satriani.
Sicuramente la formazione rigorosa di Steve Vai, prima come studente della Berklee e poi come musicista alla corte di Frank Zappa, ne hanno favorito un approccio
fortemente “imbrigliato” nel discorso partitura: è un errore di prospettiva pensare che lui sia un chitarrista dalla forte connotazione improvvisativa e libera sul tempo, alla stregua di ciò che per esempio è Eddie Van Halen.
L'impronta sanguigna c’è tutta: non mi si fraintenda! Ma la figurazione ritmica dei suoi assolo è imprescindibilmente legata alla partitura. Steve Vai, inoltre – e lo dico grazie alla mia esperienza personale al suo fianco- è un grande amante delle note scritte e della bellezza delle partiture estese di tutti gli strumenti.
C’ è altra considerazione da fare legata alla notazione musicale per chitarra elettrica; alcuni elementi dell’effettistica entrano a pieni titoli, da quegli anni in poi, nella semiografia moderna. Cito i più importanti: il whammy ed il delay, le cui performance vengono trascritte su partitura perché, in talune esecuzioni, rivestono un ruolo decisivo nell’arrangiamento di un pezzo o nello sviluppo ritmico melodi di un assolo.
Una considerazione finale. L’ intavolatura ci permette di “vedere” agevolmente le note sul manico e ci indica la diteggiatura, anche se ricordo alcuni errori epocali in alcuni libri di trascrizione ufficiali. Ma è solo nello spartito, o comunque nella lettura parallela di spartito ed intavolatura, che la profondità e piena espressione di quelle note trova giustizia ed esprime il massimo splendore.