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Usato: abbiamo perso la ragione?
Usato: abbiamo perso la ragione?
di [user #50760] - pubblicato il

Da qualche tempo, comprando una chitarra o un ampli di seconda mano si risparmia poco o nulla. E adesso come si fa?
Salvo eccezioni, da qualche tempo il magico segreto del mondo della chitarra è svanito con un puff, come un ninja in un anime anni '80. Storicamente, è sempre stato sensato aspettarsi di pagare uno strumento a un prezzo non superiore al 50-60% del nuovo. Una figata e non solo per il prezzo. Facciamo il raffronto con - per esempio - il mercato dell’auto. Pensateci, quando compriamo un’auto usata abbiamo mille pensieri riguardanti difetti più o meno visibili (ovvio, quelli può averli anche una chitarra, ma è un po’ più raro che siano assolutamente occulti), a come la vettura è stata tenuta e, per acquistarla, dobbiamo pagare un salato passaggio di proprietà, salato a prescindere dal valore dell’auto, perché calcolato sulla potenza del motore. A quel punto saremo proprietari di un bene che continuerà a svalutarsi man mano che il tempo passa, dovremo comunque pagare assicurazione, bollo e una manutenzione costosa… e alla fine lo rivenderemo a un prezzo ormai minimo o lo rottameremo (ok, le auto d’epoca fanno eccezione ma rispondono a logiche differenti).
Il “magico segreto” consisteva, dunque, anche nel sapere che acquistando una chitarra usata avremmo potuto in futuro rivenderla allo stesso prezzo o persino a un prezzo lievemente più alto. Cioè compro una Stratocaster usata a - mettiamo - mille euro, la tratto con cura, me la godo dieci anni e poi la rivendo agli stessi mille o persino a qualcosa di più.

Usato: abbiamo perso la ragione?

A un certo punto il meccanismo si è inceppato. A gettare la sabbia su un ingranaggio ben oliato non sono stati, come invece si dice spesso, i piccoli speculatori da strapazzo: del resto, quelli che una mattina si alzano e decidono di contrabbandare la loro Strat (o RG, o Les Paul, o quello che volete) in quanto speciale, leggera&risonante™ o altre amenità simili, ecco quelli là, i furbetti, convinti che a parte loro al mondo esistono solo babbei, ci sono sempre stati. La differenza è che ieri le loro pretese erano assurde e generalmente venivano ignorati per il semplice fatto di essere fuori mercato. Oggi, fuori mercato non lo sono più, perché tutti chiedono tanto, troppo.
Già dall’inizio dell’era covid, e poi drammaticamente nell’ultimo anno, i costruttori di chitarre, ampli ed effetti (esattamente come i costruttori di qualsiasi altro bene e in particolare di dispositivi elettronici) hanno enormi problemi nel reperire le materie prime. Ne abbiamo parlato recentemente qui riguardo alle valvole russe. Questo non significa solo che i prezzi del nuovo si sono rapidamente alzati, ma anche che per le aziende è diventato difficile rispondere alla domanda del mercato.

Gli strumenti non arrivano nei negozi, o ci arrivano dopo mesi dall’acquisto, con ritardi ormai sistematici e senza la possibilità, per il negoziante, di prevedere con ragionevole precisione le tempistiche di consegna. Chiaro che anche chi è abituato a comprare il nuovo si è rivolto all’usato. La legge della domanda e dell’offerta è vecchia come il mondo ed è questo a determinare il tilt cui stiamo assistendo.
A peggiorare il tutto è il fatto che, a questo punto, i furbetti di cui sopra si sentono legittimati a sparare ancora più in alto, alimentando il meccanismo perverso che a febbraio 2020 fece sparire la farina e l’olio di mais dagli scaffali degli ipermercati.

E voi, cari Accordiani, che ne pensate? Che esperienze state avendo con il nuovo e con l'usato? Pensate che questo "tilt" sia un fenomeno temporaneo o dovremo abituarci?
chitarre elettriche curiosità
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Addio alle valvole russe
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