Qui, mentre scrivo, mi chiedo se l’espressione “guitar hero” abbia per voi la stessa accezione che ha per me. Perché per me, e questo sarà chiaro leggendo le prossime righe, un guitar hero non è necessariamente un virtuoso, spesso non lo è affatto. Né quello che vi propongo sarà necessariamente un elenco di autori di parti di chitarra particolarmente originali o rivoluzionarie. E nemmeno intendo rifugiarmi nel luogo comune (per quanto non certo vuoto di senso) del chitarrista che fa cose funzionali al brano. No, io parlerò, sic et simpliciter, dei chitarristi che per me hanno significato di più. Non i migliori, i più bravi, i più veloci, i più preparati, i più dotti, ma quelli che a me fanno drizzare i peli sulle braccia, ancora e ancora, dopo tanti anni di ascolto.
Vedete, stilare una top ten è un azzardo sempre, figuriamoci su Accordo, che ha un pubblico preparatissimo, colto, spesso onnivoro. Ma lo faccio lo stesso per stimolare i vostri commenti e per chiedervi di provare a proporre voi una vostra personalissima classifica. Concludo queste righe di maniavantismo anticipandovi che i chitarristi citati sono, giocoforza, chitarristi che io ascolto. Cioè evidentemente fanno tipi di musica che io apprezzo. Non troverete perciò alcun rappresentante di generi fondativi come il jazz, la classica o la fusion, per il semplice motivo che non fanno parte del mio bagaglio.
Comincio con un elenco che non ha alcuna pretesa di esaustività. Si tratta di trenta chitarristi che non ho inserito nella top ten ma che per me sono particolarmente significativi. Eccoli, in ordine alfabetico: Duane Allman, Jeff Beck, Chuck Berry, Eric Clapton, Robert Cray, Gary Davis, Steve Gaines, David Gilmour, Kirk Hammett, George Harrison, Warren Haynes, Son House, Robert Johnson, Albert Lee, Steve Lukather, Johnny Marr, Brian May, Roger McGuinn, Roberto Murolo, Dave Murray, Dave Mustaine, Keith Richards, Nile Rodgers, Gary Rossington, Steve Rothery, Charlie Starr, Andy Summers, Steve Vai, Dave Van Ronk, Eddie Van Halen.
Ma veniamo finalmente alla Top10.
10) Merle Travis: la grandezza di far sembrare tutto semplice. Precisione e attitudine straordinarie.
9) Marty Friedman: l'unico virtuoso in senso stretto di questa top ten. Emozionale, profondo, tecnicamente mostruoso.
8) John Fogerty: graffiante, orecchiabile, mai banale. Ha portato il country in territory nuovi.
7) John Frusciante: gusto, invenzione, ha organizzato il matrimonio perfetto tra funk e rock.
6) James Hetfield: granitica solidità ritmica. Nessuno come lui ha saputo, negli anni '80, rispettare un genere e allargarne i confini, diventando un riferimento per tutti.
5) Roy Clark: strabiliante intrattenitore, polistrumentista di un altro pianeta. Quasi sconosciuto in Italia, un pater patriae oltreoceano.
4) Mark Knopfler: il cacciatore di sfumature. La purezza del suo suono, la dolcezza del suo tocco, la straordinaria intensità dei suoi lick. Amabile.
3) Ry Cooder: un talento poliedrico e sconfinato. Non solo slide, non solo blues. Sembra che la musica degli ultimi del mondo gli scorra dentro come linfa vitale.
2) Jimi Hendrix: colui che ha cambiato ogni cosa. Sembrò asfaltare tutto e tutti, in realtà accese una fiamma che non ha ancora smesso di ardere.
1) Malcolm e Angus Young: non avrebbe davvero senso citare solo uno dei due. È proprio la loro complementarità ad aver creato la leggenda dei fratelli australiani: un monolite blues, una pulsazione inarrestabile, un graffio selvaggio. Il suono e l'attitudine del rock'n'roll: copiati ovunque, da chiunque, gli Young restano inimitabili.
È arrivato il momento di prendere il coraggio a due mani e proporre le vostre Top10: non vedo l’ora di leggerle! |