di Fabio Cormio [user #50760] - pubblicato il 16 febbraio 2022 ore 15:30
Della chitarra ci affascina anche la dimensione di “illimitata indefinitezza” in cui ci proietta. Voglio dire, mentre coviamo l’insopprimibile desiderio di questo o quello strumento, mentre suggiamo da Youtube video comparativi di overdrive progettati per svoltarci la vita o di combo da 1W evidentemente pensati per darci quel suono lì ma proprio quello, ecco in quei momenti siamo attraversati da una sorta di corrente elettrica ad alto voltaggio, quel tipo di tensione che rende febbrili i pomeriggi dei bambini di sei anni dalla metà di dicembre fino alla mattina del 25.
In quei momenti tutto può essere, tutto può accadere. Come l’aeroplanino giocattolo che, almeno nello spot tv, vola davvero, anche quella chitarra tra le nostre mani potrebbe far cambiare dimensione al nostro playing e, in definitiva, alla nostra esistenza. Ecco, i bambini e i giocattoli: tra noi e il gearc’è spesso quel rapporto lì. Vedo tuttora pacati professionisti cinquantenni, avvezzi nel quotidiano ad approvare budget imponenti o a gestire flussi di cassa a sette zeri, doversi allentare la cravatta perché hanno comprato su Thomann un pedale da euro 39 e ne attendono inquieti la consegna. Di un caro amico, mite e controllato, ricordo il volto trasfigurato di collera perché non era riuscito ad aggiudicarsi su un sito di annunci un piccolo valvolare cinese. Chissà cosa ci prende in quei momenti, e dire che ne abbiamo viste parecchie, abbiamo passato decenni a comprare, a rivendere, a sentirci a volte scafati affaristi dell’internet e altre volte ingenui, turlupinati babbei.
Eppure la frenesia non ci molla, magari sembrava spenta ma poi eccola tornare a mordere a distanza di anni, con il suo carico di ammaliante potenzialità: e se davvero quella made in Japan tra le nostre mani fosse come la spada di Godric Grifondoro, anzi, come una katana di Hattori Hanzo? Mai che ci poniamo seriamente la domanda: non è che il tizio la vende perché non è tutta ’sta meraviglia? No, questa considerazione non la facciamo perché di magico non ha assolutamente nulla. E noi siamo adulti, sì, ma solo sulla carta d’identità.