Preset: non sono buoni o li stai utilizzando male?
di redazione [user #116] - pubblicato il 02 luglio 2021 ore 13:30
Quando si acquista una qualunque macchina digitale o software dedicato alla creazione di suoni per chitarra, questo è popolato da preset: suoni preconfezionati e finiti che consentono tanto un'ottima base di partenza per scolpire un proprio suono, tanto la possibilità di avere uno strumento immediatamente spendibile all'interno del proprio repertorio o attività musicale, ma bisogna approcciarli nel modo giusto.
Spesso i Preset hanno nomi evocativi che sintetizzano gli scenari sonori o gli artisti di cui ripropongono il sound: facile, per esempio, che un preset chiamato “Paradise City” scomodi timbri di Marshall imballati come quelli che Slash ha spremuto in album memorabili.
Ma quali sono le aspettative che un produttore di preset ha nei confronti dell’utilizzatore?
Fornirgli una suggestione che animi liberamente la sua creatività? Oppure passargli un suono con l'idea che il fruitore finale vi accosti una chitarra, un playing e un approccio coerente?
E viceversa, chi acquista dei Preset con che attitudine dovrebbe affrontarli per trarne il meglio? Quali devono essere le attenzioni da mettere in gioco perché il Preset che si utilizza esprima a pieno il suo potenziale sonoro?
Ne parliamo con Livio e Angelo di Choptones, azienda italiana attiva a livello internazionale per Impulse Response, Preset e Simulazioni progettate per le principali macchine digitali in commercio.
Livio:“Io individuerei due scenari in base all'obiettivo che ha il cliente/chitarrista che si approccia al digitale. Il primo è quello di un chitarrista che vuole divertirsi: scarica il Preset in cui tutto è settato e può suonare senza pensieri. È questo il caso proprio del preset appena ipotizzato, “Paradise City”: si impacchetta un suono che simula quello di Slash piuttosto che dei Police o di altri artisti Iconici."
Angelo:“Però, in questo caso, il mio suggerimento è di sfruttare le tante video demo dei vari preset: guardarle e ascoltarle. Capire se i suoni evocati sono quelli del mondo sonoro che si cerca. E dare peso anche alla chitarra con cui una demo è fatta.
Per esempio, un chitarrista che usa single coil, nel momento in cui si approccia a un prodotto di cui ha visto una demo realizzata con una chitarra con humbucker, dovrebbe già capire che la resa finale, nel suo caso, potrebbe essere diversa. A certi livelli, quindi, devono esserci delle skill chitarristiche di base ben sviluppate nell'acquirente.
Può sembrare banale ma non si può acquistare un preset pensando che sia tutto lì dentro, perché ovviamente lo strumento gioca un ruolo magari non fondamentale ma importante soprattutto nella tipologia e configurazione di pickup."
Livio:“Il secondo scenario, invece, è quello del professionista, dell'appassionato dell'analogico o del produttore che anziché il preset cerca un prodotto analogico totalmente digitalizzato, come i pacchetti Kemper, le IR, dove noi - con un approccio molto più scientifico che artistico - andiamo a riprodurre questo gear analogico. In conclusione è tutto legato a ciò che il cliente e chitarrista vuole: se vuole un approccio plug and play i Preset, se avvicinati con la giusta consapevolezza, ti permettono di trovarti pronti sulla pedaliera o sulla macchina che utilizzi suoni già funzionali e calibrati per affrontare senza pensieri una prova o una serata. Viceversa, se si ha un approccio estremamente metodico meglio rivolgersi a dei pacchetti di suoni o IR."
Angelo: “In ogni caso, nel nostro approccio, tanto nei preset che nei vari profili Kemper piuttosto che IR, il denominatore comune è fornire all’utilizzatore una visualizzazione digitale di quello che è il rig in analogico. Nonostante noi si proponga anche qualche preset più fantasioso o esoterico, tutto il catalogo è sempre improntato alla fedeltà dei suoni, nel senso che rispettiamo in modo molto preciso quella che sarebbe stata nella realtà una catena con il determinato ampli e con il determinato pedale."